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Frida Kahlo e Diego Rivera: a Padova una mostra racconta la storia della coppia

Frida Kahlo: Diego on My Mind (Self-portrait as Tehuana), 1943, Oil on canvas, 76 x 61 cm. The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Foundation © by SIAE 2023
Frida Kahlo: Diego on My Mind (Self-portrait as Tehuana), 1943, Oil on canvas, 76 x 61 cm. The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Foundation © by SIAE 2023
In mostra a Padova le opere di Frida Kahlo e Diego Rivera, una delle più travolgenti storie d’amore e di passione dell’intera storia dell’arte. Dal 14 febbraio al 4 giugno 2023 al Centro Culturale Altinate San Gaetano.

“Chi era davvero Frida Kahlo? Perché così tanta gente è affascinata, in ugual misura, dalla sua vita e dalle sue opere?”. Se lo chiede Victoria Combalía, nel suo intervento nel catalogo della mostra curata da Daniela Ferretti, in mostra a Padova. Ed è proprio l’esposizione che prova a rispondere alla domanda, ripercorrendo la vita e la carriera dell’artista e del suo grande amore.

A raccontare la storia si Frida Kahlo e Diego Rivera sono le opere della collezione di Jacques e Natasha Gelman. I coniugi, che tra gli altri hanno collezionato anche Balthus, Chagall, Giacometti, Matisse, Picasso, Bacon, ebbero un rapporto particolarmente intenso con i due artisti messicani, dai quali si fecero anche ritrarre. Fu così che nella loro raccolta entrarono diverse opere di Frida e Diego, ora in esposizione a Padova. 23 le opere pittoriche di Frida Kahlo, 9 quelle di Diego Rivera.

Ma non solo. A raccontare la vicenda dei due artisti ci sono anche le fotografie di Karl Wilhem Kahlo. Ebreo tedesco emigrato in Messico, Kahlo era un abile fotografo d’architettura. Frida, giovanissima, lo accompagnava nelle sue campagne in giro per il Messico e questa collaborazione influenzò molto la sua arte, a partire dalla “consuetudine con la oggettività ed anche la crudezza di chi maneggia una macchina fotografica” fino alla rigorosa costruzione dell’immagine e al minuzioso gusto per il dettaglio”, scrive Dario Dalla Lana. A queste si aggiungo i ritratti che altri grandi fotografi del tempo – Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston – hanno realizzato a Frida e Diego. Una sezione è infine riservata ai costumi messicani, i cui colori si riverberano nelle opere di lei e nelle opere, dai murales agli oli su tela.

Ciò che ne emerge, e che risponde parzialmente alla domanda, è che sembrano essere esistite tre Frida differenti, se non di più.

Una è quella rivelata dalle lettere e dagli scritti dell’artista: una persona sofferente e instabile, ma anche vivace, politicamente combattiva, sempre in cerca di amore, contraddittoria, ironica e dotata di un grande senso dell’umorismo. La seconda è la Frida altezzosa che inchioda lo sguardo sull’osservatore fino a ipnotizzarlo, impassibile e con il viso leggermente reclinato da un lato. L’ultima è quella che, senza mai trascurare la fierezza e il contegno, si presenta come una maschera di dolore; l’icona, ben presto convertitasi in simbolo della sofferenza delle donne, su cui si fonda l’interpretazione della sua pittura come una rivendicazione della condizione femminile.

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