A-TOPOS. Le fotografie di Luca Gilli in mostra da Alessia Paladini Gallery a Milano fino al 3 giugno 2023, in collaborazione con Paola Sosio Contemporary Art
Senza luogo e senza fissità per approdare alla dimensione poetica del vuoto e del silenzio. Nelle venti fotografie di Luca Gilli, di formati diversi, presentate nello spazio della galleria milanese di via Pietro Maroncelli 11, impera il non colore, un bianco abbacinante che ingloba tutti i colori.
L’autore emiliano, nato nel 1965, dopo una laurea in Scienze Naturali e un’attività di ricerca all’Università di Parma nel settore zoologico ed ecologico, si dedica alla grafica e alla fotografia, dal 2004. Le sue immagini di architetture sospese, espressione di un percorso personale in continuo divenire, sono entrate nei musei e nelle collezioni europee, come la Bibliothèque Nationale de France di Parigi, il Thessaloniki Museum of Photography o la Galleria Civica di Modena.
Ha presentato per la prima volta nel 2011, Blank durante i Rencontres de la Photographie ad Arles e alcune foto di questa serie sono in mostra da Alessia Paladini Gallery: “È stato il primo progetto che ho realizzato e quando è uscito il catalogo ho avuto il privilegio di contare sul testo critico di Quentin Bajac che era in quel periodo il Direttore del Pompidou di Parigi. Quando ha visto le mie fotografie, mi ha proposto di scriverne perché secondo lui c’era qualcosa di nuovo”.
Ed ecco uno stralcio del testo critico di Bajac: “Ciascuna immagine di Gilli rivela uno spazio la cui percezione è letteralmente sconvolta da un eccesso di luce che compie una doppia metamorfosi, dei volumi e dei materiali: muri senza fine né angoli, spazi senza profondità, scale che sembrano portare nel nulla, pavimenti diventati liquidi, aplats colorati senza materia… Lo spettatore ne esce come abbagliato: colpito dal lampo troppo brutale della luce, assalito dalla vertigine, letteralmente scombussolato, come se avesse perso i suoi punti di riferimento percettivi abituali”.
Davanti alle sue opere dove il bianco sovrano delinea i formati e piccoli dettagli incisi in colori brillanti, Luca Gilli spiega: “Sono lavori incentrati sulla sospensione, sull’assenza e sulla leggerezza, temi che vengono affrontati da molti ma non credo in questa chiave. Quello che a me interessa è raggiungere quel momento in cui un luogo o una situazione abbandona tutto per essere soltanto quello che è”.
E a proposito della sua ricerca creativa e della sua tecnica: “Mi interessa la sottrazione nei luoghi, il vuoto, con pochi elementi anche forse banali, di solito sono cantieri che la gente normalmente non vede, non guarda. Si esce dagli schemi nella visione. Anche una presa della luce, per esempio può suscitare interesse e, se pensiamo di solito solo al suo utilizzo, non consideriamo mai la sua bellezza intrinseca ma, fuori dagli schemi, può evocare qualcosa di diverso che a mio modo di vedere può aprire ad altri viaggi mentali, può essere un innesco. Quello che mi contraddistingue è un’atmosfera rarefatta. È assenza di gravità. In una fotografia una sedia sembra quasi galleggiare sul piano e questo io non lo ottengo con Photoshop o coloriture, ma attraverso il meccanismo di ripresa, dove sovraespongo in fase di ripresa e poi in fase di sviluppo, in digitale, eseguo delle calibrazioni precise delle varie densità di colore. Ma quello che si vede è quello che io ho visto quando ho fatto la foto”. Una poetica e una visione lirica intensa e complessa.
“Con la mia visione e la mia partecipazione alla realtà, restituisco della leggerezza, perché solo così le cose diventano altre. In pittura e in fotografia il peso è trasmesso dall’ombra. Queste fotografie sono prive di ombre. Io lavoro quando c’è la luce diffusa, quando c’è la nebbia, quando piove, quando non c’è il sole e cerco di avere delle situazioni di ripresa quando la luce è particolarmente piatta, ma senza illuminare artificialmente con delle luci portate da me e solo guardando quello che mi trovo davanti”.
Per Gilli il linguaggio fotografico è molto più affine alla poesia che al racconto. “Quello che ci caratterizza come persone, è la nostra capacità di trascendere e quando lavoro con la mia fotografia parto dalle cose più banali e semplici e cerco di trascendere, di dare un innesco, uno spunto perché chi osserva possa andare oltre”.