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Gisella Meo: il sottile codice tra forma pura, vuoto e realtà

Gisella Meo
Sottilmente si afferma il concettuale e dagli interstizi della realtà l’essenza profonda affiora: Gisella Meo ne rivela formula universale e codice e la sostanza si fa solida

La ricerca incessante tracciata da Gisella Meo in una vita dedicata all’arte è protagonista della mostra “Soft Squares” alla Galleria Gramma_Epsilon di Atene, curata da Paolo Cortese e Manuela De Leonardis, visitabile fino al 10 giugno.
Ad animare lo spazio espositivo della capitale greca disegni, interventi e collages su foto, sculture, installazioni e libri d’artista che i curatori hanno scelto nella produzione di Gisella Meo, attiva sin dagli anni Cinquanta. Un insieme, multiforme e coerente, capace di indicare le direzioni percorse e le sperimentazioni visive intraprese, tutte collegate come singole stelle che, unite da sottili fili ideali, formano in gruppo galassie e costellazioni. Un universo creato nel tempo da un’artista che ha attraversato l’espressionismo e l’informale per arrivare all’arte concettuale, alla Materializzazione del linguaggio e alle animazioni nello spazio pubblico.

Gisella Meo, Con Tancredi nel mio paesaggio, 1990

L’esposizione prende simbolicamente avvio con i codici espressivi del primo periodo di attività di Meo: è la serie Per merito di Beckett, 1965, disegni dove il tratto sottile compone la scena e si fa oggetto e superficie, barriera e apertura, profondità spaziale e realtà percepibile, a testimoniare le origini delle sperimentazioni formali dell’artista. Da questi piani lisci e retti sembra definirsi una strada: con l’inizio degli anni Settanta comincia la sua ricerca di una formula rigorosa, di un codice che sia espressione artistica e concezione lirica del suo operare. Attraverso congiunzioni e riflessioni giunge la rivelazione: ecco il “modulo quadrato” cui segue la dichiarazione della poetica di tale forma che Meo stessa presenta con la mostra personale alla Galleria Numero di Fiamma Vigo, anno 1976. La forma perfetta del poligono regolare diviene elemento pregnante del linguaggio e, insieme con l’illuminazione concettuale, una nuova stagione si apre a Gisella Meo. Da questo momento iniziano a comparire i libri-oggetto, dove il modulo è elemento unificante e caratterizzante: sono i Vuotare la pagina (1976), Leviatan (1978), la forma di infinita profondità Square’s square (1979) fino al perfetto principio poetico Zero Seme (1981), creato con Mirella Bentivoglio in una sorellanza destinata a unire le due artiste per tutta la vita.

Gisella Meo, Square’s square, 1979

È un periodo denso di attività tra esposizioni, installazioni, interventi ed animazioni nello spazio urbano testimoniato alla Galleria Gramma_Epsilon da una serie di opere recenti, datate 2023, centro gravitazionale della mostra: sono collages e interventi sulle fotografie d’epoca, rese tridimensionali attraverso la cucitura di filo o con fenditure sottilissime e inserti di carta. A ruotare intorno a questo nucleo, nel luminoso e bianco spazio ateniese, le installazioni di Meo: la materia tessile affiora dal soffitto scendendo solidamente morbida e, come colma d’etere, riempie lo spazio con i suoi vuoti e si rende presente rivelandosi reale con il suo essere costruita per sottrazione, con i tagli e gli incroci di stoffa. Una ricerca creativa resa dal suo esordio attraverso espressionismo, informale, fiber art, concettuale e accompagnata in catalogo dai contributi dei curatori Paolo Cortese e Manuela De Leonardis e di Alessio Vigni.
Patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura di Atene e parte del progetto Le ragazze di Mirella, dedicato a Mirella Bentivoglio e alle artiste da lei sostenute, l’esposizione Soft Squares della Galleria Gramma_Epsilon ripercorre il firmamento espressivo tracciato da Gisella Meo ed ancora in evoluzione attraverso il suo linguaggio multiforme che lega essenza, vuoto e materia, nel sottile codice della forma perfetta dell’arte.

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