È stato uno spettacolo di danza ad aprire domenica 26 febbraio 2023 alle ore 17.30 la programmazione primaverile 2023 di Teatro Akropolis di Genova. Stuporosa, una produzione Körper realizzata in coproduzione con Teatro delle Moire/Danae Festival, Fabbrica Europa, è una creazione del coreografo Francesco Marilungo, vincitore del Premio Prospettiva Danza Teatro 2020 con lo spettacolo Partygirl.
Attento al rigore compositivo di matrice RTC (Real Time Composition), Marilungo focalizza il suo interesse nella creazione di atmosfere, frutto della giustapposizione di immagini strutturate su più livelli di rappresentazione. Nei suoi lavori ricorre al corpo come portatore del duplice valore iconico/narrativo per indagare le figure archetipiche dell’inconscio collettivo con particolare attenzione al perturbante, a tutto ciò che è connesso al desiderio interdetto. Il lavoro che raggiunge il suo sviluppo in sala prove in seguito a un’attenta ricerca, attraversa e coniuga più campi. Il coreografo prende in esame testi che discute con le sue danzatrici e che attraverso il corpo traduce nel soggetto dediderato.
Nel caso di Stuporosa è stato preso in esame il saggio ‘Morte e pianto rituale’ di Ernesto De Martino. Si è portata così avanti una ricerca coreografica sul cosiddetto ‘pianto senz’anima’, sulla figura della lamentatrice. Il titolo stesso del progetto è una citazione di De Martino: stuporosa è l’ebetudine, quello stato di catatonia che può manifestarsi nel tentativo individuale di superare il lutto per la perdita di una persona cara. Una riflessione sull’atto del pianto, sullo stato di lutto e sull’importanza di un rituale funebre – religioso o laico che sia – per dare un senso alla morte.
Francesco Marilungo con questa performance ha condiviso il risultato di quanto ha elaborato durante la residenza artistica trascorsa al Teatro Akropolis durante il mese di febbraio. Sulla scena del teatro di via Boeddu a Genova solo quattro danzatrici Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Ugolini e una musicista – cantante, Vera di Lecce, anche autrice delle musiche dello spettacolo. Donne che sembrano ripercorrere l’antico rituale molto comune nel Salento. Un rituale la cui esecuzione avveniva a cura delle prèfiche (o rèpute o chiangimorti), vere e proprie “specialiste” del pianto rituale. Una pratica già nota in epoche molto remote, soprattutto nell’antica Grecia, come si legge nei versi di Omero.
Lo spettacolo della durata di un’ora mette insieme tanti elementi del mondo della danza, dai tradizionali balli del sud ai richiami del Tanztheater di Pina Bausch, senza però scendere a fondo nel dolore, quello vero, che dovrebbe scaturire dalla consapevolezza della morte. Tutto appare troppo superficiale per questo non dà emozione. Non basta usare il metodo Stanislavskij, o Strasberg, o Adler per trovare le lacrime davanti ad un microfono, se tutto ciò non fa piangere anche gli spettatori. Peccato perchè la materia presa in esame offre spunti su cui si può senza dubbio lavorare meglio.