Si spera sia l’ultima al Grand Palais Éphémère. Perchè la fiera è di altissimo livello, ovviamente, ma il contenitore non è all’altezza. Paris+, la Art Basel in salsa parigina, dall’anno scorso ha fatto saltare il banco del mercato dell’arte europeo, ricalibrando il tiro dei collezionisti internazionali.154 le gallerie partecipanti raccolte nella tensostruttura vista Tour Eiffel per la seconda edizione della fiera regina sponda francese. Sature di professionisti e collezionisti le due giornate inaugurali del 18 e 19 ottobre (la fiera dura fino a domenica 22 ottobre), moltissime -come riportato nei nostri report giornalieri- le vendite; la kermesse presenta nella prima sezione solo gallerie di prima fascia internazionali, quindici le emergenti, il restante si concentra nei due corridoi che corrono verso Champ de Mars. Praticamente nessuno stand curato, ma la la fiera non è (per ora) Art Basel Basilea o altre fiere più raffinate ed è ancora nel suo corso di rodaggio (poi è un evento prettamente commerciale come ci tengono a sottolineare gli addetti ai lavori, la ricerca valla a cercare nei musei…), aspettando il prossimo anno (2024) quando si trasferirà definitivamente al Grand Palais originale restaurato, in arrivo con le Olimpiadi (e aumenterà di oltre il 20% le presenze). Booth ancora piccoli e corridoi scomodi, bagni imbarazzanti, controlli pressoché inesistenti (altro che terrorismo) e caffè interni presi d’assalto. Ma tant’è, Parigi è troppo on fire e anche le criticità scompaiono nell’hype generale e trasversale. Si segnala la presenza di parecchi buyers asiatici e americani che hanno preferito Parigi a Londra (la City è sempre più un’isola a sè stante, con tutte le sue logiche e dinamiche sempre più autoctone). Italiani in massa, a tratti la fiera è sembrata un’appendice della Penisola. Euforia condivisa grazie anche e soprattutto a una città in piena espansione e fermento dal punta di vista artistico contemporaneo: dalle nuove fondazioni alle mostre, dalle nuove sedi di galleria alle fiere che nascono ovunque come funghi (ma di questo abbiamo ampiamente già parlato in tutto il nostro Speciale). Ora concentriamoci su quello di migliore abbiamo trovato, scovato, visto e osservato tra i corridoi di Paris+.
Il Rothko da 40 milioni di dollari da Pace
Cuori spezzati di Boafo (Gagosian)
Lo Gnoli da Levy Gorvy Dayan
Tre metri e mezzo di Salman Toor (Luhring Augustine)
“Power to the people”: strass e acrilico per Mickalene Thomas (a breve la personale itinerante negli Stati Uniti)
Micro Mosul, 2017 (Francis Alys – Jan Mot)
Fuck di Tracey Emin da White Cube
Close up: Issy Wood da Michael Werner
Sadie Coles con Sarah Lucas sdraiata su una Triumph
Monumentale Maillol
Sorry Not Sorry (Kruger da Spruth Magers)
Trent’anni da Applicat Prazan con Le florilege di Hèlion
ESPLOSIONE: Lucy Bull, 14:05, 2023 (David Kordansky)
IMPLOSIONE: Pousette-Dart, Implosion, 1991-92 (Pace)
Vivien Zhang per Pilar Corrias
Il ritorno di Flora in fiera (Victoria Miro)
Lo stand, tutto, di Gladstone con Tiravanija e Parreno pulsante
Espansione, astrazione: Martha Jungwirth da Ropac
Cinque metri di Andreas Eriksson da neugeriemschneider (+ lo stand intero)
Fischl e Monroe (Skarstedt)
Alternando da uno a cento e viceversa (Boetti enorme da Tornabuoni)
Eleganza internazionale: Karma International