L’energia dell’immaginazione ha fatto nascere un’isola di artiste e artisti: ricerche visive di nove maestre e maestri della Sardegna per raccontare 90 anni di esperienze artistiche al centro del Mediterraneo
Alla Galleria Giovanni Bonelli di Milano quattro artiste – Zaza Calzia, Maria Lai, Lalla Lussu e Rosanna Rossi – e cinque artisti – Gaetano Brundu, Salvatore Fancello, Costantino Nivola, Antonello Ottonello e Pinuccio Sciola – in un percorso, curato da Efisio Carbone, sull’arte della Sardegna e in mostra fino al 20 maggio.
Ad aprire la via nel bianco spazio espositivo è Pinuccio Sciola con la «forza» della sua arte: da una parte la ricerca delle Sculture sonore, rocce dove i tagli perfetti ed armonici emettono, accarezzati, la melodia nascosta nelle pietre; dall’altra terracotta e legno, che narrano di storie di casa e degli abitanti del suo paese contadino. Come un cielo notturno su questi cosmi si staglia la pittura e il «rigore estetico» di Rosanna Rossi, autrice di un dipingere meticoloso e continuo che dal piccolo segno pittorico crea un profondo mare astratto di onde e sfumature. In dialogo con lei, e a ricordare il Gruppo Studio ‘58 e la loro sfida al rinnovamento artistico, le opere del «mite rivoluzionario» Gaetano Brundu che con i suoi simboli e il suo rosso crea vortici compositivi e giochi di segni sulle tele così come nelle chine A fora, di immensa magnificenza. Ad occupare e conquistare lo spazio con opere ispirate dalla natura e cariche di sorprendenti e radiosi «colori solari» è Lalla Lussu: le sue installazioni di juta e lino sono sviluppate attraverso una ricerca metodica volta a dare vita e dinamicità alla materia trattata. Scena a se ha la «leggerezza liquida» dell’arte di Antonello Ottonello che su tele e carta, con elementi del paesaggio della Sardegna, come spine e rocce, cerca di curare il mondo e costruisce un gioco di colori e materia, movimento magmatico e leggerezza atmosferica.
L’esule Costantino Nivola, noto per le meravigliose realizzazioni nello spazio pubblico, è presente in esposizione con alcune piccole sculture delle sue serie più significative: figure femminili e Letti fanno parte della produzione del «genius loci» nato in Sardegna e trapiantato oltreoceano. Altro esule è stato Salvatore Fancello, artista la cui fantasia ha generato, su carta, tela e ceramica, mondi affascinanti e selvaggi colmi della bellezza della natura e del regno animale rivelando il sogno dell’uomo della fuga verso «paradisi perduti» dove tutto è in armonia. Dimensione poetica hanno anche le opere di Maria Lai, esule anch’essa, di cui sono testimonianza in mostra le sue opere di filo, stoffa e velluto, di terracotta, d’acciaio, che rivelano la «spiritualità» dell’autrice dal profondo senso lirico. Esule invece solo in età matura la pittrice Zaza Calzia che, con un linguaggio carico di «ironia giocosa», crea i collage informali presentati in galleria, dove papier collé mischiati a segni dipinti creano masse dinamiche e in divenire.
“Rês e Reinas”, che riparte e amplia la mostra del Museo Ettore Fico “Reinas”Sarde del 2020, come scrive il curatore Efisio Carbone «vuole svelare al visitatore inusitate esperienze di ricerca che restituiscono il senso di un territorio – la Sardegna – aggiornato, distante dagli stereotipi più comuni, dove “isola” non è isolamento ma spazio di convivenze nel quale i sottili rimandi tra passato e presente sono più chiari, forse meno disturbati dal rumore della contemporaneità» e riesce, attraverso alcune delle personalità artistiche più importanti, a dar voce a un universo di brillante ricerca e creatività.