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Intervista a Massimiliano Gioni: il racconto della prima mostra organizzata dalla maison Valentino in Medio Oriente

@ "Forever Valentino. A Perspective"
@ “Forever Valentino. A Perspective”

Forever Valentino. A Perspective” è la prima mostra organizzata dalla maison Valentino in Medio Oriente, presso l’M7 di Doha, ed è curata da Massimiliano Gioni, direttore artistico del New Museum di New York, e dal critico e autore di moda Alexander Fury, in stretta collaborazione con il Direttore Creativo di Valentino dal 2016, Pierpaolo Piccioli. «La mostra omaggia il 90esimo compleanno di Valentino Garavani e la sua città: Roma, con un allestimento che rievoca l’atmosfera e gli spazi della Capitale, che sono anche i luoghi della creazione della maison, attraverso una serie di “capricci”. In mostra oltre 200 capi su manichini La Rosa e gli oggetti alla base dell’ispirazione delle creazioni più iconiche del marchio. La mostra pone le opere di Valentino in prospettiva storica, partendo dalla tradizione gloriosa di Valentino Garavani per arrivare alle rielaborazioni dei codici attuate da Pierpaolo Piccioli», hanno spiegato gli organizzatori.

In occasione del movimento culturale nazionale Qatar Creates Qatar Museums, a Doha, e Maison Valentino ha realizzato “Forever Valentino”, – hanno proseguito – «una grande mostra prospettica che rende omaggio al suo fondatore Valentino Garavani e al suo patrimonio di eccellenza dell’Alta Moda ancora in divenire».

La mostra è allestita all’M7, l’hub del design e dell’innovazione situato a Msheireb Downtown Doha, fino a oggi, primo aprile 2023. «Un’esperienza teatrale straordinaria, “Forever Valentino” è un’esplorazione dei codici dell’Alta Moda della Maison e un viaggio attraverso Roma, La casa di Valentino, il luogo in cui tutto è iniziato e a cui appartiene la sua identità. “Forever Valentino” è la più grande mostra della Maison e la sua prima presentazione in Medio Oriente. In concomitanza con il 90mo compleanno di Valentino Garavani e con la presentazione della collezione Valentino Autunno/Inverno 2022 nel cuore di Roma, la mostra è concepita come una vasta panoramica della storia della Maison, inserita in una scenografia che evoca la Città Eterna, che è stata la casa di Valentino fin dalla sua fondazione nel 1959».

Abbiamo posto alcune domande a Massimiliano Gioni sul progetto espositivo nell’intervista qui sotto.

Da sinistra Pierpaolo Piccoli, Massimiliano Gioni e Alexander Fury @ “Forever Valentino. A Perspective”

Silvia Conta: La mostra “Forever Valentino. A perspective” condensa molteplici aspetti del passato e del presente della maison: dalla celebrazione della sua storia ai 90 anni dello stilista, dall’indagine sul suo rapporto con Roma fino alla presentazione di una delle più recenti collezioni. Come è nata la mostra e in che modo si può raccontare la storia di una delle più grandi maison di moda mondiali e, insieme, farne emergere la ricerca attuale e l’apertura verso il futuro?

Massimiliano Gioni: «La mostra è nata su invito dei Qatar Museums di Doha che da tempo è interessato al dialogo tra moda, cultura, arte e design. Io ho avuto la fortuna di lavorare in varie occasioni in Qatar, in particolare per la prima grande mostra di un artista internazionale a Doha – Takashi Murakami nel 2012 – e poi per la grande retrospettiva di Jeff Koons nel 2021. Dopo le mostre dedicate a Dior e Virgil Abloh, QM e il museo M7 voleva presentare una grande mostra dedicata a Valentino, che sarebbe coincisa anche con i mondiali di calcio in Qatar. Da quell’invito sono scaturite la ricerca e la conversazione con Pierpaolo Piccioli e il co-curatore Alex Fury, con i quali abbiamo lavorato per concepire una mostra che fosse un racconto della Maison ma anche una riflessione sul made in Italy e in particolare su Roma come luogo dell’anima della maison. Ne è nata una mostra che credo ricca di stratificazioni e racconti, di ricordi e citazioni, ma anche una mostra piena di vita, perchè si e’ voluta raccontare Roma non come immagine da cartolina ma come presenza viva nel lavoro di Valentino Garavani e oggi di Piccioli. Ne è uscita una mostra nella quale presente e passato si rincorrono tra riferimenti alla Roma barocca e a quella industriale del dopoguerra, tra pagine d’archivio e ricordi sepolti nei cassetti, ma anche intuizioni di un nuovo futuro».

@ “Forever Valentino. A Perspective”

SC: La mostra ha molteplici livelli di complessità, dall’esposizione di moltissimi capi d’abbigliamento alla narrazione di vari aspetti della storia della maison e suoi elementi iconici, come il famoso rosso. Quali professionalità hanno contribuito alla sua realizzazione?

MG: «Il bello di lavorare a Doha e di lavorare a una mostra di moda – per me si tratta della prima mostra monografica di moda – è proprio l’intrecciarsi di competenze. A Doha Valentino ha portato 40 sarte e stylist per rifinire gli abiti sui manichini. E poi c’erano naturalmente gli architetti con cui abbiamo collaborato da vicino per sviluppare l’architettura ma anche la narrazione. E poi i producers e i tecnici – luci, video, allestimenti – e tante altre professionalità che rendono l’esperienza della curatela di una mostra di questo tipo davvero straordinaria, per non dire poi del team della maison stessa che ovviamente era profondamente coinvolto in tutta la mostra. È una specie di intelligenza collettiva che viene messa in moto per queste mostre e a questa complessità credo che corrisponda anche un livello di partecipazione da parte del pubblico. Più complesse e molteplici sono le competenze che entrano nella realizzazione di una mostra, e più ricca diventa l’esperienza per il pubblico che si trova ad assimilare e apprendere tutte queste diverse forme di conoscenza semplicemente aggirandosi per gli spazi della mostra. Il bello di esperienze così complesse è anche che devono essere informate da una certa sprezzatura – per usare termine tutto italiano – : dall’abilità, cioè, di fare qualcosa di veramente difficile con apparente facilità».

@ “Forever Valentino. A Perspective”

 

SC: Quali aspetti della tua esperienza nella curatela di grandi mostre di arte contemporanea ti sono stati maggiormente utili per unire tutti gli elementi di cui abbiamo parlato fino a qui? Quali sono – se ci sono – le differenze che hai riscontrato nel curare una mostra legata alla storia (e al presente) della moda?

MG: «Naturalmente ci sono tante differenze e io non sono mai stato un fan delle contaminazioni gratuite. Anche in questa mostra ci siamo focalizzati sulla moda, senza combinare arte e moda in maniera vacua e senza forzare interpretazioni azzardate di corrispondenze superficiali tra discipline. Ma fare mostre alla fine significa semplicemente raccontare storie e creare esperienze attraverso la presentazione di oggetti nello spazio – e poco importa che siano opere d’arte, vestiti, materiali d’archivio…in fondo penso che il lavoro del curatore consista nel creare storie nello spazio: tutto sta nella capacità di costruire racconti attraverso la prossimità e la distanza tra oggetti. Si tratta di intrecciare percorsi e narrazioni attraverso la creazione di spazi e di concepire momenti di densità, contemplazione o dramma attraverso il dialogo tra oggetti. In fondo organizzare mostre è una forma di scrittura nello spazio – come diceva Harald Szeemann – e anche se cambiano gli ingredienti o i linguaggi, la logica è sempre la stessa: è una storia raccontata con gli oggetti».

@ “Forever Valentino. A Perspective”

Il percorso espositivo

«”Forever Valentino” – hanno raccontato gli organizzatori – costruisce un’immagine onirica della città di Roma, guidando lo spettatore dentro e fuori di palazzi, piazze e cortili, consentendo al contempo l’accesso esclusivo a spazi appartati e intimi come i celebri Atelier Valentino, gli archivi storici della Maison e i saloni della mitica sede di Piazza Mignanelli.

L’esposizione ritrae una città istantanea costruita come un collage di ambienti ed esperienze in cui le creazioni di Valentino sono esposte in dialogo con molte delle fonti di ispirazioni che hanno animato la creatività del fondatore Valentino Garavani e del suo successore Pierpaolo Piccioli.

Attraverso l’accostamento di atmosfere e narrazioni differenti, la mostra compone una drammaturgia emozionale ispirata al capriccio, una forma d’arte del XVIII secolo che combinava città e architetture, re-immaginandole come paesaggi fantastici della mente. Concepito dai geni del Barocco come Giovanni Antonio Canaletto e Giovanni Battista Piranesi, l’arte del capriccio ha trasformato i meravigliosi panorami italiani in miraggi incantati, dando vita a molte delle icone e miti che ancora oggi informano la percezione dell’Italia sia a livello locale che internazionale.

La moda stessa è, ovviamente, composta da capricci: fantasie, ispirazioni rese materiali, arte, musica, cultura tradotta in tessuto. Oltre 200 capi Haute Couture e abiti pret-à-porter di Valentino, presentati su manichini di La Rosa – accompagnati da accessori e oggetti di moda esposti in una scenografia immersiva, “Forever Valentino” tesse un’immagine della città di Roma riccamente intarsiata di ricordi privati e preziosi ritrovamenti di sei decenni di storia della Maison, tra cui abiti raramente visti disegnati per personaggi del calibro di Elizabeth Taylor, Jacqueline Kennedy e, più recentemente, Zendaya, oltre a creazioni straordinarie ed esempi virtuosistici del leggendario culto dell’eccellenza di Valentino. La mostra includerà abiti provenienti dalla collezione privata di Sua Altezza Sheikha Moza bint Nasser, cliente di lunga data di Valentino.

@ “Forever Valentino. A Perspective”

I codici di Valentino e le metodologie dell’Haute Couture sono esplorati negli spazi di questa Roma re-immaginata. Gli abiti, che coprono l’intera vita della Maison Valentino, echeggiano e contraddicono l’ambiente circostante: come la città, anch’essi possono essere contemporaneamente spettacolari e intimo, quotidiano ed eccezionale. Piuttosto che ricontestualizzati tra le mura di un museo, le creazioni di Valentino evocano il loro contesto: trasportando con sé le tracce del luogo in cui sono state create, vengono scoperte all’interno di un museo.

I pezzi sono scelti istintivamente, emotivamente, evocando la gioia del colore, la dignità e la grazia dell’architettura romanica, l’amore cucito in ogni cucitura. Una risonanza emotiva che è la ragion d’essere dell’Haute Couture. Parte della storia della moda, della cultura e di Roma, le creazioni di Valentino appaiono come parte integrante nel patrimonio della maison e del suo luogo di nascita.

Pochi marchi hanno stabilito un legame profondo con il proprio luogo come Valentino ha fatto con Roma, coltivando una storia d’amore infinita con la città eterna, dove Valentino Garavani aveva fondato la sua Maison nel 1959, all’apice della Dolce Vita, inaugurando la sua sede nel cuore del centro storico della città. Nell’opera del successore di Valentino Garavani, Pierpaolo Piccioli, Roma appare meno come un emblema esclusivo di opulenza e più come una metropoli vibrante e multiculturale – un crogiolo polifonico di un crogiolo polifonico di comunità e voci che si traducono in un complesso tessuto di grandi spettacoli e di intimità personali».

 

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