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Quattordici opere approfondiscono l’arte di Prampolini tra il 1926 e il 1941 in una mostra da ML Fine Art

Prampolini, Autoritratto cosmico , 1934 ca.

Prosegue fino al 14 luglio la mostra “Enrico Prampolini. Opere dal 1926 al 1941” alla galleria ML Fine Art di Milano che intende fare luce sulla centralità del ruolo dell’artista come promotore delle ricerche dell’arte moderna e di catalizzatore di una vera e propria apertura internazionale dell’arte italiana nella prima metà del Novecento

Enrico Prampolini (Modena, 1894 – Roma, 1956) non è solo uno dei più importanti esponenti del futurismo italiano: pittore, scultore, scenografo e costumista, ha operato a tutto campo, affiancando all’attività pittorica una riflessione teorica che lo ha portato a dialogare con alcune delle figure di spicco dell’avanguardia europea.

Prampolini aderisce al movimento futurista a soli 18 anni, quando si unisce con entusiasmo al movimento di Filippo Tommaso Marinetti e comincia a frequentare l’atelier di Giacomo Balla. Assieme a quest’ultimo e all’amico Fortunato Depero è protagonista della svolta del futurismo romano in direzione di una maggiore astrazione analogica ed inizia a incorporare i principi futuristi nel campo della scenografia, alla quale si dedica con grande entusiasmo tra la fine degli anni Dieci e gli inizi degli anni Venti. Proprio tramite il suo impegno come scenografo e disegnatore di costumi, Prampolini riesce ad articolare il proprio linguaggio visivo, come testimoniano alcuni lavori tra i quali lo studio per la scena di L’heure du fantoche, opera in mostra.

Negli anni Venti inizia una rimeditazione della propria pittura, concepita per campiture larghe e piane, con un’intenzione geometrizzante accentuata e forme dai contorni spigolosi e netti, come ben testimoniato dall’opera Grotta Verde. Architettura dello spazio del 1928. In questi anni Prampolini diventa autentico ambasciatore della nuova arte italiana in Europa. Vive a Parigi, dove si trasferisce nel 1925 e dove intesse relazioni sempre più feconde con le avanguardie europee e loro massimi esponenti: Walter Gropius, Tristan Tzara, Pieter Mondrian, Paul Klee, Fernand Léger e Robert Delauunay.

Negli anni Trenta Prampolini entra nel pieno dell’elaborazione del suo linguaggio artistico con “l’idealismo cosmico”, interpretazione in chiave spirituale, cosmica appunto, dell’aeropittura futurista. Entità cosmica o Organismi cosmici sono solo alcuni dei titoli attraverso i quali l’artista definisce la propria visione: forme geometriche pure e agglomerati organici si confrontano sulle superfici dei quadri, spesso incorniciate o connesse tra loro da linee fortemente dinamiche e astratte. Il concetto di spirito, inteso come motore del dinamismo, e quello di cosmo, come sintesi della realtà materiale, diventano i soggetti dei suoi lavori. E’ proprio la realtà materiale, infine, ad essere uno dei punti centrali della poetica dell’artista. Prampolini infatti fin dall’inizio della propria attività dimostra una forte predilezione per l’uso dei materiali più disparati, ponendo così le basi teoriche e pratiche dell’arte polimaterica e diventando un esempio imprescindibile per le successive poetiche informali.

Le quattordici opere esposte in mostra, realizzate nell’arco temporale tra il 1926 e il 1941, intendono ripercorrere questi momenti chiave della produzione artistica di Prampolini, offrendo un’occasione di approfondimento sull’attività dell’artista modenese.

ENRICO PRAMPOLINI | OPERE DAL 1926 AL 1941

19 maggio – 14 luglio 2023
ML Fine Art
Via Montebello 30, Milano

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