Print Friendly and PDF

Il Crepuscolo dei Nani. Intervista a Max Papeschi e Flavia Vago

Max Papeschi, Extinction
Una intelligenza artificiale, la colonna sonora di Fabrizio Campanelli e molti libri a ispirare il primo capitolo di “Extincion”, l’ultimo progetto di Max Papeschi con Flavia Vago, alla Fondazione Stelline di Milano

Dal 20 Gennaio al 19 Febbraio 2023 presso la Fondazione Stelline di Milano, a due passi dal Cenacolo di Leonardo, è visitabile “Extincion – Chapter One”, una mostra di Max Papeschi ideata insieme a Flavia Vago e realizzata in collaborazione con AIIO, un’intelligenza artificiale, e Michele Ronchetti, il suo programmatore, con la consulenza speciale di Gianluca Marziani e la colonna sonora di Fabrizio Campanelli, il tutto a cura di Stefania Morici. Lo scenario è quello di un mondo in cui l’umanità si è estinta e gli ufo hanno provato a ricostruirne i costumi in un’esposizione “mista”: un esercito grottesco di nani guerrieri, accompagnato da incredibili elaborazioni virtuali. Ne abbiamo discusso con Max Papeschi e Flavia Vago.

Come è nata questa mostra?
In viaggio. Un po’ nella nostra stanza, tra letture disparate, un po’ in giro per il mondo.

Raccontatemi un po’.
Abbiamo iniziato a parlare di Extincion durante la pandemia. Le strade vuote, le code al supermercato, i posti di blocco della polizia, la gente in mascherina che sta attenta a non sfiorarti hanno catalizzato la nostra attenzione.

Avete quindi pensato di fuggire lontano?
In realtà siamo grandi appassionati di storia e, quando è stato possibile, abbiamo fatto un salto a Creta per una visita al Palazzo di Cnosso. Lì abbiamo scoperto che quell’edificio è un falso, una ricostruzione arbitraria. Pensa che persino la famosa Danza del principe è stata ricreata partendo da un piede.

Max Papeschi, Extinction

Evans, lo scopritore di Cnosso, era anche lui un appassionato, ma di mitologia. A Creta cercava il Minotauro e, non trovandolo, o trovandone solo poche tracce, si è inventato di sana pianta tutto il resto. Sbaglio o è lo stesso meccanismo su cui si basa Extinction?
Non sbagli affatto. La prima installazione di Extinction, i nani guerrieri di terracotta, funziona così: ci siamo messi nei panni di extraterrestri che scoprono i resti di una civiltà sepolta, la nostra, e, con l’aiuto di un’intelligenza artificiale, li mettono insieme in modo arbitrario. I musei di tutto il mondo, persino il Louvre, sono pieni di statue del genere, vere e proprie chimere.

I vostri guerrieri, però, si assomigliano l’un l’altro. E sono accompagnati da ricostruzioni in 3D.
La lampadina si è accesa a Seul, visitando il Museo Samsung. Se anche noi umani approfittiamo di supporti tecnologici, figuriamoci gli ufo.

Interessante che l’idea vi sia venuta in Oriente, dove il tutto conta sempre più dell’uno: i nani guerrieri hanno un valore collettivo, ma nessuna autonomia individuale.
Per gli alieni, secondo la finzione della mostra, siamo tutti uguali nel modo sbagliato. Un branco di idioti che non hanno saputo far altro che combattere tra loro. Altrimenti non ci saremmo estinti.

Quindi anche vostri nani guerrieri, come i cugini cinesi, vegliano una tomba: il sepolcro della cultura.
Questa è la prima causa dell’estinzione, che nella mostra è introdotta da un aforisma di Karl Kraus: “Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l’aspetto di giganti”. Il riferimento va al Crepuscolo degli Idoli di Nietzsche, che qui diventa il Crepuscolo dei Nani. Quando una civiltà si impoverisce, perdendo il senso del bello, regredisce sino a tramontare.

Max Papeschi, Extinction

Senza però accorgersi, per l’illusionismo delle ombre, di quanto sta accadendo.
La tecnologia dovrebbe renderci eterni, ma paradossalmente la prima cosa che decade è proprio l’arte, che è la massima espressione dell’umano.

Da sempre l’arte è un avvertimento alle generazioni future: un tentativo di preservare il passato a detrimento del presente. Mi pare però che, in Extinction, l’avvertimento venga proprio dal futuro: inutile, come tutti gli avvertimenti, perché siamo già morti.
Non è detto. Ricordi Interstellar, il film di fantascienza? Nel finale il protagonista riesce a tornare indietro da un buco nero e a trasmettere dei dati che serviranno all’umanità per salvarsi.

Quindi, per un paradosso temporale, l’estinzione potrebbe essere evitata?
Lo vedremo nei prossimi capitoli di Extincion!

Parlate della mostra come fosse un film!
Veniamo entrambe dal teatro e dal cinema. In particolare, per questa prima puntata, il nostro modello è la saga di Alien, cui si ispira anche la stupenda colonna sonora di Fabrizio Campanelli.

Anche il verde delle luci e la dominante nera della rassegna rimandano quindi ad Alien.
Esatto. Alien è l’uomo. Ma nella sola dimensione negativa. È l’ombra proiettata dal sole di Kraus quando sta per tramontare. In Prometheus, che fa parte della saga, si scopre che gli alieni avrebbero voluto distruggere l’uomo con un liquido nero, da cui poi casualmente si origina Alien.

Max Papeschi, Extinction, frame AllO Leonardo

Tutto si tiene.
Siamo stati maniacali. Persino i caratteri della locandina sono gli stessi di Alien.

Lo stesso, però, non può dirsi delle immagini prodotte da AIIO in Snow White Overdrive, l’istallazione a quattro schermi dell’ultima stanza, che mostra il work in progress dei nani combattenti.
I dati analizzati da AIIO in quattro direzioni differenti (cultura orientale, cultura occidentale, universo e matematica) generano ben milleduecento opere d’arte digitali. L’intelligenza artificiale è come una tigre: è impossibile imbrigliarla. Abbiamo provveduto, con Michele Ronchetti, ad offrirle degli stimoli, ma le sue associazioni sono del tutto imprevedibili, per niente scontate.

L’algoritmo ha preso il posto della creatività?
Non proprio. La tigre va cavalcata. L’intelligenza artificiale non è l’oggetto della mostra, ma uno strumento per realizzarla. Siamo anzi colpiti di essere tra i primi a utilizzare l’IA su larga scala.

Come avete lavorato per produrre questo colossal?
Prima di tutto, come dicevamo, abbiamo letto: Collasso di Diamond, Homo deus di Harari, Breve storia di (quasi) tutto di Bryson. Quindi io (Max Papeschi) ho tracciato dei bozzetti e Flavia la sceneggiatura. In un paio d’anni, grazie a Stefania Morici, curatrice della mostra, e a tutti quanti hanno collaborato con noi, le idee di partenza si sono fatte realtà.

Non volete dirmi proprio nulla, sul futuro di Extincion?
Di sicuro non sarà ispirato ad Alien. Il modello perfetto, giusto per restare in tema, potrebbe essere Il pianeta delle scimmie…

Commenta con Facebook