Il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri presenta BURRIRAVENNAORO. Una mostra che si concentra sulle opere che Alberto Burri negli anni Novanta realizzò a Ravenna. L’evento, organizzato nell’ambito dell’VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo, è visitabile dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024.
Come per ognuno di noi, anche quella di Alberto Burri è una vita leggibile attraverso le città in cui ha vissuto. Che abbiano avuto un’influenza diretta o che si rivelino utili per formulare narrazioni posteriori, questi luoghi appaino oggi un itinerario perfetto che descrivere l’evoluzione della sua pittura.
Si parte da Città di Castello, Umbria, dov’è nato nel 1915. C’è poi Perugia, dove si laurea in medicina. E l’Africa, dove prende parte alla guerra. Qui viene fatto prigioniero dalle truppe inglesi e consegnato agli alleati statunitensi. In Texas trascorre tre anni in un campo di prigionia. In questi mesi difficili decide l’abbandono della professione medica e di dedicarsi totalmente alla pittura. Finita la guerra, nel 1946, torna in Italia e sceglie Roma per iniziare la sua carriera artistica. Qui esordisce con una pittura di figurazione.
La svolta avviene dopo un viaggio compiuto nel 1948 a Parigi. Burri mette a punto un proprio linguaggio denotato da un radicale azzeramento linguistico e una straordinaria libertà operativa. Introduce materiali ritenuti extra-pittorici come il catrame, la pietra pomice, le colle ed altri, al fine di ideare una differente dimensione del colore, recuperato nelle valenze cromatiche già esistenti. Il nero del catrame, il grigio della pietra pomice, l’ocra delle colle e dei primi tessuti come la juta e i sacchi riciclati, rammendati e consunti da un ‘vissuto’ che, nella creazione del dipinto, ne aumenta in modo esponenziale la pregnanza e la ‘presenza’ fisica reale.
Nascono così i Catrami (1948-49), i Sacchi (1949-50), i Gobbi (1950), le Combustioni di carte (1953), ma anche di legni e Plastiche (1957), i Ferri (1958), i Legni (1958), le Combustioni di plastiche trasparenti (1962), i Cretti acrovinilici (1973) e i Cellotex (1952-53), composti lignei dipinti ad acrilico (dal 1973 al 1993).
Tra le città che l’hanno segnato ce n’è poi una più insolita: Ravenna. Qui negli anni Novanta Burri avvia una collaborazione con il Gruppo Ferruzzi, che lo porta alla realizzazione di alcuni cicli pittorici elaborati in stretta relazione con la storia artistica della città. Nel ciclo S. Vitale realizza grandi cellotex dipinti ad acrilico di color nero, a cui affianca alcune opere grafiche. Nei cicli dei dipinti Nero e Oro (1993) evidente invece il riferimento alla cultura musiva di alta decorazione fiorita a Bisanzio e sviluppatasi nella città di Ravenna.
Questi e altri cicli compongono una mostra di circa 100 opere, mai prima d’ora così vistosamente esibite. A queste si affianca un’area multimediale inerente alla biografia di Burri, con i progetti e i bozzetti concepiti per la committenza Gardini (mai realizzata) e alcuni filmati che documentano l’artista al lavoro, insieme al catalogo della mostra con saggi critici di Bruno Corà, Francesco Moschini, Roberto Cantagalli e Daniele Torcellini e documenti delle opere esposte al MAR.