L’eterna illusione. A Roma e a Milano una grande rassegna per celebrare la commedia americana degli anni d’oro di Hollywood, da Howard Hawks a Ernst Lubitsch
Registi e attori che hanno fatto la storia del cinema, che hanno fatto sognare (e ridere) milioni di spettatori e influenzato innumerevoli autori del cinema post moderno e contemporaneo: quello della commedia americana è stato un fenomeno che dopo i fasti degli anni ’30 ha conosciuto un lungo periodo di oblio, rischiando di finire in un triste dimenticatoio, per fortuna ci sono stati critici e registi come Peter Bogdanovich e François Truffaut che con il loro lavoro hanno riacceso i riflettori su questo genere, avviando una rivalutazione critica di importanza capitale. Film come Susanna di Howard Hawks oggi sono considerati classici del cinema americano, protagoniste e motore di queste pellicole sono sempre coppie eccentriche, formate solitamente da una lei bislacca e stravagante e da un lui sornione e disilluso o ingenuo e impacciato – tra i titoli che danno via al filone, Ventesimo secolo di Howard Hawks e Accadde una notte di Frank Capra (1934), il primo più cinico e il secondo più romantico, distanza che condensa in maniera efficace il range di queste produzioni. Carole Lombard e Katharine Hepburn, Cary Grant e William Powell sono alcuni dei volti simbolo di questo genere, così fortunato in quegli anni da aver portato a sé anche un regista, all’apparenza così alieno, come Alfred Hitchcock (Mr. & Mrs. Smith, 1941). Gli Stati Uniti avevano un obiettivo, lasciarsi alle spalle la crisi del ‘29 e proiettarsi nel futuro: il cinema allora doveva trasmettere ottimismo e modernità, essere in grado di rompere gli schermi.
Parte ora un doppio appuntamento, a Roma e a Milano, per riscoprire questi grandi classici sul grande schermo: L’eterna illusione, una rassegna con in programma quaranta film pronti a dimostrare (nuovamente) che il cinema classico non è né di noioso né démodé: uno spirito anarchico e sovversivo anima questo genere, sia nella matrice più sofisticata di Ernst Lubitsch che in quella screwball (svitata)di Howard Hawks, che ha spopolato in America nel 1934 con Ventesimo secolo di Howard Hawks, Accadde una notte di Frank Capra e L’uomo ombra di W.S. Van Dyke. L’eterna illusione, rassegna curata da Cesare Petrillo e organizzata da Circuito Cinema, riporta così alla luce quaranta commedie della Golden Age Hollywoodiana in versione originale sottotitolata restaurate e digitalizzate torneranno sul grande schermo con cadenza settimanale, fino alla fine di giugno. Dialoghi fittissimi, situazioni paradossali, ritmo serrato, scenografie lussuose e alla moda, illuminazione leggera e riprese in campo medio, ma soprattutto la centralità della coppia attore/attrice al posto del vecchio capocomico maschio.
E naturalmente la regia, la scrittura e la recitazione. Oltre a Lubitsch, Capra e Hawks si affermarono registi nuovi e sceneggiatori che diventarono registi a loro volta negli anni Quaranta. Con grande celerità gli Studios si accaparrarono le star del teatro in grado di “parlare” – James Stewart, Henry Fonda, Claudette Colbert, Margaret Sullavan, Katharine Hepburn, Miriam Hopkins, Ginger Rogers, Barbara Stanwyck, Fredric March, Melvyn Douglas, Spencer Tracy, e non ultimo Cary Grant. Il fenomeno della commedia si allargò tanto che gli artisti più insospettabili ne furono contagiati: Greta Garbo, Alfred Hitchcock, Errol Flynn e Bette Davis. Il filo conduttore che fa della commedia classica un corpo unico, una fabbrica di risate, è il comportamento stravagante, al limite della follia, dei personaggi principali, soprattutto delle donne: avventurosa, irriverente, testarda, indipendente e modorna, l’eroina screwball è disposta a tutto fuorché a vivere nei binari della convenzione. L’eroe non è il principe azzurro: lui non comanda, lei non obbedisce, lui non lavora, lei non fa faccende domestiche. Sono amici, compagni e amanti nella vita e nel gioco. «Lei vede tutto alla rovescia», dice un Cary Grant paleontologo rimbrottando Katharine Hepburn, la “svitata” Susan Vance, in Susanna! (Bringing Up Baby) di Howard Hawks. Fanno questo le protagoniste delle commedie della golden age, portano nel quadro d’insieme un punto di vista inusuale, inaspettato.
La signora del venerdì di Howard Hawks (His Girl Friday), con Cary Grant e Rosalind Russell – commedia del “rimatrimonio” del 1940 – ha per protagonista due giornalisti, ex marito e moglie, che si trovano invischiati in un caso di omicidio e, per discolpare un innocente ingiustamente condannato (e portare a casa uno scoop), si ritrovano a smascherare il vero colpevole. Sceneggiatura torrenziale, battute al fulmicotone, chimica perfetta. Da qui, la coppia che battibecca in cerca della soluzione del mistero diventa, nel corso degli anni, un topos inaffondabile che, dimostrando una modernità precoce, resiste ancora oggi. Ancor prima, possiamo individuare una contaminazione dichiarata con il giallo in L’uomo ombra di W. S. Van Dyke (The Thin Man), tratto da un romanzo di Dashiell Hammett (l’autore del Falcone Maltese). Il film (con 4 nomination agli Oscar) consacra come star di Hollywood William Powell, Myrna Loy e Skippy (il cane), qui nei panni di un ex investigatore e di una ricca ereditiera che inciampano in un caso di omicidio. Il successo è tale che arriveranno ben sei sequel.
La rassegna L’eterna illusione si propone di scoprire o riscoprire quaranta classici indimenticati ma mai abbastanza conosciuti e spesso visti in copie di qualità non eccelsa (L’uomo ombra, Accadde una notte, Susanna, Ventesimo secolo, Ninotchka) alternandoli a piccoli tesori nascosti (La bisbetica innamorata, Jim il gentiluomo, Jane Palmer, I milioni della manicure, Le vie della fortuna).
L’ETERNA ILLUSIONE
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