Al museo di Storia politica di San Pietroburgo in mostra i dipinti realizzati in carcere da Viktor Bout, ex ufficiale sovietico e trafficante d’armi
Lui è un ex ufficiale dell’aeronautica sovietica, secondo molti anche ex agente del Kgb. Accusato dagli Usa di aver venduto armi ad al Qaeda, ai talebani e ai militanti in Ruanda. Per questo noto come “il mercante di morte”, nel 2012 condannato a 25 anni negli USA dopo una travagliata estradizione dalla Thailandia. Oggi libero di presentare in un museo una mostra di 40 suoi dipinti realizzati in carcere. Parliamo di Viktor Bout, che dagli Usa fu infatti rilasciato in cambio della liberazione da parte di Mosca della cestista americana Brittney Griner. A sua volta detenuta in Russia con l’accusa di contrabbando di droga.
Fra le accuse che portarono Bout nelle carceri americane c’era l’aver cospirato per uccidere alcuni cittadini americani. E una fornitura di armi ai guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Eric Holder, procuratore generale dell’epoca dei fatti, definì Bout “uno dei trafficanti d’armi più influenti al mondo”. Ma con il celebre scambio di prigionieri è tornato in circolazione, entrando nel partito liberal-democratico russo, formazione di estrema destra che sostiene Vladimir Putin. Già celebrato con una mostra di 20 opere a matita e acquarello presentate alla Biblioteca nazionale russa. Ora l’esposizione al Museo di Storia politica di San Pietroburgo. Dove fino al 4 luglio è esposta anche una maglietta firmata dalla “compagna di sventura” Griner.