Prosegue il viaggio di ArtsLife nella caleidoscopica settimana dell’arte londinese legata a Frieze 2023 (potete trovare tutti gli articoli del nostro speciale qui), questa volta vi portiamo alla scoperta di trenta mostre nelle maggiori gallerie della capitale britannica: da Ryan Gander a Paola Rego, da Robert Irwin e Mary Corse a Harris Epaminonda, da Richard Prince a Urs Fischer passando per Sylvie Fleury, Shirin Neshat e molti altri.
Qui sotto potete trovare la selezione di ArtsLife: la maggior parte delle mostre aprirà nei prossimi giorni, durante l’art week, ecco le anticipazioni nelle parole delle gallerie.
Hauser & Wirth propone la personale di Avery Singer “Free Fall” (dal 10 ottobre al 22 dicembre 2023). Con questa mostra, «la sua prima mostra personale nel Regno Unito, l’artista americana riflette sulla sua esperienza personale degli attacchi terroristici dell’11 settembre al World Trade Center di New York ed esplora il più ampio impatto sociale del trauma collettivo e della proliferazione della cultura dell’immagine e della diffusione dei media. Basate interamente sui ricordi d’infanzia della Singer, le opere e l’intervento architettonico della mostra sono una testimonianza del potere della memoria e un memoriale di un momento di terrore e sopravvivenza».
La galleria è tra le protagoniste dell’arte week londinese 2023 anche grazie alla mostra dedicata a Philip Guston appena aperta alla Tate Modern (qui potete trovare la gallery fotografica con le immagini ufficiali).
White Cube offre al pubblico due percorsi espositivi: la prima mostra personale nel Regno Unito dell’artista di San Paolo Marina Rheingantz, “Marè“, negli spazi di Mason’s Yard (dal 10 ottobre al l’11 novembre) e la personale di Julie Mehretu “They departed for their own country another way (a 9x9x9 hauntology)” a Bermondsey (15 settembre al 5 novembre 2023).
«Nella prima i recenti dipinti, i ricami e gli arazzi di Marina Rheingantz esprimono una caratteristica liquidità testuale, dando l’impressione di un movimento espansivo e vacillante e di uno spazio irrisolto e agitato. Con una fusione dissonante di ordine ed entropia, di schemi formali e di tratti gestuali istintivi, Rheingantz emerge come una forza particolare e innovativa all’interno delle convenzioni consolidate della pittura di paesaggio».
La personale di Julie Mehretu, invece, «presenta tre nuove serie di dipinti composti da nove opere ciascuno. Accanto a queste opere, nella galleria 9x9x9, Mehretu ha abbinato il suo dipinto della traccia del titolo a una scultura dell’artista visiva Nairy Baghramian, in risposta a un dialogo in corso tra le due artiste».
Pace Gallery presenta “Robert Irwin and Mary Corse: Parallax” (dal 10 ottobre all’11 novembre 2023), una «mostra che riunisce il lavoro di due artisti americani all’avanguardia. Questa mostra, che segna la prima volta che le loro opere vengono messe in dialogo diretto, esplora le intersezioni e le convergenze tra gli esperimenti radicali di questi due artisti con la luce, la percezione e il ruolo dello spettatore». Il percorso espositivo mette «in dialogo gli iconici dipinti White Inner Band di Corse con i più grandi esempi della serie Unlight di Irwin. A piano terra ci sarà un’installazione luminosa immersiva e site-specifica di Irwin», ha anticipato la galleria.
«Questa mostra giunge in un momento significativo per entrambi gli artisti, ciascuno dei quali è stato premiato quest’anno dalla Dia Art Foundation per il suo significativo contributo all’arte americana. Irwin, la cui opera Full Room Skylight – Scrim V – Dia Beacon (1972/2022) è attualmente oggetto di una mostra presso Dia Beacon, è stato premiato a maggio nell’ambito dello Spring Benefit della Fondazione, mentre Corse, a cui è stata dedicata una mostra presso Dia Beacon dal 2018 al 2022, riceverà il riconoscimento a ottobre».
Da David Zwirner una mostra di nuovi lavori dell’artista cinese Liu Ye (nato nel 1964), in programma nella sede londinese della galleria: “Naive and Sentimental Paintings” (dal 10 ottobre al 18 novembre), la seconda presentazione personale dell’artista con la galleria e la prima volta che il suo lavoro viene esposto a Londra dal 2002.
«La mostra – il cui titolo fa scherzosamente riferimento alla sinfonia Naive and Sentimental Music del 1999 del compositore John Adams, a sua volta un’allusione al saggio di Friedrich Schiller del 1795-1796 On Naive and Sentimental Poetry – esamina l’eredità storica dell’arte del ritratto e le possibilità e le sfumature formali della superficie dipinta. Mostrando una raffinatezza tecnica che rivaleggia con la precisione della pennellata e della manipolazione pittorica di antichi maestri europei come Jan van Eyck e Antonello da Messina, le opere in mostra, intime e fortemente illuminate, segnano una nuova svolta nello stile di Liu verso una modalità di ritratto naturalistico che è meticolosa e al contempo multivalente, introspettiva e al contempo espansiva. Ogni dipinto può essere considerato una sorta di autoritratto, anche se nessuna di queste opere ritrae l’artista stesso. La squisita attenzione di Liu per i dettagli e la verosimiglianza rivela la sua ponderata riverenza verso i soggetti, con i quali sente sempre un profondo legame personale, e verso il mezzo pittorico».
Lisson Gallery presenta “Ryan Gander: PUNTO!” e “Li Ran: Waiting for the Advent” (entrambe fino al 28 ottobre). «La nuova mostra di Rayan Gander esplora il rapporto tra il nostro passato evolutivo e il modo in cui viviamo oggi in società guidate dalla crescita capitalistica, dalla velocità e dal progresso. La mostra solleva domande pertinenti: come sarebbe il mondo se gli esseri umani non avessero imparato a contare? Come attribuiamo valore al tempo in un mondo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che richiede la nostra costante attenzione? La mostra comprende una nuova importante installazione animatronica, una nuova serie di sculture figurative in bronzo, diverse composizioni poetiche e tipografiche incise su lastre d’acciaio e un documentario animato, originariamente realizzato per la BBC, che parla di nozioni sul Sé e sulla natura drammaturgica delle maschere che scegliamo di indossare e delle maschere che scelgono di indossare noi».
Per la sua prima mostra personale a Londra, invece, Li Ran presenta «una selezione di opere video insieme a nuovi dipinti e testi che ritraggono lo stato psicologico di un gruppo di “umili intellettuali” semi-fantastici che ruotano intorno a lui in Cina».
Gagosian è lieta di annunciare due mostre di Richard Prince a Londra: “Early Photography, 1977-87” presso la galleria di Grosvenor Hill e “The Entertainers” presso la galleria di Davies Street (entrambe dal 5 ottobre al 22 dicembre 2023). «Le mostre presentano molte delle iconiche fotografie di Prince su cowboy, fidanzate e pubblicità, alcune delle quali non sono state esposte in precedenza in città. La galleria di Davies Street ospita la serie completa The Entertainers (1982-83), una serie raramente vista di fotografie manipolate scattate nei bar, nei club e nei ristoranti di Times Square a New York, che cattura lo squallido glamour del luogo, mentre la galleria di Grosvenor Hill presenta opere di diverse altre serie».
Thaddeus Ropac, nella sede londinese di Ely House, presenta la personale di Daniel Richter “Stupor” (dal 10 ottobre al primo dicembre 2023): «la mostra di nuovi lavori di Daniel Richter ribadisce l’approccio sempre creativo dell’artista tedesco alla rappresentazione del corpo umano. Per la sua seconda personale da Thaddaeus Ropac a Londra, l’artista presenta un gruppo di dipinti che ritraggono forme biomorfe in una serie di pose contorte e metamorfiche.
La musica e le sue controculture hanno rivestito una profonda importanza per Richter nel corso della sua vita e la loro influenza si fa sentire in molti dei suoi lavori. ‘Nightmare’, una canzone del compositore tedesco-austriaco Hanns Eisler (1898-1962), è la pietra di paragone di questo nuovo gruppo di dipinti».
Sprüth Magers presenta Sylvie Fleury “S.F.“: «trasformando tutti gli spazi della galleria, Fleury utilizza le strategie dell’industria della moda, della bellezza e della pubblicità per sfidare i paradigmi della storia dell’arte occidentale, il suo canone modernista maschile e per esaminare la complicità del mondo dell’arte con le dinamiche del consumismo. Accanto ad alcune opere iconiche di Fleury, saranno esposte nuove opere prodotte appositamente per la mostra».
Rodeo presenta “Haris Epaminonda. VOL. XXX” (fino al 19 novembre 2023), capitolo successivo a “VOL. XXIX” in corso al Kunstmuseum St. Gallen (fino al 14 gennaio 2024), di cui la mostra londinese, nella visione dell’artista, sarebbe un evento satellite. Entrambi i percorso espostivi si confrontano «con un cosmo storico-culturale complesso. Il lavoro dell’artista intreccia film, sculture, oggetti trovati e immagini che culminano in installazioni spaziali e narrazioni a più livelli. I soggetti di Epaminonda provengono da un’ampia varietà di fonti e lasciano spazio a numerose associazioni», aspetto che trova grande respiro nei rimandi tra le due mostre.
Goodman Gallery presenta in anteprima nel Regno Unito l’opera più recente di Shirin Neshat, “The Fury” (dal 7 ottobre al 8 novembre 2023), «composta da un’installazione video a doppio canale e da una serie di fotografie in bianco e nero. Girato nel giugno del 2022, The Fury cerca di catturare lo Zeitgeist: un senso di presagio e di paura suscitato dalla rinascita del fascismo a cui stiamo assistendo.
Sebbene The Fury possa essere visto come una continuazione dell’esplorazione del corpo femminile da parte di Neshat nel contesto della politica teocratica e dell’apartheid di genere della Repubblica Islamica dell’Iran, il suo svolgimento a New York City ne sottolinea la carica internazionale.
I soggetti fotografici di The Fury sono donne di ogni razza, credo ed etnia. I loro corpi sono abusati, talvolta mutilati e portano i segni fisici dell’alienazione sociale. Il messaggio è chiaro: il fondamento del potere e dell’autoritarismo è la sottomissione e il controllo del corpo femminile».
Cardi Gallery presenta la prima mostra di opere dell’artista italiano Sergio Lombardo (nato nel 1939) (dal 9 ottobre al 22 dicembre 2023). Attivo dalla fine degli anni Cinquanta, Lombardo è stato un membro chiave dell’avanguardia italiana del dopoguerra e della Scuola di Piazza del Popolo, un gruppo di artisti con sede a Roma la cui posizione anti-establishment ha segnato un capitolo radicalmente nuovo nell’arte italiana.
Insieme a Mario Schifano, Tano Festa e Pino Pascali, Lombardo ha svolto un ruolo cruciale nell’ampliare le possibilità materiali e teoriche della pittura dell’epoca, abbracciando soggetti popolari e facendo uso di materiali industriali comuni. Intrecciando una critica dei mass media con immagini audaci ed espressive, lui e i suoi contemporanei formarono un nuovo vocabolario visivo che contribuì allo sviluppo della Pop Art in un fenomeno internazionale. Nella sua prolifica attività di psicologo e teorico, Lombardo ha continuato a produrre scritti e opere multimediali negli ultimi sessant’anni, molti dei quali vengono presentati qui a Londra per la prima volta».
Mazzoleni London presenta la mostra “The Paradox of Proximity: Agostino Bonalumi and Lee Seung Jio” (dal 10 ottobre al 30 novembre 2023), in collaborazione con la Kukje Gallery. L’esposizione, a cura di Marco Scotini, è in collaborazione con l’Archivio Agostino Bonalumi di Milano e l’Estate of Lee Seung Jio di Seoul. «Nell’intima atmosfera dei suoi spazi, la galleria presenta le opere del pioniere dell’astrattismo Lee Seung Jio, in particolare la serie Nucleus, nella quale le forme cilindriche “tubolari” sfidano la nozione di percezione ottica, svolgendo un ruolo fondamentale nella definizione del modernismo coreano. Queste opere saranno esposte insieme alle estroflessioni di Agostino Bonalumi, che cercano una nuova dimensione dello spazio attraverso tele monocromatiche sagomate, ognuna delle quali prende il nome da un colore specifico. La mostra accosta diverse opere di Bonalumi in bianco, come Bianco (1973), alle opere Nucleus di Lee Seung Jio in grigio scuro e nero, come Nucleus 73-18 (1973), evidenziando i vari fattori che li avvicinano tra cui il loro carattere monocromo».
Edel Assanti presenta la prima personale di Sylvia Snowden’ nel Regno Unito: “M Street on White“. Nel percorso espositivo otto grandi dipinti con altrettante «figure contorte e distorte che presenta sono composte da pennellate turbolente e indisciplinate, ma allo stesso tempo sicure. […] Si tratta di astrazioni non astratte in cui la presenza e l’assenza della figura umana oscillano in modo allarmante. Il lavoro di Snowden è stato spesso discusso in relazione all’Espressionismo astratto, ma mentre gran parte delle opere create nell’ambito di quel movimento si rifacevano all’angoscia esistenziale provocata da due guerre mondiali (oltre che dal fascismo in ascesa, dal femminismo in crescita, dalle migrazioni di massa e dalla possibilità di distruzione nucleare), il progetto di Snowden è al tempo stesso più personale e più universale».
Sadie Coles HD presenta il nuovo progetto espositivo di Urs Fischer “Flea Circus“: «rispetto alla tecnologia avanzata e all’ambizione monumentale delle sue recenti grandi installazioni, per questa mostra londinese Urs Fischer ha avviato esperimenti su un registro molto diverso. Il nuovo corpo di opere a Bury Street è di dimensioni modeste e di produzione prevalentemente analogica. In una camera oscura low-fi nel suo studio, piccoli dipinti vengono rivestiti di emulsione per ricevere strati su strati di immagini fotografiche, con il risultato di una sorprendente imprevedibilità sia per l’artista che per lo spettatore».
Massimo De Carlo presenta la personale della pittrice americana Austyn Weiner (1989, Miami) “Blood on Blood” (dal 10 ottobre all’11 novembre 2023).
Victoria Miro è lieta di presentare “Letting Loose” una mostra di opere di Paula Rego degli anni Ottanta, un periodo di liberazione e di scoperta di sé che ha portato l’artista a grandi svolte e che ha visto le sue prime mostre importanti nel Regno Unito e negli Stati Uniti. “Questi dipinti, forse più di ogni altro, l’hanno aiutata a capire se stessa e le persone a lei vicine”, ha affermato Nick Willing: per Paula Rego, infatti, «gli anni Ottanta furono un decennio di trasformazione creativa. Allontanandosi da un processo di creazione di collage – materiale da disegno e pittura che poi ritagliava e disponeva in sofisticati puzzle figurativi – iniziò invece a impegnarsi con la sua passione infantile per la pittura come gioco. Lavorando in modo rapido e fluido, Rego ha abbracciato la libertà come metodologia, inventando un cast di esseri umani, animali e creature ibride che, a loro volta, le hanno permesso di raccontare la propria storia».
Sprovieri presenta Pedro Cabrita Reis (Lisbona, 1956) “insomnia” (fino al 4 novembre 2023) è «il più internazionalizzato degli artisti portoghesi attuali. Il suo lavoro incorpora e intreccia simultaneamente diverse discipline e linguaggi, in particolare la pittura, il disegno, la scultura e l’assemblaggio. Egli esplora tutte le possibilità aperte dallo sviluppo del modernismo occidentale e della contemporaneità globale, ma è la pittura che orienta e definisce il nucleo del suo lavoro. Le metodologie e le tecniche consolidate della pittura, la questione della rappresentazione della realtà che la pratica pittorica solleva (nel suo rapporto con la letteratura e la filosofia, la politica e la natura, così come la concepivano il Rinascimento e la civiltà successiva) e la storia stessa della pittura aprono il mondo delle possibilità in cui PCR trova i percorsi che esplora e che consolidano la sua intera opera. […] Riunendo le cinque opere di questa mostra sotto un unico titolo, “insomnia”, Pedro Cabrita Reis ci fornisce un indizio decisivo per comprendere il suo lavoro. Non è necessario sapere se le ha dipinte sotto l’effetto di una o più notti insonni. L’insonnia è un programma ideologico. Si riferisce al suo stato di vigilanza permanente; rivela come egli assicuri la continuità discorsiva della corrente di testimonianze culturali che ci definiscono, trasformandole in un’opera d’arte personale attraverso la quale si riferisce al mondo e a se stesso, tenendoci svegli alla realtà».
Pilar Corrias presenta la personale di Christina Quarles “Tripping Over My Joy” (dal 10 ottobre al 16 dicembre 2023 ) «con sette nuovi dipinti su tela e nove opere su carta, la mostra di Quarles inaugura il nuovo spazio della galleria, di circa 5mila metri quadrati, situato al 51 di Conduit Street.
In questo nuovo corpus di opere, Quarles continua a indagare le nozioni di identità e rappresentazione, sintetizzando lo studio del disegno, delle tecniche pittoriche sperimentali e della tecnologia digitale. Dipinti durante i mesi estivi, la luce e i colori del cielo di Los Angeles traspaiono dalla tavolozza di Quarles. Modelli a reticolo e motivi riconoscibili come piscine, tramonti e strisce concentrate vengono riproposti come ambienti intricati, creando molteplici strati di significato all’interno dell’opera. Le tele densamente dipinte dell’artista si sviluppano e si dispiegano nel tempo, creando un movimento all’interno dell’immagine statica».
Nel leggendario spazio di Frieze No.9 Cork Street, lo spazio espositivo permanete di Frieze aperto a. gallerie internazionali nel cuore di Mayfari, sono visitabile tre mostre: Sullivan+Strumpf presenta “Story, Place’”, Night Gallery “Wanda Koop. Eclipse” e
Charles Moffett “Kenny Rivero. This, That, and The Third Eye” (tutte fino al 21 ottobre 2023).
«Sullivan+Strumpf presenta una riflessione collettiva in tre parti su terra, ascendenza e credenze, con voci indigene e diasporiche provenienti da tutto il mondo. Curata dal famoso artista australiano Tony Albert e dalla curatrice Jenn Ellis, la mostra collettiva presenta gli artisti Tony Albert stesso, Shiraz Bayjoo, Edgar Calel, Gunybi Ganambarr, Lindy Lee, Naminapu Maymuru-White, Angela Tiatia e Jemima Wyman.
Night Gallery presenta una mostra di nuovi dipinti di Wanda Koop. I suoi dipinti inquietanti rinvigoriscono le tradizioni paesaggistiche con interventi surreali. Ispirate dai suoi sogni, le opere utilizzano l’inconscio per esplorare le preoccupazioni ecologiche contemporanee».
Charles Moffett presenta «la personale dell’artista newyorkese Kenny Rivero e segna la prima presentazione del lavoro di Rivero nel Regno Unito. Nato a Washington Heights a New York da genitori dominicani e ora residente nel Bronx, Rivero decostruisce le storie e le identità che gli sono state attribuite come assolute e le rielabora. Utilizzando la pittura, il collage, i disegni e la scultura, il suo processo creativo esplora la narrazione spezzata dell’identità domenicano-americana, la solidarietà socio-geografica, le aspettative familiari e i ruoli di razza e di genere».
Lehman Mauphin presenta “Kader Attia & Mandy El-Sayegh. Disfigurations” (fino al 4 novembre 2023), «una mostra in collaborazione con l’artista di base a Londra Mandy El-Sayegh e l’artista e curatore di base a Berlino Kader Attia. Attia e El-Sayegh condividono un profondo interesse per le forze di fondo che plasmano il nostro mondo contemporaneo, dalla storia del colonialismo alla metastasi dell’economia dell’attenzione, fino all’impatto dello scroll infinito sulla cultura visiva. Disfigurations mette in dialogo le loro opere per esplorare queste idee attraverso la frammentazione, le relazioni tra parti e interi e gli elementi di fusione e sintesi, in particolare la sutura e il collage.
Concepita come una conversazione visiva tra El-Sayegh e Attia, “Disfigurations” riunisce i due artisti per la prima volta, presentando nuove sculture dell’acclamata serie Mirrors and Masks di Attia accanto alle tele di El-Sayegh, ricche di immagini e densamente stratificate».
Nicoletti ospita “In Limestone Memories – un maquis sous les étoiles” (una macchia sotto le stelle) (fino al 4 novembre 2023), la seconda personale in galleria di Josèfa Ntjam, che «continua la sua esplorazione dello spazio esterno e dell’abisso come spazi di resistenza. Evocando l’atmosfera di una caverna con pareti e pavimento neri, la mostra è incentrata su Dislocations (2022), un film di 17 minuti coprodotto dal Palais de Tokyo di Parigi e dal Cincinnati Contemporary Arts Center di Cincinnati. Il film racconta la storia di Persona, un personaggio immaginario che compie un viaggio iniziatico da Internet a una grotta che galleggia nello spazio esterno tra una costellazione di conchiglie e fossili simili ad asteroidi – una grotta rocciosa e morbida, sia subacquea che interstellare. Proiettati sulle pareti della caverna, i ricordi di guerrieri, attivisti e familiari che hanno combattuto per l’indipendenza del Camerun si fondono progressivamente con Persona, il cui corpo umanoide alla fine si dissolve in particelle acquose».
Unit London presenta la personale di Jason Boyd Kinsella “Anatomy of the Radiant Mind” (fino al 4 novembre 2023) «con una serie di ritratti astratti e sculture che mirano a visualizzare un “mondo invisibile”. Attraverso quella che l’artista definisce “ritrattistica senza carne”, rimuove strato dopo strato per rivelare l’essenza inconscia di ogni soggetto. […] La mostra esplora un “mondo invisibile” strettamente legato all’inconscio. Ispirati all’universo profondo dei sogni e dell’immaginazione, questi ritratti attingono a nozioni astratte di autostima. I ritratti di Kinsella si preoccupano meno delle apparenze esterne, scegliendo invece di riflettere ciò che è nascosto sotto di loro. Nella nostra epoca contemporanea, è sempre più forte la tentazione di perdersi nelle idee di aspetto fisico e di immagine di sé. Siamo abituati a vederci attraverso la lente di come ci vedono gli altri, soprattutto nel contesto dei social media. Di conseguenza, siamo diventati abili nel trasformare la nostra identità esteriore per adattarla a circostanze specifiche, sia online che offline. Il linguaggio visivo di Kinsella sfrutta questa capacità di adattarsi a nuovi modi di vedere noi stessi e gli altri, ma si concentra sulla vera natura degli individui, riportando i soggetti alla loro forma essenziale».
Union Pacific accoglie il pubblico con due personali: “Other Artefacts” di Niklas Asker (fino all’11 novembre 2023, nella sede a 15 West Central Street), «una mostra ricorda i viaggi dell’artista attraverso le sale della storia dell’arte; in merito ai quali sarebbe corretto descrivere il suo processo come archeologico oltre che artistico» e “But I Hear There Are New Suns” di Kevin Brisco Jr. (fino al 18 novembre 2023), che «lavora attraverso i media della pittura, della scultura, dell’installazione e della performance. Per la sua prima mostra con Union Pacific, Brisco Jr ha preso in considerazione il potere iconografico di due importanti piante presenti in Louisiana, la canna da zucchero e i fiori delle quattro. Entrambe le specie sono state originariamente importate nello Stato e hanno un legame diretto con il commercio transatlantico degli schiavi. Attraverso questa rivalutazione, Brisco Jr cerca di considerare le questioni del luogo e della rappresentazione, l’immagine delle piante come allegoria della colonizzazione e della migrazione dei corpi attraverso l’Atlantico, e come questa storia sia ancora presente nella presenza della natura. Una selezione di dipinti è impregnata di frammenti testuali di importanti scrittori che documentano l’esperienza afroamericana, sottolineando ulteriormente la sua pratica densamente stratificata e riflessiva».
Tin Man Art presenta la collettiva “Tales from the Riverbank“: una mostra ispirata a The Wind in the Willows di Kenneth Grahame con oltre 20 opere di artisti come Stanley Donwood, Malene Hartmann Rasmussen e Charlie Billingham. Il percorso espositivo «riunirà opere di importanti artisti contemporanei britannici che lavorano nella fotografia, nella ceramica, nella pittura e nel disegno e che esplorano l’iconografia e i temi che hanno reso The Wind in the Willows un testo così celebre e significativo».
Incubator, la galleria fondata nel 2020 da Angelica Jopling, figlia di, Jay Jopling, fondatore di White Cube, presenta la personale di Elinor Stanley (fino al 15 ottobre), che «ha studiato presso la Royal Academy Schools (2019-2023) e […] usa la pittura per amplificare e intensificare l’esperienza; la messa a fuoco figurativa di un dipinto si sposta come potrebbe fare un occhio confuso. Correnti di tenerezza, crudeltà, umorismo e vergogna attraversano l’opera insieme a un appetito pittorico per il colore e la materia e per ciò che questi possono rendere manifesto. Questi dipinti sono grandi ed emotivi nudi reclinati e Stanley insegue e gioca con l’imbarazzo che circonda questo genere».