In soli due anni i Magazzini Raccordati della Stazione Centrale sono diventati centro di progettazione propulsivo del Salone del Mobile, dove l’etica coincide con l’estetica e il giusto – più che il grazioso – è di casa
Dropcity Convention 2023 è un progetto non effimero ma costruttivo che lancia il nuovo centro per architettura e design, progettato da Andrea Caputo, che dovrebbe aprire nel 2024. I tunnel di via Sammartini dal numero 60 in poi, ospiteranno mostre, conferenze, eventi e temporary bookshop, e per questa edizione aprono scenari innovativi.
Fra la tante mostre in programma, è una rivelazione quella di “Arrigo Arrighetti. Un architetto pubblico” dedicata all’urbanista milanese (1922-1989), laureato in architettura al Politecnico di Milano, e dal 1947 dirigente dell’Ufficio del Comune di Milano, autore di molti edifici pubblici della periferia milanese tra gli anni Sessanta e Settanta. Arrighetti, definito il “civil servitor della città di Milano”, si distingue per aver messo la propria competenza professionale al servizio della collettività all’interno della pubblica amministrazione. È imperdibile questa mostra di stupende fotografie d’archivio di Pino Musi, curata da Salvatore Porcaro, con un allestimento in divenire ideato dal collettivo HPO, che ci permette di conosce la vita e le opere di un progettista e urbanista illuminante.
Tra gli altri suoi progetti milanesi si distingue il Quartiere Sant’Ambrogio 1, intorno alla Chiesa di San Giovanni Bono in via San Viglio (1962), la Stazione della Metropolitana MM Amendola (1960) e la Biblioteca Sormani, corso di Porta Vittoria (1949), Town hall – Palazzo Comunale, Largo Treves 1 (1955). Questi progetti hanno vinto l’avviso pubblico “Festival Architettura –II edizione”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Tra gli altri, anche il Tunnel 50, incanta la mostra “Discarica del Futuro”, un luogo in cui vengono raccolti grossi volumi di LGS (Lightweight Gauge Steel – acciaio leggero ) usati. Qui i materiali normalmente invisibili, che si trovano all’interno delle strutture edilizie, rinascono trasformati in una nuova forma di bellezza in cui l’architetto e gli artigiani lavorano a stretto contatto e collaborano per ridare nuova forma a ciò che era destinato a essere smaltito, un processo di disassemblaggio e riassemblaggio rigenerativo che innesca una discussione sui meccanismi di gestione dello smaltimento dei materiali basato sul principio “ scrap and build”. In questa brulicante discarica impariamo che rispetto al processo “pensare-costruire, sprecare”, possiamo riconvertirlo in “sprecare, pensare, ricreare”, con l’obiettivo di cambiare paradigma da subito nel concepire una nuova circolazione delle risorse sulla base alla nostra creatività proiettata nell’immaginazione di un futuro migliore. Affascinano le sedie fai-da-te FLOW – Fluid Material Cycle di Daisuke Yamamoto, designer giapponese, inconfondibile per il suo approccio al design innovativa in cui artigianato, funzionalità e consapevolezza ambientale sono connessi con il presente e il futuro. Consigliamo anche la mostra “Stools60” di Daisuke Motogi con cento sgabelli di Alvar Alto (1898- 1976), reintepretati che sarebbero piaciuti all’architetto finlandese dalla maestria plastica raggiunta sulla base di una esperienza arricchita dalla continua ricerca di bisogni umani e psicologici.