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Gio Ponti e la ceramica. Grande mostra sul Lago Maggiore

100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello 100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello
100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello
100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello

Il Museo Internazionale Design Ceramico di Laveno Mombello presenta cento raffinati pezzi di design creati da Gio Ponti con le preziose ceramiche di Richard Ginori

Nel 1923 la Società Ceramica di Richard Ginori e la Società Ceramica Italiana (SCI) con sede a Laveno Mombello, si fondono nel segno della creatività di Gio Ponti. Che ne diviene direttore artistico fino al 1935. Il ‘23 è anche l’anno in cui l’architetto e designer partecipa alla prima Biennale delle Arti Decorative dell’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Monza. Per celebrare il fortunato sodalizio Ginori-Ponti, a distanza di un secolo, il MIDeC (Museo Internazionale Design Ceramico di Laveno Mombello) presenta la mostra 100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, a cura di Anty Pansera, Giacinta Cavagna di Gualdana e Ivo Tomasi.

Il Museo, istituito nel 1971, con sede nel Rinascimentale Palazzo Perabò, a pochi passi dal Lago Maggiore, ospita fino all’8 ottobre un centinaio di opere in porcellana firmate Ginori-Ponti. Piatti, piastrelle, vasi, decori che riflettono in pieno il rilancio delle arti industriali degli anni Venti e Trenta e l’iniziale sguardo di Ponti verso la Secessione Viennese. Un fatto che gli valse anche il plauso, seppure un po’ piccato, di Giovanni Papini, che gli riconobbe “un gusto eclettico e troppo sollecito spesso di guardare alle mode straniere, ma raffinatissimo in ogni modo, ardito e non ingombro da preconcetti”.

 

100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello
100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello

Integrale rinnovamento

Grazie all’estro di Ponti – consapevole che “l’industria è la maniera del XX secolo”, ma non dimentico che l’eleganza dei pezzi unici potesse andare incontro alle esigenze del mercato – la manifattura di Richard Ginori venne sottoposta a un programma di rinnovamento integrale, sia artistico che stilistico, che coinvolse non solo le ceramiche, ma anche la grafica dei cataloghi, i manifesti, le fotografie pubblicitarie, i marchi. Lungo l’iter espositivo è possibile ammirare magnifici piatti creati da Ponti, nei quali il mondo classico e le tradizioni allegoriche emergono da disegni leggeri e femminee silhouette dal gusto decò. La grazia del design di Ponti non è mai esente da un sottile velo di ironia.

Ne è esempio calzante la “Grande Bomboniera. Omaggio agli snob” (1925), presentata alla Seconda mostra internazionale delle Arti Decorative di Monza, che ricorda, nelle sue scanalature verticali a spigolo vivo, le forme cui tendeva Guido Andloviz, chiamato insieme a Ponti a rinnovare la società di Ginori, con la sua vocazione per un design “agile e capriccioso”. Ancora all’ironia Ponti si rifà con la famiglia decorativa degli “stanchi”. Oggettistica in porcellana di vario tipo è decorata da figure di cacciatori, suonatori, pellegrini o personaggi del mito in pose sornione, come dimostra un moderno Paride abbandonato al sonno.

 

100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello
100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello

Valori del passato

Più tradizionaliste, sebbene traversate da un morbido gusto moderno, sono le ceramiche dedicate ai carri trionfali dell’antica Roma, dove fanno la loro comparsa Fortuna e Amore. Il riallaccio di Ponti ai valori del passato ottenne sostenitori nel regime fascista, incline alla salvaguardia dell’identità italiana e al recupero degli ideali della romanità. Nel ’34 infatti Ponti fu insignito dall’Accademia italiana del “Premio Mussolini” per le arti. Vicino al Movimento razionalista Novecento, il Ponti fu però in grado di partecipare di un periodo di crescita e di radicale trasformazione grafica con uno stile personale e inimitabile. Con le sue ceramiche egli vinse, tra gli altri, il Grand Prix all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative e Industriali Moderne di Parigi nel 1925.

Completano la mostra del MIDeC alcuni calamai, portagioie e opere dedicate alle attività gentili, con figure allegoriche, di cui il critico Raffaello Giolli scrisse sulle pagine di Emporium: “Davanti a quasi tutte le ceramiche di Ponti si sta fermi a fantasticare, come leggendo un romanzo o una novella” (1929). Dulcis in fundo le belle; una serie di piatti, dal titolo “Le mie donne”, ispirati ai grandi piatti del Rinascimento, vedono protagoniste donne languidamente adagiate su nuvole compatte sopra a vedute architettoniche di città ideali, tra nastri e decori che suscitarono un tale successo dopo la mostra monzese del ’23 da rimanere in produzione negli anni immediatamente successivi. Particolarità dell’esposizione e ulteriore testimonianza della versatilità estetica e funzionale di Ponti, sono le tre piastrelle “Bacco”, “Tabacco” e “Venere” che Richard Ginori commissionò al designer milanese per decorare il caffè della motonave Saturnia, varata nel 1927.

 

100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello
100%. Un centenario e cento pezzi: Richard Ginori e Gio Ponti, MIDeC, Laveno Mombello

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