Il mare di Barents, collocato oltre la penisola scandinava, è un luogo che emana mistero, uno di quelli che tutti hanno incontrato nell’atlante geografico, ma di cui pochi – alle nostre latitudini – hanno fatto esperienza. Legato al fascino delle storiche esplorazioni dell’Artico e descritto spesso con atmosfere alla Jules Verne, continua a rapire l’immaginazione dei viaggiatori amanti del grande e inaccessibile Nord.
Le sue acque bagnano le coste di Norvegia e Russia, che confinano tra loro a pochi chilometri a est della città di Kirkenes, un centro con poco meno di 3500 abitanti che da 19 anni, alla fine di febbraio, si trasforma in un laboratorio di dialogo internazionale e transfrontaliero grazie a Barents Spektakel, un festival interdisciplinare organizzato da Pikene på Broen, divenuto uno dei più rilevanti eventi culturali del cosiddetto High North, la cui edizione 2023 si terrà da oggi al primo marzo a Kirkenes.
«Barents Spektakel, – hanno ricordato gli organizzatori – ha tradizionalmente una durata di sei giorni e unisce arti visive contemporanee, teatro, musica, dibattiti, film, spettacoli e un concept bar. Attraverso questi diversi elementi il festival tornera annualmente a essere un luogo di incontro per tutti coloro che sono interessati alle culture e alle questioni contemporanee legate all’High North. Il festival si svolge a febbraio, proprio quando la lunga notte polare volge al termine». Qui potete trovare il programma completo.
Di tutto questo abbiamo parlato con il team curatoriale.
SC: Come è nato Barents Spektakel e come è cambiato nel corso degli anni?
BS: «Barents Spektakel è nato nel 2004 e fin dalla sua prima edizione è stato concepito come un’arena che offrisse prospettive uniche su questioni attuali e urgenti nella regione di Barents. In 19 edizioni, il festival è cresciuto fino a diventare uno dei più grandi eventi culturali del Nord e un punto di riferimento per discutere di arte e cultura contemporanea nella regione. Concettualmente il festival si è concentrato sul superamento dei confini reali e immaginari; invitando alla collaborazione, innescando discussioni e creando luoghi di incontro.
Nel corso degli anni il festival è ambiziosamente cresciuto fino a diventare quello che è oggi, senza perdere le sue radici locali. Il festival prende il controllo della città ogni anno e trasforma Kirkenes in una “metropoli di Barents”, dove artisti invitati, ricercatori e figure di responsabilità di vario tipo si mescolano con il nostro pubblico locale fino a tarda notte. Sempre più spesso il festival ha utilizzato parti della città che sono temporaneamente o permanentemente in disco, trasformando luoghi e spazi e mantenendo una connessione e un contesto locali unici».
SC: Apre oggi l’edizione 2023, quali sono le sue peculiarità?
BS: «L’inaugurazione si terrà il 24 febbraio, un anno dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, e questo si rifletterà nel giorno di apertura del festival. La giornata inizierà con una marcia della pace che porta allo spettacolo di apertura, che ha il titolo “Burning Bridges”, che porta al discorso di apertura “The Day When Trust Was Broken”. Sarà un festival particolare a causa della situazione geopolitica e della guerra in corso, che ha caratterizzato lo scorso anno e ha interrotto bruscamente la Barents Cooperation, che dura da 30 anni, di cui fa parte anche Pikene på Broen. Tuttavia, crediamo sia importante, forse ora più che mai, far sentire voci russe indipendenti e democratiche, e anche fare del festival un luogo di incontro e una piattaforma per espressioni varie e libere.
Nel programma di quest’anno, abbiamo invitato una vasta gamma di artisti e operatori culturali diversi che in vari modi contribuiscono a riflettere sul tema del festival. Molte delle opere si riferiscono a diversi modi di ascoltare: l’ascolto reciproco – compreso quello di voci silenziose o messe a tacere – e la comunicazione con creature diverse dall’essere umano».
SC: Il tema di questa edizione è la fiducia, da cui il titolo “Trust”. Che cosa vi ha portato a sceglierlo?
BS: «Nel 1993, quasi 30 anni fa, a Kirkenes fu fatta la Dichiarazione di Barents per promuovere il dialogo e la cooperazione tra i paesi della regione di Barents. Ora, con le basi di questo accordo che appaiono più fragili che mai a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, non c’è mai stato un momento più importante per pensare a cosa sia stato esattamente a rendere possibile una tale cooperazione. Nel 2023, Pikene på Broen rifletterà su questi problemi concentrandosi sul concetto apparentemente semplice di fiducia: Barents Spektakel farà luce sui molti aspetti della fiducia attraverso una serie di opere d’arte, dibattiti, concerti, performance, discorsi di artisti, un concetto di bar e uno spettacolo di apertura su larga scala».
SC: In che modo scegliete gli artisti invitati e gli eventi?
BS: «Il processo di curatela del festival comincia all’inizio della primavera e risponde al tema che è stato scelto. La maggior parte delle produzioni “autoctone” sono create attraverso il programma di residenza per artisti di Pikene på Broen, dove gli artisti invitati vengono a Kirkenes per fare ricerca per i progetti commissionati che saranno svelati al festival. In alcuni casi, i progetti presentati al festival hanno un periodo di ricerca e produzione più lungo, e alcuni sono prosecuzioni di lavori precedentemente esposti.
Pikene på Broen è un collettivo di curatori e produttori che sostengono il festival. Il team lavora insieme per curare e implementare il festival ogni anno, spesso lavorando a stretto contatto con partner di cooperazione della regione di Barents e alcuni provenienti da più lontano».
SC: Che relazioni costruito Barents Spektakel con il territorio e livello nazionale?
BS: «Il Barents Spektakel ha costruito un fedele seguito locale in oltre 19 edizioni. Spesso il festival ospita progetti partner avviati da organizzazioni e gruppi locali. Le persone in città spesso si sentono proprietarie del festival, in particolare quando costituiscono parte integrante dei progetti e degli interventi artistici che si svolgono.
A livello nazionale, il festival è spesso utilizzato come punto di riferimento per il ruolo dell’arte e della cultura nella cooperazione transfrontaliera. La copertura mediatica nazionale del festival crea un dialogo pubblico sull’importanza del Nord e sulla visione della Norvegia nei confronti della Russia e dell’Artico».