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La vita davanti a sé, o del come bisogna “voler bene”

ph. © Laila Pozzo
ph. © Laila Pozzo

La vita davanti a sé: la messinscena del celebre romanzo di Romain Gary, vincitore del Premio Goncourt, è al Parenti di Milano fino al 4 novembre nella versione di Silvio Orlando

“La vita davanti a sé” nasce dalla trasposizione teatrale del romanzo di Romain Gary che vinse il Premio Goncourt, il principale premio letterario francese, nel 1975. Secondo il regolamento gli autori possono partecipare solo una volta nella loro carriera: Romain Gary è stata un’eccezione, o dovremmo dire un bluff. Lo scrittore lituano naturalizzato francese vinse il premio due volte: la prima nel 1956 con “Le radici del cielo” e poi quasi 10 anni dopo con “La vita davanti a sé” grazie allo pseudonimo di Emile Ajar.

Dopo il successo delle precedenti stagioni, ritorna in scena al Teatro Franco Parenti di Milano la versione di Silvio Orlando, di cui è regista oltre che protagonista assoluto. L’attore napoletano porta in scena uno spettacolo teatrale che si svolge davanti una torre traballante e fatiscente, posta a inequivocabile simbolo della precarietà delle loro vite, regolate dai vaglia e dal fato. È il fulcro del quartiere multietnico di Belleville, dove, al sesto piano, madame Rosa, un’ex prostituta sopravvissuta ad Auschwitz, cresce i “bambini nati di traverso”, ossia i “figli di puttana”. La struttura architettonica richiama la Torre di Babele, non solo per la sua imponenza, ma anche per la diversità di popolazione, religioni e condizioni sociali che convivono nei sei piani dell’edificio.

“La vita davanti a sé” è anche una pièce che parla di convivenza tra arabi ed ebrei (Per molto tempo non ho saputo che ero arabo perché non c’era nessuno che mi insultava), con profondi richiami alla contemporaneità anche per quanto riguarda l’accanimento terapeutico, l’eutanasia, l’autodeterminazione.

In questa Babele moderna dove le connessioni familiari e le tragedie del passato diventano irrilevanti di fronte alla bieca sopravvivenza del quotidiano, l’unico linguaggio possibile è quello del rispetto reciproco, della condivisione e della solidarietà tra individui emarginati, insieme a un amore che si sviluppa senza legami consanguinei o legittimati dalla legge. L’ambientazione del racconto è un mondo permeato da solitudine, emarginazione e miseria, ma sorprendentemente ricco di slanci generosi, affetto e solidarietà che sarebbero difficili da trovare altrove.

Silvio Orlando one-man-show è magistrale nel dipingere la profonda solitudine che si cela dietro la facciata della normalità, il tutto mantenendo un tono ironico e talvolta trasognato che riesce ad evitare ogni forma di pateticità.

Il monito che ci lascia Momò (chissà se Gary-Ajar aveva visto 8 e 1⁄2 di Fellini) è che – anche se la vita è una canaglia – bisogna “voler bene” .

 

La vita davanti a sé

10 Ottobre – 4 Novembre 2023

traduzione Giovanni Bagliolo edizione Biblioteca Neri Pozza
tratto dal romanzo La vie devant soi
di Romain Gary Émile Ajar © Mercure de France, diritti teatrali gestiti dalle edizioni Gallimard con il nome di “Roman Gary” come autore dell’opera originale

interpretazione, riduzione e regia Silvio Orlando
e con
Daniele Mutino fisarmonica
Roberto Napoletano percussioni
Luca Sbardella clarinetto/sax
Kaw Sissoko kora/djembe

scene Roberto Crea
disegno luci Valerio Peroni
costumi Piera Mura
organizzazione Maria Laura Rondanini

produzione Cardellino srl

Spettacolo vincitore Le Maschere del Teatro Italiano 2022 per “Miglior monologo”.

 

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