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Un Bodhisattva di oltre un metro: una meraviglia dell’arte Newari in mostra a Maastricht

Una meraviglia dell’arte Newari in mostra a Maastricht

Una meraviglia di pietra. Ma non solo. Per l’edizione 2023 di TEFAF Maastricht Rossi & Rossi porta in fiera sculture in pietra, bronzi e dipinti provenienti da Cina, India, Nepal e Tibet. Incredibilmente interessante una scultura che rappresenta una figura maschile stante, alta 123 cm, elegante e snella. L’identità è incerta, gli esperti non possono affermare con esattezza quale divinità rappresenti a causa della mancanza degli attributi della mano, iconografie che permettono di identificare chiaramente il soggetto raffigurato. Tuttavia, il contesto storico, tecnico ed estetico dell’opera suggerisce che potrebbe essere identificata come un bodhisattva o, forse, il dio del sole Surya.

Dalla galleria assicurano che la scultura è chiaramente opera di artigiani Newar, originari della valle di Kathmandu. La preferenza dei Newar per la fusione in rame è ben documentata e in questo esempio, la lega di rame è così pura da dare una patina arancione sulla superficie in alcune parti del torace. Tracce di doratura sono ancora visibili sulla linguetta al centro della schiena e sul volto, in prossimità delle narici. L’intera scultura, probabilmente, era dorata ed era originariamente previsto un piedistallo a forma di loto, fuso separatamente.

Una meraviglia dell’arte Newari in mostra a Maastricht
Gli artigiani di Newar erano abili nel fondere e modellare, come dimostrano l’espressione dolce del viso e il profilo del corpo elegante. La divinità è rappresentata in posizione eretta: la gamba destra è leggermente in avanti, realizzata in modo naturalistico, e le braccia sono lievemente asimmetriche, entrambe davanti al petto, ma ad altezze diverse. Le mani sono state realizzate in una posizione pensata per tenere gli attributi, forse i gambi di due fiori di loto, un gesto caratteristico del dio indù Surya nel suo aspetto a due braccia.

Tuttavia, solitamente le mani di Surya sono rese alla stessa altezza e questo porta dei dubbi nell’identificazione della scultura come il dio del sole. Il corpo è giovanile, snello, le gambe allungate e il ventre leggermente rigonfio. Le specifiche preferenze estetiche dei Newar e la destrezza nella modellazione sono qui contraddistinte dalla corda sacra (yajnopavita/upavita) infilata sotto la cintura in vita, dal tradizionale indumento dhoti, nonché da motivi floreali e geometrici incisi.

Il viso ovale della figura ha una fronte ampia; indossa una corona a tre formelle, parzialmente danneggiata. Le sopracciglia leggermente arcuate sono raffigurate in bassorilievo così come le pupille al centro dei grandi occhi a mandorla. Il naso è aquilino e la mascella è forte.

Fig.1

Lo storico dell’arte indiano Pratapaditya Pal, specializzato in storia dell’arte dell’India, del Nepal e del Tibet, ha provvisoriamente identificato la scultura come un bodhisattva o Surya.

Rossi & Rossi confronta l’opera con un’altra scultura in pietra chiaramente identificata con Surya scolpita a Kathmandu:«Nonostante la differenza di mezzi, questo lavoro aiuta a contestualizzare l’esempio in rame in termini di cronologia e caratteristiche estetiche specifiche».

La scultura in pietra di Surya è alta 40,4 cm e risale al 1065 d.C. In questo esempio, l’identificazione della figura come Surya è stabilita dall’iscrizione, che indica anche Thapahiti (Patan) come sua posizione originaria. L’opera è ora conservata presso il Museo di Patan. Qui, Surya è rappresentato nel suo aspetto a due braccia, c’è un senso di rigida simmetria nella divinità.

 

 

Fig. 2

Entrambe le braccia sono posizionate ad angolo retto rispetto alla cintura ed entrambe le mani sono vicino al petto, ognuna delle quali stringe lo stelo di un loto in piena fioritura. Le due mani della figura sono posizionate esattamente alla stessa altezza, formando lo stesso gesto (fig. 1).

Nel contesto della mostra del 2003 “Himalayas: An Aesthetic Adventure” che si è tenuta all’Art Institute di Chicago, oltre a suggerire una possibile identificazione come Surya, Pal ha confrontato la scultura in vendita a Tefaf con un altro  bodhisattva alto 133 cm in lega di rame dorato risalente al 1100 d.C. circa, che secondo lo storico è da attribuire al Tibet centrale (Fig.2).

«…il trattamento delle pieghe delle vesti è più esuberante, il viso più ampio con le guance più carnose […] Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che la visione estetica e la competenza tecnica di Newar siano state coinvolte nella modellazione e fusione di questi bronzi monumentali intorno al 1100» scriveva Pal per la mostra.

 

Fig. 1 Surya and attendants, stone, Thapahiti (Patan), 1065 CE, H. 40.4 cm; photograph by G. Vajracharya

Fig. 2 Bodhisattva, copper alloy with gilding, Central Tibet, ca. 1100, H. 133 cm; Private collection (illustrated in Himalayas: An Aesthetic Adventure, pp. 182–183)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti www.tefaf.com

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