La Cattedrale dell’Immagine di Firenze si trova a pochi passi da Ponte Vecchio, e conferisce nuova vita a un’antica chiesa sconsacrata. Ogni giovedì, fino al 28 settembre,, ospita l’opera più rappresentata al mondo: La Traviata di Giuseppe Verdi, per la prima volta in un’inedita versione immersiva e semiscenica, prodotta da Opera Laboratori, Sillabe Editore, Modigliani Produzioni e Crossmedia.
Sul palcoscenico una selezione di scene chiave dell’opera lirica che racconta la struggente storia d’amore tra Violetta e Alfredo, intercalate dall’intervento di un narratore, Paolo Noseda, che racconta in italiano e inglese i passaggi che collegano tra loro le parti selezionate. Durante tutto lo spettacolo la scenografie deborda dal palcoscenico sulle pareti interne dell’edificio avvolgendo lo spettatore mediante le video installazioni appositamente create da Crossmedia, con l’allestimento scenico e la regia di Nicola Fanucchi e la direzione artistica di Mario Menicagli (potete trovare informazioni e biglietti qui).
Ne abbiamo parlato con Federico Dalgas Pandolfini, Presidente di Crossmedia Group, e con Mario Menicagli, Direttore d’orchestra e Direttore artistico, nell’intervista qui sotto.
Crossmedia e la Cattedrale dell’Immagine sono realtà attive dal 2015. Con quali intenti sono nate e come sono cambiate nel tempo? Che cosa rappresentano oggi e come si collocano nel panorama dell’offerta culturale fiornetina?
Federico Dalgas Pandolfini: «A Firenze, città nota in tutto il mondo per il suo sconfinato patrimonio culturale e museale, motivo di richiamo di milioni di turisti l’anno (in continua crescita), mancava uno spazio a metà strada tra l’aducativo e l’intrattenimento (in inglese Edutainment). La Cattedrale dell’Immagine si rivolge principalmente ad un pubblico italiano, attraverso un linguaggio semplice ma non superficiale, facendo uso di tecnologie multimediali (dal mapping, all’AI, dalla Virtual reality (VR), alle Mirror Rooms, all’augmented reality. Con il tempo l’offerta di intrattenimento culturale si è allargata sempre più ai 5 sensi, partendo dalle proiezioni, colpendo quindi lo spettatore attraverso la vista, passando per l’audio bi-tridimensionale dunque l’udito con sound track as originali fini ad arrivare ad opere e concerti, ai profumi e al tatto.
Le produzioni, inizialmente esclusivamente immersive, con il tempo sono diventate phigytal, legando quindi installazioni multimediali a quelle fisiche (nel prossimo futuro sono previste mostre multimediali con opere originali fisiche)».
Dopo le mostre immersive su grandi artisti con la versione de La Traviata che proponete fino alle fine di agosto la Cattedrale dell’Immagine di apre alla lirica. Come è nata questa scelta?
FDP: «Questa risposta ti direi che è nata da un input di Sillabe e Opera Laboratori (con i quali collaboriamo dal 2021), che noi abbiamo raccolto con entusiasmo per cercare di raccontare il mondo del teatro e dell’Opera in maniera particolare ad un pubblico non necessariamente avvezzo a frequentare i luoghi deputati a questo genere di eventi. Esattamente come siamo riuscì con le mostre multimediali ad interessare un target che poco frequentava i luoghi classici delle mostre analogiche.
Non è mai semplice effettuare una selezione di un’opera lirica, necessità originata da motivi di durata e al fine di rendere lo spettacolo fruibile anche per il pubblico dei non melomani, che è poi l’obiettivo principale del progetto.
Se poi siamo di fronte ad un capolavoro come “La traviata”, dove ogni frammento musicale è una pietra miliare del repertorio lirico, il percorso diventa ancora più irto di difficoltà.
Le parti “sacrificate”, devono essere vagliate con attenzione, al fine di non compromettere libretto e linea armonica dell’opera.
Abbiamo cercato di operare per il meglio in questo senso, compensando eventuali vuoti drammaturgici con una voce narrante inserita nel contesto nelle vesti un autentico protagonista».
In merito a questa versione si è parlato di approccio – cito – “più immediato all’opera lirica”. Quali ragioni vi hanno portato a questa scelta? C’è un tipo di pubblico ideale a cui si rivolge?
Mario Menicagli: «L’intenzione è quella di rendere lo spettacolo fruibile a tutti, togliendo la lirica da quell’alone di “sudditanza psicologica” che spesso ne determina l’allontanamento di gran parte del pubblico, soprattutto giovanile.
Saranno i nuovi progetti e le nuove idee che dovranno avere la meglio su retaggi che possono minare l’immortalità di questo nostro grande patrimonio».
L’aspetto immersivo consiste in una serie di proiezioni che vanno a sostituire la scenografia in senso classico, coprendo interamente il palcoscenico e le pareti della chiesa sconsacrata in cui si svolge lo spettacolo. Quali opportunità apre questa modalità rispetto alla scenografia classica?
MM: «Il pubblico si trova immerso nella scenografia, il pubblico è parte integrante dell’opera stessa; la proiezione a 360° studiata e pensata da regista e Cross Media contribuiscono in modo determinante a questo effetto che, inserito in un contesto straordinario come quello della Basilica dell’Immagine, rende lo spettacolo unico nel suo genere».
In scena quattro cantanti e il narratore, come orchestra da quattro a dodici elementi. Immagino che il costo di produzione sia più contenuto rispetto agli eventi con la versione classica. Quali vantaggi e quali ripercussioni può avere questo aspetto sul sistema della lirica?
MM: «Non siamo certo i primi ad operare in questo senso. Le “riduzioni”, soprattutto in ambienti più piccoli e limitati rispetto ai palcoscenici tradizionali, sono molto diffuse in città e provincia.
I costi di produzione di un’opera lirica nella versione integrale sono altissimi e, giustamente, sono gli Enti lirici e i Teatri di Tradizione, finanziati principalmente per questo, ad avere l’onere e l’onore dell’incarico di rappresentarle.
Alle altre organizzazioni, possono essere demandate soluzioni alternative, con minori costi e, nel caso di riscontro positivo, anche di vantaggi economici; il tutto seguendo una sorta di “codice etico” che non mini e dequalifichi la dignità di questo immenso patrimonio».
Quali progetti avete per il futuro di questa versione de La Traviata? Avete in programma operazioni simili anche con altre opere?
MM: «L’intenzione nel breve periodo è di crescere con questa produzione, a livello di comunicazione e, ovviamente anche a livello di risultato artistico. Daremo la possibilità a nuovi interpreti giovanili inserirsi gradualmente nel “roster” dei protagonisti, organizzeremo periodicamente eventi speciali con formazioni strumentali più ampie e con l’inserimento del coro, come già avvenuto per l’anteprima.
Stiamo già vagliando l’ipotesi di realizzare nuovi titoli ma per adesso la concentrazione è tutta riposta nella nostra Traviata. D’altronde ci siamo dati una scadenza, quella di settembre; ci serierà per tirare le somme di questa esperienza e di valutare il da farsi per il futuro.
Cosa speriamo è inutile sottolinearlo…».