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Il fiammifero svedese di Čechov si riaccende in un’edizione artistica di De Piante Editore

Osip Braz: Ritratto di Čechov, 1898
Osip Braz, Ritratto di Čechov, 1898
Il fuoco magico dell’intuizione e il ghiaccio solido della forma e delle regole, due elementi cosmici e primordiali che si manifestano nell’impeto della gioventù e nella tenacia della vecchiaia, sono il filo rosso de Il fiammifero svedese di Anton Čechov. O almeno è quello che si legge nella prefazione al racconto che De Piante Editore fa di una delle circa 650 storie brevi scritte dal grande autore russo.

Nel 2022 la casa editrice, specializzata in pubblicazioni ricercate e raffinate, ha infatti dato alle stampe un nuovo volume della collana BOOKè. Si tratta di libri facili da leggere e belli da collezionare. Racconti brevi, di grandi autori classici, in volumi di massimo 100 pagine con copertine di artisti contemporanei ed emergenti tra i più originali della scena artistica italiana.

La grande letteratura con copertine pop, che non trovi nella grande distribuzione o nelle librerie.

Il fiammifero svedese inizia la mattina del 6 ottobre 1885, quando il commissario di polizia si trova di fronte Psekov, un uomo tutto trafelato convinto che il proprio padrone, Mark Ivanovic Kliausov, sia morto. Kliausov, afferma Psekov, non esce infatti dalla sua camera da letto da ben sette giorni. L’ipotesi è che sia stato ucciso e che gli assassini siano penetrati dalla finestra. Il commissario raggiunge quindi l’abitazione e manda a chiamare il giudice istruttore Nikolaj Ermolaevič C̆ubikov che giunge due ore dopo con il suo assistente Djukovskij.

Arrivati i due funzionari, la porta viene finalmente fatta aprire, e quel che appare ai loro occhi è una camera in subbuglio, tra lenzuola sgualcite e bottiglie sotto al letto, ma del morto nessuna traccia. Tutti i presenti smaniano di sapere, di trovare la soluzione al mistero: che il corpo sia stato portato via dalla finestra? Ma da chi? Che ci sia stato uno scontro è chiaro, ma non ci sono appigli che portino a piste da seguire. Almeno fino a che Djukovskij, giovane ma acuto osservatore, trova un fiammifero svedese sul pavimento.

L’oggetto, al tempo un articolo di lusso, è il nodo di un mistero che tra ironia e racconto giallo si dipana con piglio umoristico verso un finale sorprendente. Una soluzione raggiunta solo grazie alla combinazione tra l’intuizione del giovane Djukovskij e il rigore del più esperto C̆ubikov.

É forse per questa compresenza di opposti che De Piante editore ha scelto per la copertina l’opera Fire on cold di Paolo Manazza. Si tratta di un dipinto neo-informale che, come dettato dalla poetica dell’artista, si compone di intense sovrapposizione cromatiche. In questo caso a dialogare sono i toni caldi e freddi del fuoco e del ghiaccio, che nella dimensione artistica trovano un modo di completarsi anzi che annullarsi. Come accade all’intuizione (fuoco) di Djukovskij e al rigore (ghiaccio) di C̆ubikov nel racconto di Čechov. Un parallelismo che si riscontra anche nella tecnica del pittore, capace di unire la forza della gestualità alle vibrazioni del colore.

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