Il buongiorno dell’arte è un caffè con la Moka. Senza zucchero.
Quando rimaniamo da soli?
Paola si reca alla stazione centrale della città. Mattina presto, ore sette e mezza. Ottobre e la stazione non ha ancora fatto rodare bene i riscaldamenti. Il treno che attende parte dal binario sei. Direzione Ginevra. Molte carrozze, con finiture che parevano dorate. Il viaggio è lungo e Paola porta con sé un libro iniziato cento volte e cento volte dimenticato. “Ho comunque lasciato il segno!”. Al passaggio del confine, alcuni doganieri iniziarono a girare senza fretta e agitazione lungo tutto il corridoio. Ogni tanto chiedono in inglese i documenti di riconoscimento. L’appuntamento fu fissato per le ore 12 circa presso un Porto Franco svizzero. Un porto franco è una gigante struttura contenente miriadi di stanze blindate e controllate dove si celano anche oggetti d’arte tendenzialmente molto importanti.
Paola scende dal treno. Si accende una sigaretta. Un bel tiro. Sale sul primo taxi. All’arrivo l’attendono due persone. Una signora con una pelliccia bianca, bassa con una borsetta minuscola nera con lunga tracolla. Due orecchini come due stroboscopi. Il signore è un guardiano. Capelli corti con del gel a cucire la divisione dei capelli. Paola scopre che la stanza adibita è la numero trentadue TR9W.
All’interno regna il silenzio di un cinema senza rullino. Cinque file per cinque di poltrone di pelle. Tutte rivolte verso il lato più corto dell’enorme locale. Un treppiedi di legno lavorato a mano con il misuratore laccato d’oro. Il cavalletto sorregge con delicatezza una carta velina dipinta su acciaio inossidabile stesa su tela. Uno specchio riflettente di Michelangelo Pistoletto degli anni Sessanta. “Incredibile che siate riusciti a fotografarlo in modo discreto”, – “Non è stato per niente facile mandarle le foto e mi scuso per la qualità. Dal vivo, come vede, è tutt’altra cosa”.
“Desidera del caffè mentre la lasciamo da solo?” – “Bevo solo caffè dalla Moka. Senza zucchero”
Paola rimane da sola con l’opera. Erano due essenze minuscole rispetto allo spazio circostante; eppure, Paola più si avvicina e più la sua percezione di chi sia il reale protagonista si vaporizza con certezza.
Paola sorride e si intravede sorridere. Paola si volta di spalle e di scatto urla. Nessuno può sentirla. Il rumore del grido non ha modo di rimbalzare. Ti accorgi di rimanere da solo quando qualcosa ti osserva. In Svizzera in questo momento tutti stanno lavorando tutti stanno battendo le ciglia davanti a qualcosa o qualcuno. Tutti respirano. Paola, in questo momento, sta trattenendo il respiro e si lascia gonfiare le guance. Si guarda allo specchio ed esplose una risata.