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Napoli depredata. I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta

I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta
I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta
I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta

In barba alle direttive sulle esclusioni dal prestito, il Museo Archeologico di Napoli presta i celebri “Corridori” di Ercolano per la sfilata della griffe

Che la moda si lasci spesso ispirare dall’arte non è una novità. Così come non sorprende l’allestimento di sfilate in siti archeologici o luoghi di interesse storico-artistico, dalla scalinata di Trinità dei Monti a Palazzo Pitti. Ma cosa accade se a muoversi per calcare le passerelle sono opere che, per ragioni di tutela e di identità, dovrebbero essere tenute il più possibile tra le mura di casa? I fatti: i “Corridori” di Ercolano, rinvenuti nella Villa dei Papiri, nel corso della recente Fashion Week hanno lasciato il Museo Archeologico di Napoli per approdare a Milano, precisamente alla sfilata di Bottega Veneta (dov’erano in compagnia della boccioniana “Forme uniche della continuità nello spazio”).

Un’operazione “effetto wow”, senza che – anche da parte degli agguerriti paladini dell’orgoglio partenopeo – si levassero non già proteste, ma almeno dubbi. In merito all’opportunità di sballottare qua e là dei bronzi di duemila anni fa, dal valore assicurativo di 2.300.000 euro cadauno. Statue che, peraltro, sono spesso in tour, insieme a molte altre, fragili opere: un nomadismo, quello dei musei napoletani, che per ampiezza e disinvoltura non ha eguali in Italia.

I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta
I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta

Piedistalli vuoti

Ad esempio l’imminente “Erasmus” che per sei mesi porterà sessanta capolavori di Capodimonte al Louvre. All’ombra della Madunina hanno inoltre svernato – lasciando le sale di Piazza Cavour – la Protome Carafa e la Tazza Farnese, entrambe alla mostra “Recycling Beauty” in Fondazione Prada (e proprio lo splendido cammeo era stato al centro di una grottesca querelle, risultando contemporaneamente in prestito anche alle Gallerie d’Italia). Senza contare i tre pezzi di Villa dei Papiri attualmente alle Scuderie del Quirinale per “Arte liberata”.

Ora, non è dato di sapere il ritorno economico della gita al Nord – peraltro, non segnalata sul sito né dalla comunicazione del Mann – e, in quanto all’immagine, è difficile non esprimere alcune perplessità, a fronte di una rassegna stampa che scrive genericamente di “adolescenti in corsa”, “statue romane”, “musei veri”, “un museo di Napoli”. È, quella dei “Corridori”, un’assenza che, unita a molte altre, rischia di essere controproducente: quale visitatore torna volentieri in un museo pieno di piedistalli vuoti e teche che custodiscono solo un cartellino?

I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta
I “Corridori” di Ercolano alla sfilata di Bottega Veneta

Ragazzi immagine

Ora, non riuscendo a capire il valore “scientifico” di un défilé, l’impressione – triste – è che i due bronzi siano stati trattati come dei “ragazzi immagine” (provate ad aprire la homepage di Bottega Veneta…), abbandonati da un’istituzione pubblica alla vanità di un’azienda privata che, invece di accontentarsi delle copie, è riuscita nel colpaccio feticista di accaparrarsi gli originali. Un successo per il brand, una sconfitta per i cittadini.

ape

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