Provengono da una raccolta privata milanese i lotti dell’asta Pandolfini “Dall’Antico al Moderno” che vanno in asta l’8 novembre nel capoluogo lombardo. L’esposizione parte il 4 novembre in via Manzoni 45
In catalogo una vasta e variegata selezione di opere provenienti da diverse epoche e discipline artistiche. Dai dipinti antichi a quelli dell’800, dagli argenti agli oggetti d’arte, fino a capolavori di arte moderna e contemporanea.
Tra i primi lotti proposti spiccano i dipinti antichi, con una selezione che ricostruisce aspetti salienti della pittura italiana, dal Gotico internazionale al primo Neoclassicismo. Si segnalano una rara tavoletta veronese di primo Quattrocento, Madonna dell’Umiltà che, nella rara iconografia e nel prato fiorito su cui siede la Vergine in adorazione del Bambino, riflette la celebre Madonna della Quaglia nel Museo di Castelvecchio, opera dibattuta tra Pisanello e Antonio Badile. Una piccola e raffinatissima tela raffigurante Ulisse e Circe: firmata da Giovanni Bottani nel 1760, ripete una composizione monumentale eseguita dal fratello Giuseppe per il re di Danimarca e ricordata dai biografi tra i suoi capolavori.
Presente un gruppo di tele che, per motivi diversi, rimandano alla scuola del Caravaggio. All’incanto, anche l’olio su tela San Girolamo di Bartolomeo Manfredi, opera con cui, al termine della sua carriera, l’artista ritorna su uno dei temi preferiti da Caravaggio e dai suoi primi seguaci. Si segnala poi una tela di Pietro Paolini, la Fanciulla musicante e un giovane con piatto di cacciagione, ben nota agli studi specialistici, ma celata alla vista del pubblico dal 1971.
Tra le opere che completano la rassegna, due coppie di Capricci con rovine di Marco Ricci e di Francesco Guardi.
Interessante la selezione, ristretta ma di pregio, di oggetti d’arte e argenti. Tra i lotti all’incanto spiccano un raro reliquiario romano realizzato intorno al 1660 per la corte di Alessandro VII, una cornice in rame dorato disegnata da Paolo Schor con la funzione di finestrella per carrozza e una preziosa cornice con placca in commesso di pietre dure, opera delle Botteghe Granducali medicee, il Busto della Santa Vergine in marmo di Antonio Canova.
Presente anche un nucleo di opere del XIX secolo, tra cui si segnala un disegno del neoclassico francese Jacques-Louis David, La partenza di Ettore, così come i dipinti dei grandi pittori toscani Telemaco Signorini, Francesco Gioli, Giovanni Fattori e Luigi Bechi.
L’eleganza del ritratto dell’artista danese Christen Køkbe e la nitidezza dei disegni del connazionale Eckersberg, invece, fanno da contraltare alla suggestiva matericità de Il Calderaio del pittore Antonio Mancini e all’umile realismo tracciato dalla matita di Vincenzo Gemito o dal pennello di Filippo Palizzi. Ad una bella veduta di Firenze di Giovanni Signorini, infine, si affiancano le ariose vedute di Edward Lear, un’opera del simbolista Max Klinger e un suggestivo acquerello dell’inglese John Martin.
Di grande rilievo, inoltre, tra le opere in asta, quelle provenienti dalla sfera dell’arte moderna e contemporanea, con dipinti di artisti che hanno segnato la storia dell’arte del Novecento. Tra i capolavori presenti, il pluri-pubblicato olio su tela Le due amiche / Nudi distesi realizzato da Renato Guttuso nel 1939-40 durante gli anni della Scuola Romana, oltre a due opere di Mario Sironi, una graziosa Composizione con manichino del 1919 e Paesaggio urbano degli anni ’20. Quest’ultima opera, parte di una serie di periferie urbane ritratte dall’artista, racconta il dramma della condizione dell’uomo moderno attraverso la sintesi delle geometrie, dando forma al silenzio e alla desolazione. Una drammaticità compositiva, caratterizzata da linee dure e assenza di vita, compensata da una potenza costruttiva classica, capace di erigere monumenti più perenni del bronzo.
All’incanto, anche opere di autori quali Fillippo de Pisis, Ernesto Michahelles Thayaht e Gastone Novelli e una selezione dedicata a disegni e acquarelli di arte russa di autori quali Aristarch Vasilyevich Lentulov e Pavel Tchelitchew.
Risalta, infine, il lirismo poetico del maestro della scultura italiana Fausto Melotti, con l’opera I luoghi deputati, realizzata dall’artista tra il 1976 e 1978 per il giardino della villa romana di Alberto Grimaldi, noto produttore cinematografico. Il capolavoro minimalista in rame brunito, realizzato da Melotti in tarda età, rappresenta l’essenza avanguardistica dell’artista e viene presentata sul mercato molto tempo dopo la sua prima apparizione.