Dalla Città degli Angeli alle rive del Ceresio: Jesse Draxler presenta U&I 1.5, la reinterpretazione della mostra personale U&I – The World Is Mine & I’m Thinking About You dello scorso giugno. Appuntamento a Lugano da Valuart.
Jesse Draxler sbarca a Lugano conla mostra U&I 1.5. L’artista statunitense presenta alla galleria Valuart di Lugano il progetto U&I 1.5, una reinterpretazione della mostra personale U&I – The World Is Mine & I’m Thinking About You di giugno.
La sua espressione artistica è un’estensione della sua persona, della sua vita, delle sue esperienze, ma soprattutto delle sue emozioni e delle sensazioni di ciascuno che riesce a rivedersi nei suoi lavori. Si basa fondamentalmente sulla trasformazione, su come può trasformare queste emozioni e se stesso. Non vuole dimostrare qualcosa alle persone, ne’ esprimere un messaggio particolare, ma vuole solo esplorare e cercare di capirsi per comprendere anche gli altri. Lavora attraverso le domande che si pone, se ha una domanda, deve lavorare per cercare una risposta che nasce attraverso la creazione; non è un atto terapeutico perché non implica una condizione di sofferenza, ma è un modo per comprendersi e per comprendere tutto. Lavora sulle sensazioni, in quanto ciò che sente lui è ciò che chiunque può sentire. Il risultato finale non si traduce in una vera e propria risposta, ma in emozioni che portano alla comprensione.
«Jesse Draxler rappresenta l’archetipo del creatore ibrido contemporaneo- scrive Alex Estorick, direttore di Right Click Save – La sua agilità artistica e la capacità di operare attraverso l’arte cripto e contemporanea e la moda sono sicuramente uniche in questa generazione».
Draxler ha la peculiarità di produrre solo opere in bianco e nero perché a causa del suo daltonismo non riesce a vedere chiaramente il rosso e il verde. Inizia il suo percorso come artista disegnando a matita, nasce in una famiglia di meccanici e architetti quindi ha il disegno tecnico nel sangue, ancora adesso molti suoi lavori nascono proprio dal disegno.
Per qualsiasi sua opera, anche quelle digitali, parte sempre dall’oggetto e dal progetto fisico. Pensare che in futuro l’arte sarà interamente digitale non è comprensibile per lui, in quanto ritiene che sarebbe un’enorme limitazione dell’espressione artistica; considera il digitale uno strumento come qualsiasi altro strumento per fare arte.
Ha sempre seguito il mondo della moda ed è stato influenzato molto da quest’ultima, la ritiene strettamente connessa alla sua produzione artistica, in quanto è un’espressione di se stesso. Addirittura ritiene che le contaminazioni avute da moda e musica siano state molto più importanti rispetto al mondo delle belle arti, come fonti di ispirazione. Per lui fare arte in America è più semplice a livello di produzione, di reperimento di materiali e forniture, mentre in Europa è più complicato, ma sente che la considerazione della sua arte in Europa sia notevole, forse per un fattore culturale di come gli europei percepiscono l’arte in generale. In America il suo lavoro viene riconosciuto, ma pensa che la sua produzione sia forse più compresa qui.
Questa mostra è un insieme di lavori fisici e digitali, sono presenti fotografie, dalle quali parte per sviluppare le due tele insieme a pittura e collage, per poi passare a stampe, video, musica, sculture e installazioni. Rigorosamente in bianco e nero, la mostra è in se l’espressione dell’artista, è l’opera stessa, non fa solo da contorno alle opere. Anche qui l’opera definisce se stessa, non ha bisogno di una definizione o spiegazione, l’importante è ciò che suscita allo sguardo dell’osservante e cosa succede in quell’istante, quale emozione nasce nel corpo e nella mente di chi osserva.