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Swatch e la passione per l’arte: intervista a Carlo Giordanetti

Carlo Giordanetti
Tra i grandi brand che sostengono e utilizzano l’arte contemporanea come ispirazione per la propria produzione c’è Swatch, da anni main sponsor anche della Biennale Arte. In occasione del lancio della nuova capsule ispirata a quattro iconiche opere di Jean-Michel Basquiat e al progetto effimero dell’artista francese Saype, che ha creato due nuove opere per il progetto MoonSwatch, abbiamo intervistato il CEO di Swatch Art Peace Hotel Carlo Giordanetti. Un’occasione per scoprire cosa alimenta la convinzione del brand che l’arte e gli artisti rendano il mondo un posto migliore.

Dal 1985, anno in cui Swatch ha iniziato la sua serie di art watches, ne è passata di acqua sotto i ponti: il mondo si è trasformato e con lui l’arte. Come ha attraversato questa epoca il brand Swatch e su cosa sta scommettendo?
Effettivamente in questi quarant’anni è cambiato molto ma non è cambiato lo spirito di Swatch, lo spirito di pioniere, sempre alla ricerca di nuove avventure e di nuovi compagni di avventure. Lo spirito ribelle, positivamente provocatore, che ci ha spinti ad esplorare la relazione con gli artisti attraverso linguaggi diversi il cui denominatore comune è sempre stata la ricerca di un messaggio positivo, stimolante, senza barriere né di generazione né di cultura, forse anticipando in maniera assolutamente naturale quell’amore per la diversità e l’inclusivitá che ci ha portati fino alla apertura dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai. Una residenza per artisti che rispecchia in pieno lo spirito di Swatch. La passione di Swatch per l’arte e per il lavoro degli artisti ha attraversato varie fasi, come è naturale: continuiamo ad offrire agli artisti lo Swatch come una tela bianca su cui esprimersi, ma diamo anche loro l’opportunità di vivere un’esperienza unica in una città unica, sviluppando il proprio linguaggio e il proprio talento in assoluta libertà. Da qualche anno collaboriamo anche con istituzioni culturali di altissimo profilo e rilevanza internazionale, attingendo alle loro collezioni per creare oggetti d’arte nel rispetto assoluto dei capolavori dei grandi maestri, riletti in chiave Swatch. Una vera love story dunque, che vive sui polsi di tante persone intorno al mondo, portando l’arte nelle sue molteplici forme nel loro quotidiano, giù dalle pareti di musei, collezioni private, gallerie: il tempo dell’arte si incontra con il tempo della vita.

Saype x MoonSwatch, Copyright © Saype, 2023

L’ultimo artista scelto per la capsule è Jean Michel Basquiat. L’11 maggio scorso è stato lanciato worldwide un trittico di orologi che riportano i dettagli di tre dipinti iconici dell’artista: Ishtar, Hollywood Africans e Untitled, opera rappresentante la celebre “corona” che diede inizio all’attività di Basquiat come “SAMO”. Perché questo artista, e perché questi tre quadri nello specifico?
Nella collezione Art Journey 2023, abbiamo cercato di toccare linguaggi affini al linguaggio di Swatch: la pop art con Lichtenstein, i grandi classici con Botticelli, la forza del segno con Hokusai, l’ironia e la magia del surrealismo con Magritte. Non poteva mancare la forza dell’espressione artistica di Basquiat: mutuato dalla Street Art, un universo ricco di messaggi, di provocazioni, di colori e di emozioni che arrivano dritto al cuore.

Swatch è anche da molti anni (sei edizioni) main sponsor della Biennale Arte di Venezia. Ci saranno novità per l’edizione 2024?
Come sempre lo stimolo ad affrontare grandi progetti come quello della Biennale d’arte ci porterà a proporre qualche cosa di nuovo… Ma è un po’ presto per parlarne!

Swatch ArtJourney, Basquiat

Dal 2010 Swatch Group ha anche riaperto al pubblico il Peace Hotel, uno dei monumenti più leggendari di Shanghai, offrendo ad artisti di varie discipline – selezionati tramite open call – sei mesi di residenza. Considerato anche il recente periodo pandemico, come sta ricominciando questa realtà?
Abbiamo avuto la fortuna, grazie all’energia di alcuni artisti che hanno deciso di rimanere nella residenza anche durante il periodo di lockdown, di non chiudere mai: lo Swatch Art Peace Hotel è rimasto sempre vivo. naturalmente, negli ultimi due anni abbiamo ospitato soprattutto artisti cinesi o artisti internazionali residenti in Cina, ma ormai da qualche mese abbiamo ricominciato a costituire quella comunità internazionale di talenti creativi che fin dal 2011 è stata e continua ad essere la cifra importante di questo progetto. Anche quest’anno, come ormai da qualche anno, porteremo alcuni dei lavori di artisti in residenza in altri paesi ed altre locations, a raccontare il progetto attraverso le opere di chi lo ha vissuto.

Tra i vostri “omaggi” all’arte e le numerose partnership ci sono anche quelle con i musei, dal MoMA al Centre Pompidou, per offrire uno sguardo ad alcune delle collezioni più belle del mondo e per permettere al grande pubblico di indossare un simbolo della cultura visiva. Ci racconta un po’ di più di queste collaborazioni?
Le collaborazioni con i musei sono per noi momenti di grande emozione, perché misurarsi con i capolavori dell’arte è un esercizio molto delicato, soprattutto per un marchio con lo spirito di Swatch. Approcciamo sempre quindi le opere d’arte con grande rispetto, ma cerchiamo di infondere all’interpretazione che ne diamo una energia tutta nostra. Credo che la qualità ed il profilo dei musei con cui collaboriamo siano la dimostrazione migliore dell’apprezzamento con cui il nostro lavoro viene accolto. Per i musei è senz’altro interessante e motivante portare alcuni dei capolavori per cui sono conosciuti nella vita quotidiana di molte persone, nelle vetrine di tanti negozi intorno al mondo, fuori dal circuito museale, senza compromettere la qualità ed abbracciando un linguaggio di comunicazione dinamico in continua evoluzione

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