Servono 2 milioni di dollari per comprare l’appartamento newyorkese di proprietà dell’artista cinese Ai Weiwei, situato a Manhattan e pieno di sue opere. Peccato che queste non siano incluse nella vendita.
Attivismo politico e sociale, impegno artistico rivolto verso le minoranze, questione etiche e morali, una vicinanza agli ultimi che rende Ai Weiwei antipatico ai potenti. Una figura che a prima vista si scontra con l’immagine di un signorile edificio, il Loft 25, situato nel quartiere di Chelsea a Manhattan, New York. Se non fosse che il pied-à-terre dall’estetica minimalista di 130 metri quadri è di proprietà dell’artista, documentarista e attivista cinese contemporaneo.
Ma se è vero che le due dimensioni paiono in contrasto, d’altra parte non dobbiamo commettere l’errore di liquidare Weiwei e il suo impegno artistico-sociale come una facciata. Questo è sincero e costante. Una spina nel fianco dei potenti. Soprattutto del governo cinese, che nel 2011 ha demolito il suo studio a Shangai e l’ha poi trattenuto in arresto per 81 giorni. Ma l’artista non si è di certo arreso. Anzi, nel decennio successivo ha intensificato e allargato la sua attività, complice proprio il coatto allontanamento dalla Cina.
Ora, di stanza in Portogallo, continua a realizzare le sue opere. Perlopiù sculture, fotografie e monumentali opere pubbliche. Alcune di queste (non quelle monumentali, le altre) sono conservate proprio nel suo appartamento newyorkese. Tra questi Dancers, un dipinto in bianco e nero del 1983 in cui si rintracci l’eco di Henri Matisse e Keith Haring. Accertata anche la presenza di tre delle sue sculture “Sedia di marmo”, che rievocane le classiche sedie cinesi che abitano i ricordi d’infanzia dell’artista.
Acquistato da Ai Weiwei nel 2008 per circa 1,7 milioni di dollari, ora l’artista prova rivenderla per 2 milioni. Un surplus non riconducibile alle opere, che non sono incluse nella vendita. Altrimenti, con tutta probabilità, il rincaro sarebbe ben maggiore.
L’appartamento si distingue per i soffitti ampi e ariosi, le linee pulite, i pavimenti in legno, le grandi finestre esposte a sud. C’è solo una camera da letto, ma due bagni completi. Come mai? E chi lo sa. Forse un confort inutile. Confort utili quelli che affollano la cucina e gli altri servizi. Tipo la lavastoviglie, la lavatrice e pure l’asciugatrice. A quanto pare un benefit molto apprezzato da chi sceglie la selva (superlusso) dei palazzoni di Manhattan.
E poi ci sono gli agi comuni, che però meritano di essere citati. Il portiere 24 ore su 24, un cortile interno con giardino e piscina riflettente, una sala proiezioni/conferenze, una palestra, una terrazza panoramica sul tetto con vista sul fiume. E ovviamente una cantina per conservare tutto quel che non si riesce a mettere in casa. Del resto per uno come Weiwei 130 metri quadri parevano pochini.