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Utamaro, Hokusai e la Civiltà del Piacere. A Torino una colossale mostra ripercorre i secoli d’oro dell’arte giapponese

Imao Keinen, Uccello dalla testa blu e ragnatela, dalla serie “Immagini di uccelli e fiori di Keinen”, vol.12, n.5, stampa xilografica, 1892

 

Imao Keinen, Uccello dalla testa blu e ragnatela, dalla serie “Immagini di uccelli e fiori di Keinen”, vol.12, n.5, stampa xilografica, 1892

Fino al 25 giugno, la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino ospiterà la mostra Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere. Il nuovo evento espositivo propone un complesso itinerario tematico  sull’universo artistico giapponese attraverso oltre 300 capolavori, alcuni dei quali mai esposti in Italia: stampe dei maggiori maestri dell’ukiyo-e, quali Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kunisada, Yoshitoshi, Sharaku, oltre ad armature di samurai, kimono, maschere teatrali, rare matrici di stampa, preziosi ornamenti femminili, sculture in pietra e raffinati stendardi.

L’esposizione, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC, Museo delle Culture di Lugano, presenta un articolato percorso volto a ricostruire nella sua eclettica complessità la cosiddetta “civiltà del piacere”, che coincide con il periodo Edo (1603-1868). Durante questa florida stagione storico-artistica si assistette ad un fiorire di arte e cultura che non aveva avuto precedenti nella storia del Giappone. Nel corso di questa lunga era di relativa pace e stabilità si svilupparono e definirono, accanto alla pittura tradizionale, stili pittorici nuovi e innovativi. Gli artisti  traevano i loro soggetti dal ricco corpus di leggende, folklore e religioni popolari, che spesso avevano antecedenti cinesi.

Il percorso espositivo si apre con le “immagini del mondo fluttuante” (ukiyo-e), definizione riferita a quei dipinti e quelle stampe che originariamente raffiguravano i quartieri del piacere delle città durante il periodo Edo. Questo tipo di narrazione idilliaca, oltre a testimoniare le attività della vita di ogni giorno e il clima dell’epoca, rappresenta a pieno l’estetica giapponese della bellezza, della poesia, della natura, della spiritualità, dell’amore e del sesso. Mentre le stampe includevano una varietà di soggetti che spaziava dai paesaggi ai lottatori di sumo, il soggetto più frequente tra i dipinti era la bellezza femminile. Rappresentazione sublimata di un’esistenza vissuta all’insegna del piacere, di una gioia dei sensi, coinvolti nella totalità di un’esistenza che rivela lo stupore in ogni sua più piccola manifestazione, tale espressione è portata al suo apice nella produzione di grandi maestri quali Hiroshige, Utamaro, Kunisada, Hokusai.

“Il movimento artistico dell’ukiyo-eafferma Francesco Paolo Campione, curatore della mostrafu il vero e proprio asse della diffusione dei nuovi ideali delle classi borghesi che produsse soprattutto un’enorme quantità di stampe xilografiche, insieme con una pittura di genere (nikuhitsuga) lontana dai linguaggi figurativi colti della pittura realista (shasei-ga), della pittura occidentaleggiante (yōfūga) e delle coeve Scuole Tosa e Kanō”.

Katsuhika Hokusai, Manga, libri a stampa,1816

L’esposizione prosegue nell’indagine tematica attraverso i topoi della cultura figurativa giapponese: i mille volti di una natura incontaminata, dalla sua grandezza insondabile, alle sue più minute foglie, su cui indugia Hiroshige nelle sue stampe. Poetici esempi di un vero e proprio genere pittorico denominato kachōga, in questi soggetti i raffinati protagonisti divengono fiori e uccelli, espressioni di un inedito naturalismo, che a livello simbolico determinano una segnaletica temporale del fluire delle stagioni. E ancora il naturalismo floreale si fonde alle molteplici iconografie che offrono uno sguardo ravvicinato sull’universo femminile: donne di varia estrazione sociale sono raffigurate nelle più disparate attività, assurte ad icone di inesauribile grazia e delicatezza nelle opere  Tsukioka Yoshitoshi e Miyagawa Shuntei.

Alla dimensione amena e rasserenata delle stampe dedicate alla donna assimilata a fiore, figlia di una natura idilliaca, funge da contraltare la ricca e affascinate produzione erotica giapponese, denominata shunga, nella quale i piaceri effimeri assumono una declinazione sensuale esplicita, che ha radici profonde nella coeva letteratura, dalla quale sono desunte infinite citazioni. La mostra prevede una sezione appositamente dedicata all’arte erotica giapponese di Katsukawa Shuncho, Utagawa Kunisada e Kitagawa Utamaro, nella quale l’amplesso assume una connotazione altamente sacrale e di riconciliazione con la vita, rappresentandone la sua celebrazione più alta.

Kitagawa Utamaro, Dama che scende di carrozza, per ammirare i fiori di ciliegio, 1801-1804

Leit motiv che emerge nelle varie sezioni dell’esposizione è la splendida selezione di manufatti giapponesi, sapientemente collocati in dialogo con la produzione grafica e xilografica: preziosi kimono, armature, raffinati oggetti d’arredo, ventagli finemente decorati e un’importante collezione di sorprendenti maschere relative al celebre teatro kabuki. Questi bizzarri esemplari testimoniano un’antica tradizione drammaturgica, attraverso la quale venivano indagati i misteri della vita e i mille volti dell’anima, restituiti dalla maschera come espressione tipizzata dei sentimenti, dello stato sociale e delle condizioni umane più diversificate. In questo contesto è interessante il focus posto sulla figura dell’enigmatico artista Sharaku, talvolta identificato con il beneficio del dubbio nello stesso Hokusai, le cui rappresentazioni degli artisti teatrali in scena danno conto dello sviluppo progressivo di spettacoli complessi e affascinanti, volti ad indagare la psicologia umana in ogni suo recondito anfratto.

La mostra si conclude con un’icona dell’arte giapponese: La grande Onda di Hokusai, esposta in un ambiente specifico che attraverso un’installazione altamente immersiva travolge lo spettatore al termine dell’articolato percorso nella Civiltà del Piacere. Si tratta di un contesto estremamente evocativo, che riporta alla memoria il ruolo primigenio della natura. Stagliata al di sopra di ogni vicenda umana, fonte primaria delle bellezze terrene, essa rappresenta al contempo un monito costante della sua grandezza e potenza, che definisce inesorabilmente come effimeri e caduci i piaceri destinati a noi uomini, immersi nel mistero, ma filosoficamente consapevoli che “prima di essere schiuma, saremo indomabili onde”. 

Katsushika Hokusai, La grande onda del Kanagawa, stampa xilografica, 1831

 

UTAMARO, HOKUSAI, HIROSHIGE. GEISHE, SAMURAI e la civiltà del piacere
Torino, Società Promotrice delle Belle Arti (viale Diego Balsamo Crivelli, 11)
23 febbraio – 25 giugno 2023

Orari:
Lunedì, 14:30-19:30;

martedì, mercoledì giovedì e domenica, 10:00-19:30;

venerdì e sabato, 10:00-22:30.

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