Il buongiorno dell’arte è un caffè con la Moka. Senza zucchero.
Oggi Luigi è molto agitato. È il 3 settembre 2022. Un lunedì, quel giorno di dovere che segue al giorno del riposo. Oggi il direttore e tutti i suoi colleghi lo avrebbero lasciato da solo in galleria.
Ha tre compiti da rispettare. Aprire e chiudere per la prima volta da solo lo spazio espositivo; continuare ad archiviare i cataloghi del Novecento: oggi deve ripartire dalla lettera S di Ardengo Soffici; alle ore cinque farà visita il signor Setti che vorrà consegnare alcune fotografie di opere d’arte di una collezione d’arte veneziana. Luigi arriva di buona ora e davanti alla porta controlla per l’ennesima volta la procedura per togliere l’allarme. “Ti metti davanti alla porta, la centralina è sulla destra. Infili la chiave verso destra, in sequenza 4-5-tre volte zero e la lettera A. Scatta l’allarme entri come un gatto infreddolito di inverno davanti al camino, e reinserisci la stessa sequenza” Tira un soffio di sollievo. “Facciamo anche tre, che ansia!”
Lo spazio è tutto al buio e si intravedono solamente le cornici dorate e alcune rilegature bianche dalla biblioteca. Luigi respira. Cerca il controllo luci. Flash! Il miracolo dell’arte si compie: la luce abbraccia le pitture e le carte, e ci vuole tempo. Qualche secondo. Come se il quadro stesse dormendo. L’organico dell’olio si ridesta e come un girasole alza la materia e la tela stropiccia i filamenti e si apre al mondo.
“Schifano, Se… Severini … Sironi… So so Soldati. Dove sono i cataloghi di Soffici? – “Nella scrivania Luigi!” dice tra sé e la sua memoria. Si rende conto di essere solo questa volta. Chiunque potrebbe entrare, chiunque potrebbe domandare lui informazioni. Oggi Luigi è molto agitato, si sente mancare. La solitudine si riflette da un bicchiere capovolto di vetro.
Luigi decide di passare il suo tempo ad osservare i quadri. Forse un’osservazione dal vivo farà bene. Prova a guardare meglio quando sei di fronte al tuo presente. Il presente esiste e ora suona il campanello. Luigi corre verso le telecamere. Un signore alto, ben distinto, dalla corporatura grande si trova di fronte all’entrata.
“Buonasera Signor Setti, mi chiamo Luigi” – Dopo una breve passeggiata e dopo aver lasciato il plico con le fotografie da consegnare al suo direttore, Luigi offre un caffè. Senza zucchero. Il Signor Setti si accomoda nel divano e rimane in silenzio. Luigi è agitato, non sa come continuare la conversazione e domanda “Signor Setti sta bene, posso fare qualcosa?” – “Oggi è il 3 settembre e mi scusi ma sono molto agitato. Mia sorella è morta questo giorno” – Luigi per contrappasso calma il proprio respiro. “Mia sorella si era sposata da circa due mesi, era una bravissima infermiera. Con Alberto Dalla Chiesa si trasferì a Palermo. I telefonini a quei tempi, caro Luigi non esistevano. Si telefonava con nostra madre in fasce orarie ben definite.” La voce del Signor Setti traballa e inizia a lacrimare. “Emanuela era alla guida. Avevano solo che una scorta. Trenta… sono stati trenta Luigi i proiettili”
Quel giorno, l’allarme fu messo senza esitazioni. Quella sera Luigi non era più agitato. Quel Lunedi Luigi comprese un pensiero importante: “Non lasciare mai entrare lo scoramento nel cuore, sul tuo cammino la disperazione è il maggior ostacolo al tuo progresso spirituale. Ciò che l’uomo pensa, lo diviene”