Una progettualità condivisa tra sedici partner italiani a sostegno della produzione di artisti emergenti voluta da Santarcengelo dei Teatri: è FONDO, che oggi, durante la 53ma edizione di Santarcangelo Festival (in corso fino al 16 luglio) ha svelato i nomi dei vincitori della seconda edizione, Elena Rivoltini e Vashish Soobah e ha annunciato tre nuovi partner.
Durante l’edizione del Festival in corso hanno debuttato la due produzioni di Emilia Verginelli (Lourdes) e Agnese Banti (Speaking Cables. Dispositivo coreografico per voce, cavi e altoparlanti), artiste selezionate per prima edizione di FONDO, che hanno presentato il risultato di un anno di ricerca.
Abbiamo parlato della nascita di FONDO, su come fa rete e delle modalità con cui sostiene artisti e compagnie emergenti con Tomasz Kireńczuk, Direttore artistico di Santarcangelo dei Teatri, nell’intervista qui sotto.
Silvia Conta: FONDO è un nuovo network per la creatività emergente. Come è nato, in che modo è legato a Santarcengelo dei Teatri e quali sono i suoi obiettivi? Come si sostiene economicamente il progetto?
Tomasz Kireńczuk: «FONDO nasce nel 2022, in occasione del mio primo anno di direzione artistica con l’obiettivo di offrire un supporto alla creatività emergente anche al di fuori dei dieci giorni di Festival ma all’interno di un progetto strutturato annuale che andasse oltre i canoni di produzione legati ai finanziamenti pubblici, e che rispettasse i tempi lunghi necessari alla ricerca. Ci interessava capire cosa esattamente significa sostenere artisti emergenti, che per la natura dei loro percorsi artistici e per il momento in cui si trovano le loro carriere, hanno bisogno di sperimentare, ma anche dello spazio e del tempo giusti per rendere questa sperimentazione sicura. Volevamo capire come un’istituzione come Santarcangelo Festival potesse intervenire su questo versante.
Sappiamo bene che gli e le artistə emergentə in Italia si confrontano continuamente con una situazione molto precaria, con la mancanza di economie, spazi, mezzi di produzione, visibilità. Desideravamo immaginare una collaborazione orizzontale con gli altri partner italiani che ci permettesse di costruire una collaborazione che andasse oltre le nostre attività quotidiane, che ci permettesse di fare cose che non riguardassero i nostri doveri ministeriali. Sappiamo bene che l’associazione Santarcangelo dei Teatri non ha né mezzi né possibilità di agire da sola, e non ci interessava farlo. Volevamo piuttosto creare una collaborazione con partner diversi, sia dal punto di vista amministrativo che curatoriale, per capire come unire le forze per offrire un sostegno significativo a chi ne aveva bisogno. Nella prima edizione di Fondo eravamo 13 partner da tutta Italia, mentre la seconda ha visto 3 nuove adesioni. Ogni partner investe 5mila euro, offre anche le possibilità di residenze e masterclass. L’obiettivo era quello di lavorare in modo molto aperto, con molta libertà rispetto ai diversi modi in cui entriamo nel progetto. Durante Santarcangelo Festival 2023 presentiamo i lavori di Emilia Verginelli e Agnese Banti (vincitrici della prima edizione): chiaramente è stata una nostra scelta, perché nessuno tra i partner è tenuto a farlo; ci fa molto piacere che entrambe le artiste sostenute da Fondo abbiamo già date per l’autunno 2023».
Come scegliete gli artisti e i progetti da sostenere?
«Anche qui operiamo con la massima libertà, e non ci diamo limiti di tipo anagrafico o istituzionale. Devo dire che la scelta è diventata un’esperienza fondamentale per tutti i partner, perchè ci permette di scoprire nuovi profili artistici interessanti, di ampliare il nostro sguardo sulla scena emergente italiana. Ogni partner presenta al massimo 2 profili di artistə che segue, che lo interessano, dopodiché si discute a lungo per capire a che punto siamo e costruire una mappatura su cui lavorare. Le discussioni sono lunghe e belle, sono un’opportunità per scoprire e non sono vissute su base competitiva: trovo molto toccante il modo in cui non siamo entrati nella logica di difendere o promuovere “il proprio”. Sulla base della discussione creiamo una shortlist di 8 artistə, compagnie a cui chiediamo di presentarci un progetto di ricerca che vogliono svolgere con il sostegno del Fondo. E’ importante sottolineare che ogni artista che ci presenta il proprio progetto viene pagato. Si tratta di una quota simbolica, ma ci sembrava davvero cruciale dare un segnale sul fatto che il lavoro deve essere pagato. Dopo aver ascoltato i progetti, organizziamo un’altra lunga, bella e sincera discussione per capire con quale artista e con quale progetto di ricerca i mezzi di Fondo corrispondono di più. Si cerca di supportare artistə che hanno già una certa esperienza ma che hanno bisogno di sviluppare le pratiche o i linguaggi su cui stanno ancora sperimentando. Tendiamo a proporre artistə che nella loro pratica mescolino diverse discipline e linguaggi. La grande bellezza di questo progetto è che ci permette di prenderci dei rischi, di sostenere le pratiche che forse non sono facilmente associabili alle strutture di sostegno già esistenti».
Che cosa prevede il programma a cui possono accedere gli artisti selezionati per fondo?
«Ogni artista riceve un fee che sostiene la ricerca di 20.000 euro, oltre a quasi 50 giornate di residenza artistica ospitata dai diversi partner e quattro masterclass curate da artistə di rilevanza internazionale, oltre a un supporto amministrativo e una consulenza legata alla creazione. Importante che le e gli artistə selezionatə sono totalmente liberə di decidere come usare questi mezzi. Non è neanche richiesto di arrivare necessariamente a una produzione. Questa è una opportunità ma non un dovere. Chiediamo soltanto di presentare l’effetto finale della loro ricerca durante Santarcangelo Festival, lo stesso luogo dove si comincia e si conclude il FONDO. Chiaramente la presentazione al Festival e quelle presso gli altri partner sono pagate oltre la quota di sostegno garantita da FONDO».
Quali sono gli aspetti più rilevanti della programmazione del primo anno?
«Le due artiste sostenute della prima edizione, Emilia Verginelli e Agnese Banti, sono molto diverse, la prima già legata alla dimensione del performativo e la seconda una sound artist che viene dalla Scuola Malagola di Ravenna, alla sua prima creazione autoriale. Le masterclass vengono svolte insieme dunque tra le due artiste durante i 12 mesi si è creato un dialogo e un confronto aperto».
Quali saranno le novità dell’edizione al via oggi?
«Questa nuova edizione, che è stata presentata il 14 luglio presso la Scuola Pascucci a Santarcangelo in occasione di questa edizione del Festival, è ancora più ampia perché comprende tre partner nuovi: Lavanderia a Vapore / Fondazione Piemonte dal Vivo, Scarti – Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione, La Spezia e Fuorimargine / Centro di produzione della danza in Sardegna I Teatri di Reggio Emilia. Insieme a loro si è definita la short list di quest’anno: Aurelio Di Virgilio, Elena Rivoltini, Giovanfrancesco Giannini, Gloria Dorliguzzo, madalena reversa, Marina Donatone, Michele Ifigenia Colturi, Vashish Soobah. A vincere, infine, sono statə Elena Rivoltini e Vashish Soobah».
Chi sono i vincitori della nuova edizione
Vashish Soobah (1994) è un artista visivo, filmmaker e documentarista nato in Sicilia da genitori mauriziani cresciuto in Brianza e attualmente di base a Milano. Si è laureato in Media Design ed Arti Multimediali (2018) presso NABA e ha ottenuto un Master in Moving Image & Artist’s Film presso Goldsmiths, University of London (2019). Nella costruzione dei suoi lavori parte sempre dalla sua condizione di in-between, ovvero quella di essere in mezzo tra due culture, quella italiana e quella mauriziana. La sua pratica verte attorno al concetto di memoria e migrazione, sul significato di casa e di identità, sulla spiritualità e sulle questioni legate alla diaspora mauriziana attraverso narrazioni biografiche e personali.
Elena Rivoltini (1994), è performer, attrice, musicista, cantante e autrice. Si è diplomata nel 2017 presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano e porta avanti parallelamente gli studi musicali specializzandosi in polifonia vocale antica e musica elettronica. Ha debuttato a teatro lavorando come performer per Bob Wilson in Odyssey (Piccolo Teatro di Milano, 2016) e dal diploma ad oggi ha lavorato come interprete nel mondo del teatro di parola, del teatro danza, della performance e del teatro musicale. Parla cinque lingue – italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e conserva le tracce del dialetto dei nonni per comporre un archivio sonoro