Il teatro d’opera è stato fin dalle sue origini il più completo degli spettacoli, in cui musica, parola e azione si uniscono nella cornice visibile di una scena. Solo in tempi moderni, però, mette radici l’idea di un regista che possa garantire l’unità di fondo dello spettacolo, curarne tutte le componenti, preoccuparsi della recitazione dei singoli e dei movimenti delle masse. Nel teatro d’opera l’affermazione di questa figura fondamentale non fu facile, ostacolata com’era dalla convinzione che la musica bastasse a se stessa e che imporre al cantante l’onere di una buona recitazione fosse controproducente. Oggi le cose sono cambiate molto: l’interesse per la regia d’opera è cresciuto al punto tale che spesso si parla più della messinscena che dell’opera medesima.
Certamente il cambiamento può essere stato agevolato dal fatto che oggi le opere si conoscono già prima di andare a teatro, mentre il dato nuovo è caratterizzato proprio dall’aspettativa della nuova messa in scena registica. Un elemento imprevedibile, spesso prevaricatorio nei confronti del soggetto stesso.
I registi sono diventati i veri protagonisti dell’opera lirica, tralaciando il punto di vista di chi va all’opera che lo fa innanzitutto per sentire, desideroso di vedere qualcosa in armonia con ciò che ascolta. Ecco perchè la regia non dovrebbe esistere “a dispetto” della partitura, bensì in virtù d’essa. Ed invece sempre più accade il contrario. Prendiamo ad esempio il caso ouvertures. E’ abitudine ormai quasi costante di eseguire le ouvertures d’opera a sipario alzato e renderle così più “agite” che sentite: come se la musica da sola non bastasse a farci entrare nel clima dell’azione. Perchè mai?… Questa è davvero un’idea ingannevole. Le ouvertures sono quel momento che avvicina lo spettatore ad essere coinvolto lentamente nella partitura musicale, uno dei tempi più belli e significativi dell’opera.
Ma i registi di oggi evidentemente non colgono o non vogliono cogliere tale raffinatezza. E ancora una volta questo è stato confermato nello spettacolo di chiusura della Stagione Lirica 22-23 al Carlo Felice di Genova che da martedì 6 giugno a domenica 11 giugno 2023 ha a cartellone Don Pasquale, opera buffa in tre atti di Gaetano Donizetti, in un allestimento della stessa Fondazione Teatro Carlo Felice.
L’allestimento, che giustamente è stato oggetto di dissenso tra il pubblico, ha scelto di ambientare la vicenda del ricco ed anziano scapolo che prende moglie pur di non lasciare la propria eredità al nipote Ernesto, è stata catapultata in un Casinò degli anni Settanta, tra baffi finti, pantaloni a zampa di elefante, slot machine e roulette. Ma il regista Andrea Bernard non si è fermato lì. La casa di Norina, giovane vedova di cui è sempre stato innamorato Ernesto, è stata tramutata in un distretto a luci rosse con tanto di giovani prostitute in vetrina in attesa che l’uomo di turno metta il soldo per potersi esibire. Diciamo che è troppo. Il regista, nelle note sul libretto, spiega che il casinò è quel luogo dove la consapevolezza del tempo si perde, dove le persone mostrano le loro inclinazioni più intime, anche le peggiori, trasformandosi in figure bestiali, serve dei loro biechi istinti. Secondo lui quindi va inteso come l’ambiente ideale dove organizzare la truffa perfetta, dove non si gioca solo con il denaro, ma anche con le vite degli altri. Ma la povera Norina, scaltra certo, ma ridotta ad una prostituta, proprio non ci sta e non ci dovrebbe stare nel rispetto dell’autore del libretto e del compositore.
A salvare il tutto, per fortuna, c’è sempre la musica e la direzione di Francesco Ivan Ciampa, è stata convincente anche se in qualche punto si è rilevato qualche disequilibrio tra la buca dell’orchestra e le voci sul palco.
A dare vita ai protagonisti sul palcoscenico sono gli allievi dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici, ai quali il Carlo Felice riserva le parti dell’ultimo titolo della Stagione Lirica nell’ambito di un progetto finalizzato sia alla formazione dei giovani talenti del canto lirico sotto la direzione di Francesco Meli, il coordinamento di Serena Gamberoni e la direzione musicale di Davide Cavalli. Nel cast della prima del 6 giugno c’erano Omar Cepparolli,Don Pasquale; Nicola Zambon, Dottor Malatesta; Antonio Mandrillo, Ernesto; Maria Rita Combattelli, Norina; Franco Rios Castro, un notaro. Buoni Omar Cepparoli e Maria Rira Combattelli, debole la voce tenorile di Mandrillo. Indubbiamente ancora tutti da formare.