Li abbiamo frequentati in molti, probabilmente senza saper dare loro un nome o senza pensarci. Parliamo di quegli spazi anonimi, non identitari o relazionali anche se frequentati quotidianamente da moltissime persone come gli aeroporti o i centri commerciali. È stato Marc Augé a dare loro un nome, “Nonluoghi“. Antropologo, etnologo, scrittore e filosofo francese, Augé è morto nella notte all’età di 87 anni in Francia.
Augé ha svolto numerose ricerche etnografiche in Africa, soprattutto in Costa d’Avorio e Togo, che hanno prodotto la pubblicazione dei suoi primi tre saggi. In questi primi lavori, per descrivere l’oggetto della sua ricerca, Augé ha coniato il termine idéo-logique che può essere inteso come quella logica interna alla rappresentazione che una società fa di se stessa.
Dopo la metà degli anni Ottanta, ha effettuato numerosi soggiorni in America latina. Successivamente si concentra sulla società contemporanea metropolitana, approfondendo temi come la globalizzazione e le società multietniche, ma anche l’incremento della solitudine in un’epoca di moltiplicazione dei mezzi di comunicazione.
La teoria di Augé sui nonluoghi viene spiegata approfonditamente nel libro del 1992 “Non-Lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité”, edito in Italia nel 1996.