In mostra a Parigi, alla galleria Ketabi Bourdet, gli arredi di Philippe Starck ispirati dalla fantascienza di Philip Dick e fotografati da Tom Vack
Philippe Starck e Tom Vack duettano in una retrospettiva allestita alla Galleria Ketabi Bourdet, a Parigi. Protagonista la produzione del designer progettata negli anni Ottanta circa 60 pezzi e ispirata dal romanzo Ubik di Philip Dick, guru dei romanzi di fantascienza. Accompagnano gli arredi le immagini di Vack, originario di Chicago e ora attivo tra Italia e Germania. Starck, instancabile designer di una lunga schiera di mobili e oggetti delle categorie più disparate – dagli spazzolini da denti ai razzi – conquistato dalle intuizioni futuriste dello scrittore americano (“Mi affascina per la sua intuizione molto reale della realtà”) e in particolare dal romanzo sopra citato, ha tratto dalla narrazione i nomi per le sue creazioni, a volta modificandoli leggermente.
Per esempio Joe Chip è diventato Joe Ship e Sammy Mundo è Lola Mundo. Altri sono ancora più enigmatici, come Mickville, Stanton Mick, Wendy Wright, Titos Apostos… (Starck ha disegnato anche gli arredi per il film Total Recall, di Paul Verhoeven, del 1990, tratto dal romanzo di Dick). Le nove stampe analogiche di Tom Vack in mostra ritraggono 23 arredi, quasi tutti di Starck, fotografati alla fine degli Anni ’80, tra Italia, Germania e Francia. Le fotografie, che fanno parte della collezione Vintage Prints, devono la loro luminosità all’argento nell’emulsione della carta e sono state stampate personalmente dal fotografo tra il 1987 e il 1989.
Vack, attivo tra Italia e Germania, ha collaborato per più di dieci anni con il designer francese, in qualità di suo fotografo personale, ed è oggi considerato il più grande interprete di arredi del XX secolo. “Ho fotografato questi oggetti sia a colori sia in bianco e nero, ma poiché sentivo che il lavoro di Starck aveva qualcosa in comune con Jules Vernes, come sospeso tra passato e futuro, ho pensato che il bianco&nero fosse il modo giusto”. Vack ha ora avviato un percorso parallelo alla fotografia di design e architettura creando una collezione di immagini FineArt intitolata “OPenEYE Art Project”. L’esposizione sarà aperta fino al 18 febbraio e sarà seguita dalla pubblicazione di un libro.