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Vivian Maier, la fotografa. Grande mostra in arrivo a Palazzo Sarcinelli a Conegliano

Vivian Maier, Self-portrait, 1959 ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY (particolare) Vivian Maier, Self-portrait, 1959 ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY (particolare)
Vivian Maier, Self-portrait, 1959 ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY (particolare)
Vivian Maier, Self-portrait, 1959 ©Estate of Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY (particolare)

93 autoritratti raccontano la grande fotografa Vivian Maier a partire dai primi lavori degli anni ’50 fino alla fine del Novecento

La scoperta tardiva del lavoro di Vivian Maier, che avrebbe potuto facilmente scomparire o addirittura essere distrutto, è stata quasi una contraddizione. Ha comportato un completo capovolgimento del suo destino. Perché grazie a quel ritrovamento, una semplice Vivian Maier, la tata, è riuscita a diventare, postuma, Vivian Maier la fotografa”. Così la curatrice Anne Morin introduce la mostra “Vivian Maier. Shadows and Mirrors”, in programma dal 23 marzo al 11 giugno presso Palazzo Sarcinelli a Conegliano. 93 autoritratti, per raccontare la grande fotografa e “la sua ricerca incessante di trovare un senso e una definizione del proprio essere”.

 

Vivian Maier, New York. October 18, 1953 ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY
Vivian Maier, New York. October 18, 1953 ©Estate of Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

La mostra ripercorre l’opera della famosa tata-fotografa. Che, attraverso la fotocamera Rolleiflex e poi con la Leica, trasporta idealmente i visitatori per le strade di New York e Chicago. Dove i continui giochi di ombre e riflessi mostrano la presenza-assenza dell’artista che, con i suoi autoritratti, cerca di mettersi in relazione con il mondo circostante. Vivian Maier fotografò per più di quarant’anni, a partire dai primi anni ’50, pur lavorando come bambinaia a New York e a Chicago. Spese la sua intera vita nel più completo anonimato, fino al 2007, quando il suo corpus di fotografie vide la luce. Un enorme e impressionante mole di lavoro, costituita da oltre 120.000 negativi. E poi film in super 8 e 16mm, diverse registrazioni audio, alcune stampe fotografiche e centinaia di rullini e pellicole non sviluppate.

 

Vivian Maier, Self-portrait ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY
Vivian Maier, Self-portrait ©Estate of Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

L’allestimento di Palazzo Sarcinelli esplora quindi il tema dell’autoritratto di Vivian Maier a partire dai suoi primi lavori degli anni ’50, fino alla fine del Novecento. Un nutrito corpus di opere caratterizzato da grande varietà espressiva e complessità di realizzazione tecnica.

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