Con Unartificial la città di Vienna ha lanciato una nuova campagna promozionale che sfrutta i gatti e le sue grandi opere d’arte per riflettere sull’Intelligenza Artificiale e il suo legame con la creatività.
Se il cane è il miglior amico dell’uomo, il gatto è l’animale domestico più apprezzato del web. Non solo, ovviamente. I gatti sono adorabili e lo sono da ben prima della nascita di Internet. Pensiamo solo al rapporto che avevano le civiltà antiche, come gli egizi, con i felini. O alla loro presenza nell’arte (Gustav Klimt era un grande amante dei gatti) e nella letteratura. Ma d’altra parte, come accaduto in altri contesti, la rete ha moltiplicato la presenza dei gatti in video e meme vari, facendoli diventare un fenomeno di massa ancora più grande di quanto siano stati in passato. Ed è così che, tra i migliaia di impensabili posti in cui i gatti si sono ritrovati, ora ci sono anche alcune opere d’arte.
A porli ne Il Bacio di Klimt, nell’Autoritratto di Egon Schiele del 1912 e nella Torre di Babele di Pieter Breugel il Vecchio è stato l’Ente del turismo di Vienna. Sono loro il volto della campagna Unartificial. Sono carini e il contrasto con le opere della Secessione viennese è evidente, attira l’attenzione del pubblico con un linguaggio diretto e ironico. Anche troppo, di primo acchito, per un ente istituzionale. Ma non è la prima volta che la città austriaca ci stupisce con campagne promozionali quasi impensabili. Come quando, nel 2021, ha aperto un canale OnlyFans per promuovere le sue opere censurate. Un’iniziativa pubblicitaria divertente e provocatoria, ma che celava una riflessione tutt’altro che superficiale sul nudo, la pornografia e l’arte.
Anche in questo caso i gattini, generati sulle opere di Klimt, Schiele e Bruegel dall’Intelligenza Artificiale, invitano lo spettatore a riflettere sui meccanismi, le potenzialità e la pericolosità del nuovo mezzo. La questione, del resto, è sempre quella: c’è il rischio che l’I.A. possa sostituire il lavoro dei creativi?
L’amministratore delegato del Vienna Tourist Board, Norbert Kettner, ha tal proposito ha dichiarato: “La campagna mira a dimostrare che l’arte dell’A.I. è possibile solo perché un algoritmo fa riferimento a opere reali, realizzate da veri esseri umani. E gli originali spesso possono essere visti solo a Vienna. Il movimento del modernismo viennese che ha rivoluzionato il mondo dell’arte più di un secolo fa continua a vivere e influenzare l’arte di oggi attraverso gli algoritmi che guidano le creazioni dell’intelligenza artificiale“.
Il messaggio, duplice, è evidente: l’intelligenza artificiale non inventa, si basa sulle opere dell’uomo; e, soprattutto, se vuoi vedere queste opere devi venire a Vienna. Niente da dire su questo secondo messaggio. Nulla potrà mai sostituire l’originalità di queste opere e l’esperienza di vederle dal vivo, a Vienna. Una città ricca di arte, con oltre 100 musei unici al mondo, come il Leopold, l’Albertina, il Belvedere o il Palazzo della Secessione. Invece, sulla prima questione, si potrebbe obiettare che anche la creatività umana, raramente, inventa qualcosa di nuovo. Nella maggior parte dei casi reinterpreta quel che già è stato realizzato, si ispira, lo attualizza, lo decontestualizza, lo ribalta, lo modifica, ecc. Insomma, opera su qualcosa di già esistente. Che differenza c’è, dunque, con l’Intelligenza Artificiale?
Forse ci risponderà, con una campagna promozionale o in altre sedi, l’Ente del turismo di Vienna. Che difatti sta portando avanti diversi progetti legati alle nuove tecnologie. Già sfruttate, per esempio, per ricostruire i dipinti di Klimt che furono distrutti dai nazisti quasi 75 anni fa. Utilizzando le foto in bianco e nero esistenti delle opere, l’A.I. è stata in grado di riportarle in vita a colori. Da qui in avanti aspettiamoci quindi nuove occasioni di intersezione tra arte e Intelligenza Artificiale.