Caratterizzata da una natura incontaminata, con distese di campi coltivati alternate a foreste ricche di fauna, l’Isola di Funen è anche un luogo da scoprire per quanto riguarda l’arte e la cultura danesi, fra musei, castelli e cittadine medievali
La raffinata località di villeggiatura Kerteminde, affacciata sul Grande Belt, ospita lo Johannes Larsen Museet, che fu l’abitazione e lo studio del pittore Johannes Larsen e della sua famiglia. Ma fu anche un luogo importante per la vita artistica danese all’inizio del XX secolo. Artisti, poeti e scrittori frequentavano la casa e molti vi trascorsero anche lunghi soggiorni, ospiti dei proprietari; Larsen aveva infatti uno spiccato senso del mecenatismo e non esitava a incoraggiare e sostenere quei giovani artisti cui non difettava il talento ma difettavano i mezzi. Costruita nel 1901, l’abitazione conserva ancora oggi il fascino del passato, splendidamente conservata con i mobili, i quadri, i libri, gli oggetti, dell’artista e della sua famiglia, così come lo splendido giardino, testimone dell’amore dei danesi per la natura.
Dopo aver studiato arte alla Free School di Copenhagen, con alcuni colleghi anch’essi provenienti dall’Isola di Funen, fra i quali Fritz Syberg e Peter Marius Hansen, all’inizio del Novecento fondò il gruppo Fynboerne, ovvero “i pittori di Funen”, cambiando i canoni della pittura danese nel senso del naturalismo, sulla scorta di quanto stava accadendo anche in altri Paesi europei dopo la grande “rivoluzione” di Corot, Rousseau e Manet in Francia, alla metà del secolo precedente. La residenza di Larsen fu appunto il luogo di ritrovo e di lavoro del gruppo, i cui soggetti sono principalmente paesaggi naturali e scene con animali.
Il complesso museale è costituito anche da una moderna area espositiva, che ospita fino al 24 settembre la mostra The Art of Colours and the Funen Painters, realizzata in collaborazione con il Faaborg Museum; una grande retrospettiva sulla scuola pittorica dell’isola di Funen, con opere, fra gli altri, di Alhed e Johannes Larsen, Anna e Fritz Syberg, Jens Birkholm, Christine Swane. A causa del suo basso tasso di precipitazioni, l’isola era nota fra i pittori per le particolari condizioni di luce che facevano risplendere i colori della natura circostante, e sul finire dell’Ottocento vi nacque una scuola pittorica ispirata al naturalismo, che lavorava rigorosamente en plein air. L’ispiratore fu appunto Larsen, il cui naturalismo è sempre intriso di una profonda vena emotiva che spesso sconfina nel simbolismo e tradisce il profondo legame con Funen.
Le opere in mostra, che datano dalla fine del XIX secolo alla prima metà del Novecento, sono principalmente paesaggi locali, marini e campestri, ma anche composizioni con fiori e animali, e trasmettono la stretta relazione del popolo danese con la natura, che si ritrova ancora oggi negli usi e costumi contemporanei, a cominciare dal rispetto per l’ambiente e tutti i suoi abitatori.
Per approfondire, invece, la storia antica dell’isola, è utile una visita alla cittadina di Nyborg, nata sul finire del XII secolo su una precedente fortezza vichinga risalente al 55 d.C. Il suo castello reale, edificato nel 1170, è il più antico del genere nella regione della Scandinavia, ed è sempre stato l’elemento più importante di questa cittadina commerciale affacciata sul Grande Belt; qui infatti, a partire dalla metà del XIII secolo si tenevano le “consultazioni” fra il re e la nobiltà per discutere gli affari del regno. E qui, nel 1282, venne ratificata la prima costituzione danese.
Nel 1448 un vasto incendio distrusse gran parte della città medievale, ma nel 1525 Nyborg tornò agli antichi fasti perché divenne la prima capitale del regno di Danimarca, e il castello fu ampliato e abbellito per volere di Cristiano III, illuminato sovrano che introdusse la riforma protestante in Danimarca e modernizzò l’amministrazione dello Stato. Il castello, attualmente in fase di fine restauro, e in attesa della ricostruzione parziale delle ali laterali (che saranno ben distinguibili dalla parte antica), riaprirà al pubblico fra circa un anno.
Il progetto, curato da CUBO Arkitekter e JAJA Architets, senza alterare il fascino del passato e soprattutto senza creare ricostruzioni posticce, darà ai visitatori un’idea di come appariva il castello nella completezza della sua estensione. All’interno, le sale sobrie ma eleganti, conservano le forme originali, frutto di un accurato restauro effettuato anche con materiale di recupero che ha contribuito a mantenere il fascino del tempo; grandi camini, finestre ad arco in legno intagliato, sorprendenti pitture murali a motivi geometrici risalenti al XVII secolo ma estremamente contemporanee nel Design. Di fronte al castello, anche l’angusto edificio utilizzato come prigione, le cui mura interne conservano ancora nomi e date incisi dai prigionieri nel corso dei secoli.