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L’arte della bruttezza. Alla National Gallery una mostra dedicata all’Ugly Duchess di Quentin Massys 

Quinten Massys An Old Woman ('The Ugly Duchess') about 1513 Oil on oak, 62.4 × 45.5 cm Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947 NG5769 https://www.nationalgallery.org.uk/paintings/NG5769
Quinten Massys
An Old Woman (‘The Ugly Duchess’)
about 1513
Oil on oak, 62.4 × 45.5 cm
Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947
NG5769

Tra le opere più iconiche del museo inglese, la “Duchessa Brutta” è al centro di una rassegna-focus che riflette sull’estetica e la satira nel Rinascimento

Come testimoniato dalla mostra veneziana “De’ Visi Mostruosi e Caricature” inaugurata presso Palazzo Loredan lo scorso gennaio, l’interesse del mondo dell’arte per il diverso, come vera rottura rispetto a un canone estetico tradizionale e stantio, è più acceso che mai. D’altronde lo stesso Leonardo da Vinci, iniziatore del genere ritrattistico grottesco e maestro ispiratore di Quentin Massys (Lovanio, 1466 – Anversa, 1530), dichiarava che “i visi mostruosi […] facilmente si tengono a mente”.

Impossibile dimenticare le fattezze fieramente deformi della “Ugly Duchess”, opera del 1513 del maestro fiammingo che ha ispirato l’illustrazione di John Tenniel per l’analogo personaggio in “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Per la prima volta, l’opera è stata riunita con la controparte, il “Ritratto di vecchio” in prestito da una collezione privata, ricostruendo il dittico originale.

Disegno a sanguigna da Leonardo da VInci. Foto dell’autore

Ad emergere dallo sfondo verde, un copricapo monumentale- che i suoi contemporanei avrebbero subito riconosciuto come demodée vanitoso –che incornicia un viso rugoso e deforme, tanto da aver fatto sospettare ad alcuni scienziati che la duchessa fosse affetta da una malformazione ossea. L’abbigliamento succinto e il bocciolo di rosa offerto al compagno – da questi prontamente respinto con la mano destra levata – costruiscono un esilarante gioco di contrasti, affini allo humor dei committenti a cui l’opera era diretta. Il desiderio sessuale di una donna in età avanzata era infatti spesso oggetto di satira nel Rinascimento, con precisi risvolti morali.

L’ultima novità che emerge dalle ricerche della curatrice e storica dell’arte Emma Capron è però ancora più sorprendente: molto probabilmente la duchessa era in realtà un duca, travestito. Come riportato dal Guardian, sappiamo che Massys era molto interessato al tema del carnevale e ne attingeva un immaginario grottesco e paradossale in cui il mondo degli opposti rifletteva il disordine sociale dell’epoca. Invertita risulta anche la posizione reciproca della Duchessa e del consorte. La ritrattistica di coppia rinascimentale prevedeva infatti che l’uomo occupasse il lato sinistro, lasciando il destro alla donna – si tratta forse di un altro indizio rispetto al sesso della protagonista? In ogni caso, l’intento parodico risultava certamente più immediato agli occhi dei contemporanei, più avvezzi di noi a cogliere queste sottili convenzioni culturali che legavano i rapporti tra uomo e donna.

Installation view. Foto dell’autore

La curatrice è quindi abilmente riuscita a sfidare le apparenze e lo stereotipo costruendo attorno all’opera una narrazione storico-artistica che ne fa emergere una profondità nuova. In mostra è infatti presente l’affascinante disegno (molto probabilmente un d’après dello stesso Leonardo per mano del suo assistente Francesco Melzi) che ne ha ispirato le sembianze, oltre ad altre opere grafiche di ambito leonardesco. Poco sappiamo sul rapporto tra il maestro fiammingo e Leonardo, anche se un appropriazione di modelli vinciani è già testimoniato dal “Compianto” di Antwerp (1511), dove Messys riproduce volti leonardeschi. Un tema che emerge con forza è dunque il vivace scambio artistico tra Italia e Nord Europa nel Rinascimento, approfondito tramite l’inclusione di una nota incisione di Albrecht Dürer raffigurante una strega che cavalca all’indietro una capra, in prestito dalla V&A. A due sculture rappresentanti donne anziane, si accompagna un ritratto di coppia più convenzionale, opera di Jan Gossaerts, capace di evocare un contrasto diretto con l’opera parodica di Massys. L’atmosfera intima della mostra, con poche preziose opere, tende quindi a richiamare lo studiolo dell’umanista rinascimentale, come probabile committente di questo genere di dipinti.

Incisione di Albrecht Dürer. Foto dell’autore

Superato il fisiologico ribrezzo a un primo incontro con l’opera, ciò che emerge a uno sguardo ravvicinato è uno straordinario contrasto tra forma e contenuto. Figure pensate per apparire come assolutamente sgraziate vengono invecenobilitate da una sublime cura e attenzione al dettaglio. La duchessa sembra quasi compiacersi della sua trasgressione: all’espressione arcigna del consorte risponde con un sorriso irriverente, come se si sentisse finalmente libera dal giogo del canone e delle aspettative di genere, gioiosamente noncurante degli sguardi scandalizzati, oggi come allora. L’opera di Massys ci mostra come quella stessa bruttezza a cui Umberto Eco ha dedicato la sua ultima opera storico-antologica possa aprire ampi spazi di libertà.

Quinten Massys
An Old Woman (‘The Ugly Duchess’)
about 1513
Oil on oak, 62.4 × 45.5 cm
Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947
NG5769
https://www.nationalgallery.org.uk/paintings/NG5769

The Ugly Duchess: Beauty and Satire in the Renaissance

Fino all’11 giugno 2023

National Gallery di Londra, Room 46

https://www.nationalgallery.org.uk/exhibitions/the-ugly-duchess-beauty-and-satire-in-the-renaissance

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