Tra le mostre imperdibili della rovente estate romana, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, c’è “Picasso Metamorfico” a cura di Fernando Castro Florez, voluta dalla direttrice Cristina Collu in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna in Italia, l’Accademia di Spagna a Roma, l’Ente Spagnolo del Turismo a Roma e l’Istituto Cervantes.
L’esposizione di opere grafiche è stata organizzata in occasione del 50mo anniversario della morte dell’artista, e i 70 della grande mostra personale di Picasso a Roma, nel 1953.
Una selezione di 300 capolavori, tra disegni e incisioni provenienti dal Museo Casa Natal Picasso di Malaga, mostra i processi di trasformazione e di cambiamento della linea di Pablo Picasso (Malaga, 1881- Mogins, 1973), sempre dinamico e metamorfico, concepita come un autoritratto di un’artista “classico contemporaneo” sempre in dialogo con la storia dell’arte.
Picasso attraverso le incisioni, una tecnica sviluppata soprattutto dagli anni ’20, dimostra la sua libertà espressiva sempre in evoluzione, pervaso di verve creativa dal 1905 al 1972. Di Picasso in questa mostra si coglie la trasformazione di un segno dalla linea marcata eseguita con decisione e tratti veloci, capaci di “domare” il suo impeto creativo.
Picasso è un metamorfico patologico, spirito inquieto, curioso, erotomane, dallo sguardo onnivoro e avido di nuove conquiste formali e di linguaggi, dalla cifra figurativa sempre riconoscibile, che non si è mai ripetuto nel flusso ininterrotto di capolavori, come nei suoi processi di trasformazione e reinvenzione stilistica. È attuale anche nelle sue opere grafiche prettamente politiche, come l’acquaforte Sueno y mentira de Franco, in cui rielabora il dramma della guerra civile spagnola e presenta in piccolo Guernica (1937), l’opera manifesto contro tutte le guerre. Sorprende la caricatura ironica della figura del generale, reso volutamente ridicolo in questa opera di una attualità sconvolgente. Quanti “generali” tronfi di potere vediamo rivendicare territori e diritti qua e là nel mondo in questo conflittuale presente?
Picasso, all’epoca della mostra del ’53 voluta da Palma Bucarelli e Lionello Venturi, divenne un caso politico in Italia, fatto dimostrato da molti articoli conservati nelle teche al centro della sala Gramsci, al piano terra della Galleria Nazionale, che documentano clamori e successo di un personaggio controverso, comunque insuperabile per una linea sinuosa e innovativa.
In mostra c’è Salomè, eseguita a punta secca, La danza barbara, del 1905, e un gruppo di 29 acqueforti delle metamorfosi di Ovidio, la serie Suite Vollard, un centinaio di incisioni eseguite per il suo mecenate Ambrise Vollard, in cui il tema predominante è il lavoro del pittore e la modella. Il tratto di Picasso è inconfondibile anche nelle raffigurazioni delle sue numerose donne, ritratte come se possedute, questi e altri studi “studi” sull’erotismo implicito nella produzione del Maestro.
Sono considerate un classico le sue numerose nature morte e l’ossessionante Minotauro, cifra distintiva di Picasso, tema sviluppato nel 1935 con la Minotauromachia, considerata un capolavoro del Novecento. Attirano le litografie che includono il colore nella serie di illustrazioni per le poesie di Paul Reverdy (1949) e sono una chicca 34 incisioni a bulino legate alla novella Carmen di Prosper Mérimée e altrettante illustrazioni del Corps perdu (1949). Tra le altre opere c’è la famosa litografia Paloma de paz (La colomba della pace) comparsa nel manifesto del Congresso mondiale della pace del 1949 a Parigi.
Maestro dell’incisione praticata nell’arco di una vita, dal segno antiestetico, dopo Le Demoiselles d’Avignon (1907) Picasso realizzerà la sua prima incisione cubista per indagare processi di trasformazione stilistica.
L’artista, all’epoca della mostra del ’53 voluta da Palma Bucarelli e Lionello Venturi, divenne un caso politico in Italia, fatto dimostrato da molti articoli conservati nelle teche al centro della sala Gramsci, al piano terra della Galleria Nazionale, che documentano clamori e successo di un personaggio controverso, comunque insuperabile per una linea sinuosa e innovativa. Interessante la documentazione inerente a questo evento, considerato a lungo la più importante mostra dell’immediato dopoguerra, segno di rinascita culturale italiana ed europea. Documenti, ritagli di giornali, fotografie che testimoniano le critiche e clamori intorno a Picasso e al suo inconfondibile segno asimmetrico che ha rivoluzionato la rappresentazione della figura umana nell’arte contemporanea.
Paola Bucarelli, la direttrice e sovrintendente della Galleria Nazionale (dal 1942 al 1975), contro tutti e tutto, incluso Giorgio De Chirico, scelse di dedicare una mostra al “comunista” Picasso, nel ’53 sgradito al giovane parlamentare Giulio Andreotti che non volle esporre il capolavoro l’opera Massacro in Corea. Bucarelli nota per la caparbietà selezionò con Picasso 800 opere di taglio politico. A distanza di 70 anni in mostra si trovano alcune di quelle opere politiche che suscitarono clamori. L’esposizione è una occasione unica per scoprire il rapporto di Picasso con la grafica e sulla necessità dell’arte come strumento di conoscenza del nostro patrimonio artistico e culturale europeo.