La Fondazione Louis Vuitton di Parigi propone al pubblico un’interessante prospettiva su due grandi artisti della storia contemporanea. Dal 5 aprile al 28 agosto 2023, il centro progettato nel 2014 dall’architetto Frank Gehry presenta una mostra sulla produzione a quattro mani di Andy Warhol (1928-1987) e Jean-Michel Basquiat (1960-1988) a testimonianza del lavoro condotto insieme tra il 1984 e il 1985.
Introdotti dal gallerista Bruno Bischofberger il 4 ottobre 1982 e legati da un’immediata intesa artistica, nel corso di pochi anni le due personalità di punta della scena newyorkese degli anni ‘80 producono circa 160 tele in un mix creativo dove il potente stile pittorico di Jean-Michel Basquiat incontra la mano già affermata di Andy Warhol.
Più di quarant’anni dopo, alla Fondazione Louis Vuitton, ecco la prima esposizione mondiale del lavoro dei due artisti. Un evento che riunisce circa 85 tele rappresentative dell’iconico connubio, provenienti da collezioni private o dal fondo personale del gallerista svizzero Bischofberger. Alcune di queste mai esposte al grande pubblico, o non ancora riunite insieme in una mostra di così ampio respiro.
In totale sono addirittura 300 i pezzi tra dipinti, fotografie, documenti e testimonianze di questa intesa artistica e del contesto storico in cui era inserita. Esposti in un percorso che occupa i quattro piani della fondazione e le sue gallerie, che con la loro imponenza ben si prestano ad accogliere i grandi formati delle tele (ne è un esempio African Mask, lunga 10 metri). I temi e i soggetti dei grandi dipinti sono un omaggio reciproco tra i due artisti, una mutuale esaltazione dell’opera di uno attraverso l’opera dell’altro, e viceversa.
Quello che il visitatore ammira, frutto del dialogo creativo condotto dai due artisti, è l’emergere di una terza personalità artistica, come sostiene Suzanne Pagé, direttrice artistica della Fondazione. È anche grazie alla condivisa produzione con Basquiat che Warhol vive un ritorno alla pittura, quasi completamente abbandonata dopo gli anni ‘60 e la scoperta della tecnica serigrafica e di altri media come il video o la scultura.
Il giovane Basquiat, ormai investito da una travolgente notorietà, omaggia la produzione di Warhol, le sue serigrafie e il suo genio di “uomo d’affari” dell’arte, citando costantemente alcuni simboli ricorrenti (come il dollaro, la famosa banana o la ripetizione continua di loghi e slogan) traducendoli attraverso il suo inconfondibile gesto. Warhol diventa per lui una sorta di idolo artistico, proprio come lo sono le sue opere, che ammira per il suo originale approccio alla cultura pop. Allo stesso tempo, Warhol elogia l’emergente genio di Basquiat, soprannominato “The Radiant Child”, intervenendo con il suo linguaggio che si fonda sull’esaltazione del capitalismo e del consumismo americano.
Nello specifico, il modo di procedere era il seguente. Warhol iniziava le tele fissando le basi e le linee di forza, utilizzando titoli di giornale e loghi di grandi marchi commerciali, spesso ripetendo la stessa citazione in numerose tele, come negli esempi della serie di General Electric o della Paramount. Basquiat irrompeva in un secondo momento riprendendo, rimaneggiando, stravolgendo l’azione di Warhol fino a negarvi il senso iniziale.
La produzione comune dei due artisti, condotta quotidianamente nello studio di Warhol a New York, dove i due dipingevano al muro e sul pavimento, è arricchita dalla collaborazione con altre personalità di punta del momento. Una delle più interessanti e corpose è sicuramente quella condivisa con l’artista italiano Francesco Clemente, e a cui la fondazione dedica due intere sale e una quindicina di tele. Altra collaborazione chiave è quella con artisti quali Keith Haring o Kenny Scharf, sottolineata dalla presentazione di alcune opere simbolo del fervido contesto culturale e sociale che si respirava nella New York Downtown degli anni ‘80, in particolare proprio nella mitica Factory di Warhol.
Il profondo legame tra i due artisti viene ulteriormente sottolineato dall’esposizione dell’iconica serie fotografica scattata il 10 luglio 1985 da Michael Halsband, in cui Warhol e Basquiat vengono ritratti nelle vesti di due giocatori di box impegnati in una pseudo lotta.
Sulle note di un finto combattimento, quello che emerge nel percorso di visita è un’unione inedita tra la potenza e la frenesia con cui il giovane Basquiat dipinge temi legati alla figura nera e al razzismo, che in quegli anni ancora dilagava per le strade delle città, e l’estetica popolare e il linguaggio più neutrale e commerciale di Warhol. Due temperamenti, due generazioni e due poetiche che potrebbero apparire estremamente lontane, ma che in un unico spazio pittorico si arricchiscono e si alimentano a vicenda, sullo sfondo di una profonda stima e ammirazione reciproca. Il visitatore è allora condotto alla scoperta di un universo unico, creato dall’esaltante fusione di due personalità che hanno gettato le basi della storia dell’arte contemporanea.