C’è ancora tutto il mese di gennaio per immergersi nello spartito senza tempo di Oscar Contreras Rojas (1986, Toluca, Messico). Il pittore messicano, di stanza a Firenze, è in mostra presso Artcurial con “Opalescenze”, la sua prima personale meneghina, a cura di Erica Roccella e Luca Zuccala.
L’esposizione offre uno spaccato completo della produzione più recente dell’artista messicano di stanza a Firenze. Le oltre venti opere inedite di Contreras Rojas sono state concepite appositamente per le sale di Palazzo Crespi. Il pittore, attraverso lo sguardo dei due curatori, ha creato una dimensione parallela, immersiva e atemporale, grazie alla narrazione ad olio che rifulge di quelle “Opalescenze” che danno il titolo alla mostra. Per oltre un mese la sede della casa d’aste parigina si trasformerà in un vero e proprio universo a sé stante, saturo della potenza onirica del colore scaturito dalle sue tele.
Questa patina “opalescente”, lattea e indefinibile, è uno degli elementi fondanti della sua poetica. Lo si scorge manifestamente in mostra, in cui il visitatore è travolto da un vortice di pittura. Una poetica pregna di cultura e di storia, sedimentate sulla tela e indagate nelle ricerche dell’artista tra l’Italia e il Messico.
Scrivono i curatori nel testo critico: «Frammenti e riverberi, tracce e reminiscenze. Stralci di mito affogati in una retina lattea scandita dall’opalescenza di un tempo senza confini e definizioni, in cui vagano figure, campi, colli, notti, relitti, prati, pescatori, cavalieri, mari, sabbie. Un tempo onirico, tutto interiore, filtrato dalla cortina “opalescente” depositata sulla tela da Oscar.»
Concludono Roccella e Zuccala: «Nella dimensione dell’altrove balenano e appaiono le Opalescenze dell’artista messicano. Un accadimento spirituale in atti liberi, una storia composta da dettagli, brani di natura e lacerti di mito che si stagliano, liquidi, sulla superficie della tela. (…) In ogni quadro appare, graduale, un centro gravitazionale che muove la scena ed espande i toni, in un magnetico andi-rivieni tipico della Laguna veneziana – ricordo latente degli studi del pittore. Dilata la visione, Oscar, scioglie la materia e ricrea a suo modo ogni istante della natura. Impone un ordine, dà un ritmo a quei corpi che fluttuano-vagano si depositano-colano nell’animo collettivo. E poi li ricompone sulla tela, orchestra visionario nuovi universi, galassie in cui siamo risucchiati in una piacevole atarassia. Sogni traslucidi, perlacei. Mondi opalescenti, sempre interiori e in via di definizione.»