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Tra raffaellismo padano e rivoluzione carraccesca. Quattro secoli di pittura emiliana a Modena

Francesco Vellani, La continenza di Scipione, dett., Olio su tela, 112 x 151 cm

 

Francesco Vellani, La continenza di Scipione, dett., Olio su tela, 112 x 151 cm

La Galleria BPER Banca ospiterà, fino al 2 luglio 2023, l’esposizione Nelle stanze dell’arte. Dipinti svelati di antichi maestri, approfondimento tematico dedicato alla pittura emiliana dal XIV al XVIII secolo, dal raffaellismo padano alla rivoluzione carraccesca, sino ai suoi esiti nella stagione settecentesca.

Continuano le iniziative della Galleria Bper Banca nella sede modenese di via Scudari, che permettono la fruizione di un prezioso nucleo collezionistico arricchito dal costante dialogo con capolavori inediti, allestiti nelle sale dello spazio espositivo in occasione delle imperdibili mostre temporanee. La nuova esposizione propone un approfondimento tematico sul consistente patrimonio artistico della Galleria, in un rapporto imprescindibile con il territorio che la ospita. La grande pittura emiliana torna protagonista, nella sua complessità che vanta un policentrismo regionale variegato, in cui primeggiano le innovazioni della scuola bolognese, ma gravitano attorno ad essa esperienze d’eccezione, come la ricezione della cultura figurativa raffaellesca a partire dall’approdo a San Giovanni in Monte della indimenticabile Santa Cecilia del Sanzio, oltre al consistente influsso della pittura d’oltralpe, fiamminga e tedesca.

Il percorso si apre con una sezione dedicata ad opere di carattere devozionale, preziose variazioni sull’iconografia della Madonna col Bambino che scandiscono le pareti come preghiere di un coevo Libro d’Ore. Tra i dipinti emerge, per citare Daniele Benati, la voce “dissenziente” di Francesco Zaganelli da Cotignola, la cui Vergine, velata di inquieta malinconia, è restituita attraverso ricercati virtuosismi che prendono le distanze dal pacato classicismo raffaellesco, inserendo il soggetto in un oscuro paesaggio lenticolare che manifesta, a quest’altezza cronologica, la rilevanza degli influssi paesistici acquisiti dai maestri nord europei. 

Francesco Zaganelli, Madonna col Bambino, entro il 1532, Olio su tavola, 70,5 x 53,5 cm

Nucleo centrale della mostra si rivela il confronto tra i fratelli Carracci. Annibale Carracci, con il suo San Girolamo, al quale lavorò durante gli anni che lo impegnarono nell’impresa del bolognese Palazzo Fava, manifesta il rinnovato interesse per una natura scevra di mediazioni intellettualistiche, in cui le morbide forme del santo, di correggesca memoria, si fondono col paesaggio, levigate da un lume evidentemente debitore della lezione di Tiziano. L’esemplare di Ludovico Carracci rappresenta invece una peculiare interpretazione di un’Allegoria dell’abbondanza. Abbandonata la consueta allegoria personificata dalla portatrice di cornucopia, prescritta dalla stessa Iconologia di Cesare Ripa, Ludovico declina la tematica in uno spiccato gusto manierista, che fonde la complessità dei corpi in primo piano, con le molteplici soluzioni iconografiche adottate per i putti ormai michelangioleschi, alla propria e irrinunciabile propensione naturalistica, che si sprigiona, come fuoco divampante, nella profondità del tramonto incendiario sullo sfondo.

Ludovico Carracci, Allegoria dell’abbondanza, 1602-1604 ca., olio su rame, 40 x 30 cm

Tra i maestri del XVIII Secolo che concludono il percorso espositivo, ad estrema sintesi del realismo carraccesco, si pone l’esperienza pittorica del bolognese Giuseppe Maria Crespi. La sua Sacra Famiglia nella bottega del falegname, si pone come espressiva testimonianza di una fede concreta, mediata dalla tendenza ad un realismo solido e feriale. Il soggetto familiare è calato in un contesto sincero, restituito con fedele sentimento del sacro, che pervade la trivialità di una vita colta nel suo fluire quotidiano. La bottega di Giuseppe, padre ed umile artigiano, è il regno dignitoso di un uomo affaticato dalla propria attività, vero come il contesto che abita. Come individuato da Eugenio Riccomini, quella di Crespi è una religiosità priva di orpelli e di liturgie solenni; come privo di orpelli è il suo dipingere, sempre tenacemente ancorato a ciò che si può osservare, solo guardandosi attorno, dove nel dettaglio apparentemente insignificante è celata l’ombra del vero, in forme talvolta così ardite che sembrano preannunciare la grande pittura di Goya.

 

Giuseppe Maria Crespi, Sacra Famiglia nella bottega del falegname, 1765 ca., Olio su tela, 190 x 128 cm

 

 

Nelle stanze dell’arte. Dipinti svelati di antichi maestri.

La Galleria BPER Banca, Modena

Fino al 2 luglio 2023

Ingresso libero e gratuito

Orari: venerdì, sabato, domenica, 10.00-18.00

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