“Parlami come la pioggia”, cinque atti unici di cui quattro mai rappresentati in Italia al teatro Parenti di Milano fino al 5 novembre
Oltre alle numerose pièce per le quali è maggiormente conosciuto, Tennessee Williams nella sua prolifica carriera ha scritto più di 70 opere da un atto. Molte risultano oscure e raramente vengono portate in scena ma in realtà sono in grado di offrire istantanee fulminanti sui temi più provocatori e ricorrenti della poetica di Williams.
Prima dei grandi successi che lo hanno consegnato all’eternità Un tram che si chiama desiderio, La rosa tatuata e La gatta sul tetto che scotta, prima della conversione al cattolicesimo vengono questi cinque atti unici, di cui quattro mai rappresentati in Italia.
Parlami come la pioggia e lasciami ascoltare, questa la traduzione del titolo originale che ha dato vita allo spettacolo, sono 5 atti scritti dall’inizio degli anni Quaranta fino ai Cinquanta e poi tradotti in italiano da Masolino d’Amico.
Nel primo atto ambientato in una sperduta provincia dell’Alabama, Questa proprietà è condannata, una ragazzina racconta al suo amico come sua sorella, ormai scomparsa, le avesse insegnato a sedurre gli uomini per sopravvivere. Poco dopo in un lussuoso appartamento di New York una coppia borghese cerca invano di rianimare un rapporto logorato da litigi insignificanti (Ogni venti minuti).
In un appartamento nei sobborghi di una metropoli industriale (forse Detroit), due giovani coniugi trasferitisi dalla campagna si sforzano di far fronte alle notti insonni del loro neonato, nonostante le difficoltà economiche (Il figlio di Moony non piange). Nel quartiere canadese di New Orleans, Eloi, un giovane impiegato postale sessualmente represso e che vive con una madre che non accetta la sua omosessualità, vede la città come un insopportabile crogiolo di depravazione, e desidera la purificazione attraverso il fuoco (Autodafé).
Le storie si susseguono sfumando tanto il minimo comun denominatore è la tragedia umana della mancata corrispondenza. Lo spettacolo, diretto da Andrea Piazza, esplora con sensibilità i territori difficili in cui spesso ci ritroviamo intrappolati: perché è così complesso raggiungere la felicità? Perché, nonostante la nostra vulnerabilità, spesso evitiamo di chiedere aiuto? Perché non ci capiamo?
Negli “anni d’oro” dell’America la mancanza d’amore, di accettazione, l’incomunicabilità sono sviscerate nude e crude. Del resto come recita la pièce, senza emozioni la vita sarebbe un cumulo di riflessi automatici.