Il Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano si apre all’haute couture e alla rivisitazione di un mito greco-romano con l’intervento dello stilista e desginer Sylvio Giardina
Frammenti di stoffe obliate, preziosi lacerti di sartoria assemblati insieme a comporre un unico, monumentale abito indossato da una Persefone dormiente nell’Aula X del Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano. È questo l’intervento one shot del 13 luglio 2023 intitolato SI/LENZIO e curato da Alessio de’ Navasques ad opera di Sylvio Giardina. Dopo la mostra-performance nei saloni del piano nobile di Palazzo Farnese dello scorso gennaio, in dialogo con gli affreschi michelangioleschi dei soffitti, il designer franco-siciliano ha scelto la dimora romana del reperto archeologico per riportare alla luce un mito caro e intrigante.
Mentre era intenta a raccogliere fiori insieme alle figlie di Oceano, la fanciulla Persefone fu attratta da un narciso rigoglioso. Quando si chinò a coglierlo però da questi spuntò Ade, re degli Inferi. Che la condusse con sé nell’Aldilà per sposarla contro il suo volere. Ogni sei mesi tuttavia a Persefone fu concesso di tornare sulla terra da sua madre Demetra, portando ciclicamente la primavera. Un’installazione sonora, vertiginosa e immersiva, creata da Filippo Temperini e Tania Alineri, è stata scelta per accompagnare la fruizione. Attraverso gli spazi aperti delle Terme fino alla sala in cui la performer e artista visiva Mina Serrano – assorta in un sonno sacro e profondo dalle parvenze preraffaellite – impersonava la dea, indossando la veste-palinsesto di Giardina.
Dripping su tessuto
“Abbiamo utilizzato la tecnica del dripping, ma su tessuto. Ogni parte di questo abito fa parte di un progetto diverso al quale abbiamo lavorato negli anni. Ritrovato in un armadio e ripreso per farlo rinascere”, ha spiegato il designer. “Su un grande pannello abbiamo creato degli arazzi, i frammenti sono stati cuciti insieme e poi tagliati in diretta”. Scampoli di organze di seta, gazzarre, chiffon, georgette, crepe, cady, mikado, duchesse, pizzi francesi, foglie di velluto e fili metallici compongono le decorazioni di un abito narrativo. Che racconta la storia variegata di un lavoro artigianale, in un’operazione che lega i ricordi col filo della memoria.
L’installazione di Persefone assopita entro la sua veste di Primavera, si richiama anche alla mostra allestita nel Complesso delle Terme. Dedicata al ritrovamento della tomba di una giovane del VII secolo a. C. con il suo corredo pressoché intatto di mobili d’ambra. Il sonno della performer è onirico, ma anche d’oltretomba. È il sonno ultimo, ma anche il preludio di un ciclico risveglio fiorito. E non solo: “Chi conosce le collezioni del Museo osservando questo intervento può pensare all’ermafrodito o alla testa di Niobe che ora sono in mostra al Palazzo delle Esposizioni o all’Erinni dormiente Ludovisi di Palazzo Altemps”, ha commentato il Direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger.
Continuare a vivere
“Stiamo intraprendendo un percorso che è cominciato nel 2022, quando abbiamo ospitato in questi spazi l’opera La commedia umana di Ai Weiwei. E che sta continuando con le mostre Vita Dulcis di Francesco Vezzoli e L’istante e l’eternità dove ci sono anche opere contemporanee. Tutto questo per mostrare che l’arte antica non è morta, è viva anche quando dorme”, ha aggiunto Verger, indicando la Persefone di Giardina. “Inoltre non dobbiamo dimenticare che nelle cerimonie e nei rituali antichi le statue venivano vestite a festa, perciò questo intervento di haute couture e performance si lega ancor di più al passato, rendendolo attuale”.
Verger ha messo in luce come le ampie e luminose aule delle Terme di Diocleziano, adorne di sculture e meravigliosi mosaici pavimentali, hanno la caratteristica di cambiare continuamente aspetto a seconda della mostra che ospitano. “Con il lampadario di Weiwei c’era un’atmosfera, ora con l’intervento di Giardina ce n’è un’altra. Sono occasioni offerte a questi luoghi per rinascere, continuare a vivere”, ha spiegato il Direttore, ricordando che all’inizio del XX secolo, quando già il Museo era stato aperto al pubblico. In una delle sue aule aveva il suo atelier lo scultore israelita americano Moses Ezekiel. Non è da escludere che il Complesso delle Terme ospiterà in futuro una mostra in suo omaggio.