Basilea, 13 giugno. In occasione della esclusiva First Choice VIP Preview incontriamo ad Art Basel Tiziana Ferrari, consulente d’arte art advisor internazionale, tra i maggiori esperti dei mercati dell’arte.
- Qual è lo stato di salute dell’arte internazionale?
Abbiamo avuto un inizio d’anno al rallentatore. C’è molta cautela, ma percepisco un silente fermento. Non ci sono state white gloves sales, come si chiama in gergo il sold-out, ma aspettiamoci ancora sorprese.
Phillips ha inaugurato il suo nuovo quartier generale a Hong Kong; anche senza sold-out, è stato comunque venduto il 91% dei lotti. Le quattro aste di Sotheby’s, sempre a Hong Kong, hanno avuto un tasso di vendita del 92,4%.
In UK una sterlina più debole favorisce i collezionisti stranieri, ma c‘è ancora molta incertezza, così come nel mercato cinese, che ha visto le sue aste ridursi di un terzo.
- Dopo un 2022 da record, in quale fase stiamo entrando? Stagnazione? Nuova crescita?
Mi piace essere ottimista; la “geopolitica dell’arte” è adesso in una fase di riflessione, ma prevedo una ripresa. Il 2021 ha segnato un rialzo rispetto ai minimi dell’anno precedente, ma il 2022 ha mandato segnali più contrastanti.
Nel contesto di oggi pesano anche l’inflazione e i tassi d’interesse. Studiando gli analisti della Bank of America, vediamo per esempio che nel caso londinese il mercato ha tenuto, ma i compratori importanti hanno preferito i nomi più consolidati alle speculazioni rischiose.
- Tre nomi di artisti su cui investire, nazionali e internazionali
Mi piace ricordare le mie previsioni di trent’anni fa, che su certi artisti si sono rivelate azzeccate: a una cliente feci acquistare un olio di medie dimensioni di Cecily Brown, ad Art Basel, per 30.000 franchi; la stessa opera oggi supera i 450.000. Dipinge poco e le sue opere sono ricercatissime.
Oggi studio con attenzione molte correnti artistiche. Molti nomi sono già noti. Cindy Sherman ha quotazioni in salita. Consiglierei anche Alberto Biasi, tra i maggiori esponenti dell’arte ottico-cinetica europea, o Sandi Renko, veneto, o gli artisti di Parallelo Tre. Tra i tedeschi, segnalerei Helmut Fleiss; tra gli svizzeri, Christine Streuli.
Tra le mie ricerche, una menzione va al Kawaii Pop, che ha avuto un importante crescendo negli ultimi anni: l’italiano Paolo Pedroni si può ancora acquistare tra i 2000 e i 15000 euro, ma è destinato a salire. Il leader di questa corrente, Manuka Yamamoto, ha oggi quotazioni che a volte superano i 100.000 euro. Sempre in Giappone, Yosuke Ueno, ha assimilato i codici del nuovo surrealismo. Il filippino Blic è arrivato al Kawaii pop fondendo graffiti e street-art. In Italia abbiamo Millo, anche lui viene dalla street-art. Yocotin, un giovane artista che produce da quattro anni, è richiestissimo dai Millennials. Fatima Ronquillo, raffinatissima artista già presente nei musei importanti, è molto ricercata.
Il tailandese Alex Face è già presente al Moca Museum di Bangkok; le sue opere oscillano tra i 20.000 e gli 80.000 Euro.
Infine, non posso tralasciare due delle mie “icone”: Ghada Amer e Vanessa Beecroft. E anche Alex Carer, Catharina Grosse, Latifa Echakhch. E molti artisti africani.
- Consigli per un collezionista alle prime armi? A chi bisogna affidarsi per costruire una collezione dal principio?
Oggi i nuovi collezionisti hanno le idee molto chiare. Innanzitutto, bisogna partire da un’idea di budget. Poi, consiglio sempre di frequentare le fiere, anche internazionali; di studiare le correnti artistiche, di farsi guidare da art advisor di provata competenza: evitate i “tuttologi”, e non affidatevi a un solo gallerista. I collezionisti hanno la libertà di scegliere e acquistare ciò che per loro è importante, ma suggerisco sempre di visitare prima le accademie, di studiare le fiere e le aste.
- Quali sono oggi i trend del settore?
Oggi i trend sono sia culturali che sociali, stiamo vivendo un momento di nuova consapevolezza globale. L’arte digitale è uno specchio perfetto della “nuova era”, così come gli NFT, la fotografia e la video arte, il metaverso, la blockchain. Anche l’arte africana oggi sta vivendo un ruolo da forte protagonista: una spinta significativa l’hanno data i coniugi Obama, che hanno voluto un loro ritrattista di fiducia.
Barack si è affidato a Kehinde Wiley; Michelle, invece, ha scelto l’artista afroamericana Amy Sherald. Inutile dire che i prezzi dei due artisti sono volati alle stelle.
Ma anche l’Asia, che ha molti interessi in Africa, ne ha fortemente promosso l’arte, cosa impensabile anni fa quando gli speculatori investivano sugli artisti cinesi.
Facciamo un breve cenno storico: l’importante ruolo di propagatori dell’Art Negre va alle avanguardie storiche di inizio XX secolo, con cubismo, Fauves e Die Brücke tra i primi. L’Italia era stata pioniera, organizzando la “Mostra di Scultura Negra” a Venezia per la XIII Esposizione Internazionale d’Arte. Dobbiamo arrivare agli anni Ottanta e Novanta per vedere l’esplosione dell’arte africana contemporanea, che acquista pieno diritto di cittadinanza nel panorama artistico internazionale. Troviamo alcuni artisti divenuti importanti, come Chêri Samba, Seni Camara e Frédéric Bouabrè e alcuni purtroppo ancora in ombra come George Lilanga. Molti artisti recenti come Julie Mehretu – etiope naturalizzata americana – ha esposto al Lacma di Los Angeles, la sudafricana Zanele Muholi alla Tate Modern di Londra, a Yinka
Shonibare, nigeriano naturalizzato britannico, ha avuto il prestigioso premio Icon. Nel 2019 l’artista ghanese El Anatsui ha vinto il Leone d’Oro alla Carriera della Biennale di Venezia.
Kara Walker ha tenuto una retrospettiva al Kunst Museum di Basilea; si tratta di un’artista fortemente impegnata sulle tematiche sociali e sul razzismo, così come il sudafricano William Kentridge, nato a Johannesburg durante gli anni dell’apartheid. Simone Leigh ha vinto il Leone d’oro per Brick House alla Biennale di Venezia 2022, è la prima artista donna nera a rappresentare gli Stati Uniti.
Senza dubbio, il boom dell’arte africana è il fenomeno più dirompente dell’ultimo quinquennio.
- Pensa che Parigi possa davvero prendere il sopravvento su Londra come centro del sistema dell’arte europeo? Come valuta lo sviluppo del mercato nella capitale francese?
La “Ville Lumière”, nel post pandemia, ha senza dubbio acquisito lo scettro per il mercato dell’arte internazionale. In Avenue Matignon, dove da anni si trova la sede parigina di Christie’s, si sono insediate importanti gallerie tra cui Emmanuel Perrotin, Kamel Mennour e Almine Rech, che sanciscono una rinascita culturale di Parigi come centro per l’arte internazionale. I suoi molti musei, la sua storia, i collezionisti di alto livello, fiere come Paris+ par Art Basel, la mettono al primo posto in Europa.
Molti addetti ai lavori avevano previsto questa rinnovata attenzione per Parigi già nel 2016, quando il Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione Europea. La Francia post-Brexit sembra più attraente a livello europeo, mantenendo la sua posizione di quarto mercato dell’arte al mondo con una quota stabile del 7%. Sicuramente la Brexit non ha aiutato il mercato, e Parigi in Europa è stata più “avvicinabile” nel periodo pandemico e post pandemico.
- E l’Italia? Quali sono i fattori che potrebbero aiutare e sostenere il settore?
Un punto su cui tutti gli operatori sembrerebbero essere d’accordo è la necessità di una rimodulazione dell’IVA per garantire benefici al nostro Paese e vantaggi per tutta la filiera dell’arte. Si tratta di un tema che in Italia affiora a intervalli regolari. Il sottosegretario Vittorio Sgarbi ha recentemente annunciato una revisione delle aliquote IVA in relazione alle opere d’arte; sarebbe un’iniziativa importante, perché significa prendere atto dell’importanza del mondo dell’arte anche come agente economico oltre che culturale, e susciterebbe un maggior interesse verso il nostro mercato.
- Scenari internazionali Pensa che l’incerta situazione socio politica possa influire sul mercato dell’arte?
La funzione principale dell’arte è quella di garantire la possibilità di esprimersi, evitando di subire pericolose costrizioni, o forzati adeguamenti al pensiero comune. Per quanto riguarda il mercato, è New York (il primo luogo di vendita globale) il vero banco di prova. Dopo il robusto aumento delle vendite sia nel 2021 che nel 2022, sarà interessante vedere come reagiranno gli acquirenti all’economia instabile di quest’anno. Sono stati i Millennials ad aiutare il mercato dell’arte globale a resistere alla pandemia, e a conquistare un ruolo da protagonisti dell’art market internazionale. I dati di Bloomberg riportano che il 40% dell’arte viene acquistata proprio dai giovanissimi, con un portafoglio d’investimento pari a 3 miliardi di dollari. Nel periodo pandemico, l’assenza di fiere, inaugurazioni, occasioni di incontro, ha portato i giovani a riversarsi sulla “piazza” digitale, esercitando un potere forte sui trend internazionali e creando veri e propri opinion maker, collezionisti come Emily Ratajkowski, G-Dragon e Taeyang, che vantano un’audience di milioni di followers su Instagram.
- Quale sarà il futuro delle gallerie d’arte?
Nel 2020 il destino delle fiere d’arte e gallerie sembrava segnato, tra chiusure e passaggio all’online. Nel 2022, invece, c’è stata una forte inversione di tendenza: infatti, nonostante i costi da sostenere per partecipare agli eventi fieristici in ogni parte del globo, molte gallerie hanno scelto di non rinunciare alla presenza di un proprio stand, consolidando il proprio status anche online. Le gallerie più lungimiranti prima della pandemia avevano già investito nell’online e sviluppato segmenti di coesione con i propri clienti.
Le gallerie saranno sempre importanti e performanti per il primo mercato. Sulle vendite totali, c’è stato un aumento dal 27% nel 2021 al 35% nel 2022, seppur significativamente al di sotto dei livelli pre-pandemia del 2019. In generale, il biennio 2020-2022 è stato caratterizzato da un forte incremento – in termini di presenze e investimenti – nel settore online da parte di case d’asta, gallerie d’arte e grandi marketplace. Ogni anno il giro d’affari legato a queste piattaforme supera i 4 miliardi di dollari. Una cifra incredibile alla quale contribuisce il fatto che su alcuni siti è possibile partecipare anche alle aste dei diversi operatori del mercato.
- Arte. Cosa ci può dire dal suo punto di vista privilegiato? C’è ancora margine di investimento?
All’interno dei mercati internazionali, l’arte digitale si sta creando un posto unico, fondendo il mondo dell’arte e della tecnologia per creare nuove espressioni per gli artisti e nuove possibilità per collezionisti e investitori. Con la crescente popolarità dei token non fungibili (NFT), stiamo vivendo un cambiamento significativo verso un mercato più inclusivo e accessibile. Anche Art Basel, la principale fiera d’arte internazionale, riconosce questa tendenza e il suo potenziale impatto. A Febbraio 2023 il Centre Pompidou ha acquistato una serie di opere digitali dell’artista Sarah Meyohas, pioniera nel mondo NFT, che si aggiungono ad altre 17 NFT già nella collezione del museo francese. A mio avviso, nei prossimi anni, la cripto-arte NFT vedrà un incremento ulteriore di sviluppo, e quindi un crescente margine di investimento per i collezionisti (ma sempre con cautela).