Per la prima volta in Italia, il Museo MAN di Nuoro dedica una mostra alla pratica scultorea di Henri Matisse. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti, si compone di 30 sculture e una ventina fra disegni, incisioni, oltre a fotografie d’epoca e pellicole originali, con l’obiettivo di evidenziare le diverse soluzioni formali con cui l’artista ha intrepretato la figura umana. Dal 14 Luglio 2023 al 12 Novembre 2023.
Henri Matisse è uno dei più grandi artisti del Novecento, apprezzato dalla critica e conosciutissimo dal pubblico. Eppure la forma espressiva che principalmente gli si associa è la pittura. Poco, o nulla, si dice della sua attività scultorea. Ma è proprio questa a rivelare la piena potenzialità dell’autore, versatile e incline alla sperimentazione. Un artista più ampio, completo. L’opera scultorea di Matisse rivela una vita parallela rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume, allo spazio, che merita di essere posta in relazione con quella di altri grandi scultori del XX secolo. Ma soprattutto consente di esplorare trasversalmente le sue soluzioni espressive.
Ed è proprio l’intento della mostra proposta dal Museo MAN di Nuoro, che grazie alla curatela di Chiara Gatti assorbe il concept già sperimentato alla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza e lo adatta agli spazi del museo sardo. Al centro dell’indagine, della mostra e della pratica di Matisse, la figura umana. Dall’indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, Matisse ha sviluppato un percorso di riduzione geometrica dell’immagine che lo ha portato verso un’astrazione ai limiti del radicale.
Come l’artista stesso affermò nel 1908 nelle sue Notes d’un peintre: «ciò che mi interessa di più non è né la natura morta né il paesaggio, è la figura». La figura, non per il suo pathos, il suo lirismo, gli stati d’animo o la flessione esistenziale. Ma per il suo senso di presenza nello spazio e la sua ideale evoluzione nel tempo, per i gesti e le linee dinamiche che essa genera nell’aria. Ecco che allora l’artista ha operato l’evoluzione di un dato naturalistico in una sintesi finale che sublima la contingenza in una dimensione di perfezione assoluta.
Da qui prende avvio la mostra, che apporta un’analisi del metodo di creazione dell’artista e del suo lavoro di trasformazione della figura in variazioni seriali. Il percorso allinea sequenze di bronzi, datate dai primi anni Dieci agli anni Trenta, e soggetti presentati nei loro diversi stati successivi e accostati alle fonti di ispirazione dell’artista, tra cui fotografie di nudi e modelle in posa, oltre a una selezione essenziale di pochi dipinti in cui i motivi stessi svelano la doppia anima della sua ricerca parallela, pittorica e scultorea.
Troviamo dunque opere uniche, come Le tiaré, di cui non esistono stadi differenti. Oppure soggetti che si ripetono a intervalli diversi, variando e trasformandosi, come il celebre ciclo di Jeannette (I-V). Come in una “metamorfosi”, che ben spiega il titolo della mostra, le sue figure evolvono da una trascrizione naturale a una sintesi radicale del dato visivo.
Un passaggio che è maggiormente evidente nella pratica scultorea, dove sono rintracciabili chiaramente nuclei e serie di lavori. Al contrario in pittura, nonostante la ripetizioni di temi ed espressioni, è difficile raggruppare una selezione di opere sotto lo stesso cappello. Seguendo quindi un approccio trasversale, la mostra accosta, per esempio, l’Odalisca del Museo Novecento di Milano ai disegni e ai bronzi ad essa connessi, evidenziandone le sottili relazioni.