Dai fondali marini del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, tra Baia e Lucrino, il celebre mosaico a onde si rivela parte di una ampia struttura
“Una sequenza di ambienti fino ad ora ignota di cui stiamo cercando di comprendere forma e funzione”. È questa l’importanza reale della (ri)scoperta avvenuta nel mare di Bacoli, nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Il mosaico a onde, in tessere nere e rosa su fondo bianco, fu rinvenuto per la prima volta quasi 40 anni fa, diventando anche una delle icone del Parco. Poi – si legge in un post Facebook del parco – “le variazioni del fondale, con la scomparsa della posidonia e l’aumento dei livelli di sabbia, ne hanno fatto pian piano perdere le tracce. Diventando un tesoro scomparso per tutti coloro che frequentano e lavorano nel Parco”. Il tutto collocato presso il famoso “Portus Julius”, sommerso nel mare tra Baia e Lucrino.
Ora si è scoperto che lo straordinario mosaico apparteneva ad una “terma”, costituita di almeno altri venti vani. E che pian piano sta mostrando i profili delle sue murature, emergenti dal fondale sabbioso. “Le ricerche condotte da ormai un biennio su questo straordinario sito ci hanno portato a riscoprirlo”, si legge ancora nella nota del Parco Archeologico più grande del Mediterraneo. “Siamo di fronte alle prime costruzioni volute a Agrippa?”. Stanze che vengono descritte come dall’architettura “non banale“, circolari o con numerose absidi. Alcune rivestite di tubuli per l’aria calda, altre decorate con colonne.