È appena stata svelata in diretta su Rai1, nell’ambito dell’evento televisivo esclusivo “Binario 21” condotto da Fabio Fazio, la nuova opera al neon dell’artista Marcello Maloberti realizzata in collaborazione con la Senatirce a vita Liliana Segre per la Giornata della Memoria INVITAMI NOTTE A IMMAGINARE LE STELLE, progettata per rimanere per un anno (e forse in modo permanente) sulla facciata esterna del Memoriale della Shoah della Stazione Centrale del capoluogo lombardo, noto anche come Binario 21. Il progetto di arte pubblica è nato dalla collaborazione tra il Memoriale della Shoah di Milano e la Rai ed è stato donato dall’artista insieme alla Galleria Raffaella Cortese di Milano al Museo.
La scritta che costituisce l’opera fa parte delle iconiche MARTELLATE di Marcello Maloberti e, si legge nel comunicato stampa, «ricalca la grafia di Liliana Segre, invitata dall’artista a trascrivere un messaggio di forza e speranza; un’immagine poetica sospesa che apre un dialogo con la storia e invita lo spettatore a immaginare sempre futuri possibili. Le parole diventano il portale d’accesso, la soglia da superare per accedere agli spazi bui e immersivi del Binario 21, avvolgendo e accompagnando l’esperienza del visitatore. Attraverso l’atto poetico dell’artista viene cucito il rapporto con il museo, la città di Milano e i suoi abitanti».
«Lo spazio del Memoriale – ha ricordato il museo – è parte di un’estesa area di manovra realizzata in origine per i vagoni postali, che comprende 24 binari paralleli. Gli spazi interni si articolano su due livelli: piano terra e rialzato (circa 6mila mq) e piano interrato (circa mille mq). Da qui, fra il 1943 e il 1945 partirono 20 convogli RSHA: carri bestiame sui quali furono stipati migliaia di prigionieri». È proprio quel luogo che il 30 gennaio 1944 partì il treno che deportò l’allora tredicenne Senatrice a vita e altre 604 persone al campo di sterminio di Auschwitz, di cui solo ventidue sopravvissero. Durante lo speciale appena andato in onda Liliana Segre ha ripercorso in diretta, accompagnata da materiali fotografici, stampa e video dell’epoca quella giornata e quel tragico periodo storico per mantenerne viva la memoria collettiva.
Abbiamo incontrato Marcello Maloberti per farci raccontare il progetto.
SC: Com’è nato questo progetto?
MM: «Lo scorso aprile ho inaugurato alla Triennale di Milano la mia personale “Martellate” a cura di Damiano Gullì. È stata per me una fortuna la visita di Fabio Fazio alla mostra. Gli era piaciuta molto e aveva trovato l’azione della parola scritta, accompagnata dalla voce di Lydia Mancinelli, attrice e musa di Carmelo Bene, del tutto radicale. Mi ha contattato in seguito per avviare una collaborazione e per celebrare insieme la Giornata della Memoria del 2023, anno in cui si commemora il 78° Anniversario della Liberazione di Auschwitz-Birkenau. Gli sembrava l’occasione giusta per dedicare una mia scritta a Liliana Segre e per ricordare questo terribile evento attraverso un atto poetico. Come afferma una delle mie Martellate: “solo la poesia cura le ferite”. Non ho esitato un secondo alla proposta, è importante più che mai che le lezioni apprese e gli orrori della Shoah rimangano impressi nella coscienza pubblica così che nulla di tutto ciò possa mai ripetersi».
SC: Che cosa ha significato per te collaborare con la Senatrice Liliana Segre? In che modo avete lavorato per la realizzazione dell’opera?
MM: «Appena ho saputo di questa collaborazione ho iniziato subito a studiare la Senatrice Liliana Segre in maniera dettagliata: sia leggendo le sue interviste che i suoi libri. Ho scoperto la sua passione per la scrittura, utilizzata come forma di espressione e di memoria, un mezzo per mantenere vivo il ricordo vissuto. Mi era rimasta impressa una sua dichiarazione in cui affermava come il guardare le stelle, quando si trovava all’interno del campo di concentramento di Auschwitz, in qualche modo le desse sollievo. Mi è sembrata un’immagine così pura e poetica che ho voluto ricrearla e dedicarla alla Senatrice per questa occasione. Ho installato sulla facciata del Memoriale di Milano, come un fregio classico, una scritta al neon bianco, lunga 14 metri, che ricalca la grafia di Liliana Segre. La frase scelta è proprio INVITAMI NOTTE A IMMAGINARE LE STELLE. Un monumento composto da parole, un atto poetico, un dono che io e la Galleria Raffaella Cortese di Milano abbiamo voluto fare al museo e alla città. La luce dell’opera illuminerà la piazza antistante e agirà come un’insegna temporale, un luogo metafisico d’incontro con il visitatore e il passante. Ispirato dalla tenacia e dagli ideali della Senatrice cerco di trascrivere un messaggio di forza e speranza che apre un dialogo con la storia e invita lo spettatore a immaginare sempre futuri possibili».
SC: Quali aspetti della tua ricerca, in particolare, sono entrati in gioco nella realizzazione di questo lavoro?
MM: «Sicuramente in questo lavoro predomina il mio rapporto con la parola e la scrittura, elementi fondamentali nella mia pratica artistica. Ultimamente sento che la poesia serve all’arte contemporanea che appare forse troppo ermetica e formale. La poesia significa generare parole non comporle. È in grado di toccare le problematiche in punta di piedi. La poesia è anima che crea atto, poetare mi dà gioia e voglia di vivere. Come dico solitamente io sono abitato dalla parola. Mi piace unire questo elemento al mio lavoro visivo e performativo. L’opera al neon presentata al Binario 21, dove resterà visibile per un anno e dove spero rimanga stabilmente, è un lavoro che vuole creare una connessione tra il museo e la città. Si posiziona come una linea d’orizzonte, un’insegna per mantenere vivo il ricordo e non dimenticare mai la tragedia dell’Olocausto. Le parole di luce creano una sospensione spirituale, un momento di incontro con lo spettatore, come affermo sempre: il pubblico è il mio corpo. La scritta luminosa crea un contrasto con gli spazi bui e immersivi del Memoriale, è come una soglia da attraversare».
SC: Quale ruolo può avere, secondo te, l’arte nella riflessione, nella testimonianza e nella tematizzazione di argomenti importanti e delicati come quelle della Shoah?
MM: «L’arte ha da sempre parlato di fatti politici e ora più che mai deve sottolineare il bisogno naturale di conservare una memoria nello spirito e nell’anima. Bisogna credere nella magia dell’arte che sa parlare di fatti drammatici e allo stesso tempo offrire la speranza di un cambiamento. Credere nella possibilità che gli uomini riescano un giorno a guardarsi in faccia senza vergognarsi l’uno dell’altro. Prendere consapevolezza che l’Uomo non può e non deve combattere contro sé stesso. Non far fare alla rosa quello che la rosa non vuole fare. Con la mia scritta INVITAMI NOTTE A IMMAGINARE LE STELLE, in cui la notte è simbolo di oscurità e metafora dell’abisso, invito proprio durante la notte, a non essere indifferenti ma a continuare a immaginare le stelle anche e soprattutto quando non si vedono».