Il MAD Murate Art District di Firenze fino al 12 novembre ospita la mostra “Drawing Everyday. Diario visivo di Stefano Chiassai”, un progetto site specific che attraverso disegni, arazzi e design dà origina a una riflessione sugli accadimenti internazionali tra osservazione personale e valori universali.
«L’esposizione, curata da Valentina Gensini e organizzata da MUS.E in collaborazione con ADI Toscana, è un progetto site specific pensato appositamente per le sale Laura Orvieto, Ketty La Rocca e il Semiottagono del Complesso delle Murate. Gli oltre 40 disegni a pennarello raccontano accanto agli arazzi realizzati a telaio jacquard e ad oggetti di design eventi legati all’attualità, interpretati dall’artista con personale vitalismo e ironia. Si tratta, come sottolinea il titolo della mostra, di una sorta diario, che ogni giorno racconta vicende legate alla politica internazionale, alla guerra, alle preoccupanti situazioni ambientali e climatiche, ma allo stesso tempo illustra eventi dai toni più leggeri e talvolta personali. Fil rouge delle opere sono i colori vivaci, il tratto deciso e dinamico che in alcuni casi lasciano spazio anche a delle parole, a delle frasi ad effetto, che contribuiscono a enfatizzare il tema trattato all’interno del disegno», hanno spiegato gli organizzatori.
Stefano Chiassai ci ha raccontato la propria ricerca e il progetto espositivo nell’intervista qui sotto.
Come è nato il progetto espositivo?
«8 marzo 2020, i giornali parlano del Coronavirus, chi dice che è tutta una bufala chi invece prevede addirittura un lockdown. In questo momento nasce il mio primo disegno dal titolo Bla…bla…apriamo la bocca per parlare di cose Positive.
Da quel giorno ho iniziato a disegnare quotidianamente per raccontare, con dei DisegniParlanti tutto il periodo della pandemia. Queste EmozioniVisive, tutte eseguite a pennarello, sono diventate prima un libro, Diario di un Lockdown, poi ho iniziato a pensare a questi lavori come protagonisti di mostre, che si sono concretizzate nelle esposizioni a Pieve San Giovanni Battista in San Giovanni Valdarno, al Museo d’Arte Contemporanea di Arezzo, all’ADI Design Museum di Milano e al MAD Murate Art District a Firenze».
Si tratta di un progetto internante: che tipo di relazione si instaura tra i tuoi lavori e gli spazi?
«Si tratta di un progetto che si muove, ogni mostra si è arricchita di disegni inediti e di nuove storie. La mia conoscenza delle tecniche di lavorazione del tessuto mi ha portato a trasformare alcuni disegni in arazzi realizzati con telai a Jacquard e in oggetti di design. Un disegno diventa un Jacquard allover per evolvere in un tappeto o in capi di abbigliamento, indossati da enormi manichini di oltre 2 metri e dalle forme Futuribili.
Lavoro in work in progress, ciò mi permette di pensare, arricchire, creare in base agli spazi, di essere propositivo ed esporre un qualcosa di inaspettato.
La mostra di Firenze alle Murate Art District si svolge in tre ambienti diversi. Nella sala Laura Orvieto sono esposte tutte le mie opere a pennarello inedite, nella sala Ketty la Rocca sono esposti nuovi dieci arazzi eseguiti a telaio, nel semiottagono (le carceri dove vivevano i detenuti) l’istallazione composta dai manichini Futuribili, il tappeto e il Jacquard degli sgorbi positivi, le sedie parlanti e cinque grandi arazzi».
Nel percorso espositivo è presente – si legge nel comunicato stampa – una selezione di disegni, tessuti, Arazzi, e oggetti di design, realizzati con materiali inediti, che attivano una memoria collettiva dei principali avvenimenti dal 2020 al 2023. In particolare a quali eventi si riferiscono i lavori?
«Con i miei disegni racconto le notizie di cronaca e Drawing Everyday, la mostra di Firenze, oltre ad accogliere piccoli quadri che riportano alla memoria il ricordo del periodo della pandemia, ospita lavori che descrivono fatti accaduti tra l’8 marzo 2022 e giugno 2023.
I temi sono la guerra in Ucraina, il problema energetico, la strage americana in Texas dei 18 studenti uccisi, la mia giornata in visita alla Biennale di Venezia, il disegno positivo del Natale, la rivolta per la libertà delle donne iraniane, la morte di Benedetto sedicesimo, l’ondata di gelo negli Stati Uniti, l’arrivo della Primavera, la cattura di Messina Denaro Diabolik, l’alluvione in Emilia Romagna, per citarne alcuni».
Si parla anche di materiali inediti. Che rapporto c’è tra la tua ricerca e i materiali, in particolare in questo progetto?
«Quando si parla di materiali, si parla di tecniche. Lavorare con i pennarelli che non permettono errori è un metodo inusuale.
Trasformare i disegni in tessuti di diverso materiale, cotone, seta, lana e tutti certificati di sostenibilità, è un’altra tecnica e solo una conoscenza competente può pensarla.
La ricerca per ottenere da un disegno un tappeto o un arazzo, significa dedicare tanto tempo per trovare l’azienda per tesserlo e trasformare il disegno in un file. Quando si utilizza un telaio è necessario infilare uno ad uno dai 1000 ai 1500 aghi, nel numero dei colori di cui è composto il disegno…immaginate voi!!!
Anche per le sedie e i manichini, oltre all’idea c’è un grande progetto legato alla realizzazione, che coinvolge vari esperti. Si tratta di un lavoro molto “pensato” dove tutto si ricollega al racconto emozionale».
In riferimento alla tua ricerca si trova il termine “creatività eclettica”. Quali sono le ispirazioni e i processi creativi che la alimentano?
«Trovo ispirazione in tutto ciò che mi circonda nel mondo lavorativo, ma soprattutto nelle pagine di cronaca e attualità dei quotidiani e nella lettura di i libri, mi piace creare visioni personali ed emozionarmi su quello che faccio, riuscendo a contaminare il lavoro di stilista con quello di artista.
Concepisco così il concetto del “fare”: i pensieri diventano disegni, formano un libro-diario, che diviene una mostra, alcuni disegni si trasformano in arazzi, un dettaglio dell’arazzo diventa un tappeto e altri arazzi in Jacquard allover sono tramutati in oggetti di design e capi di abbigliamento».
Quali saranno i prossimi progetti, espositivi e non?
«Sto lavorando per portare il mio lavoro all’estero, in particolare modo a Berlino e Parigi, è l’obiettivo del 2024».
Chi è Stefano Chiassai
«Stefano Chiassai si forma all’Istituto Statale d’Arte di Firenze. Nel 1980 crea il suo marchio “STEFANO CHIASSAI” e qualche anno dopo, nel 1985 fonda la “SCS Studio Chiassai”. Nel 1987 la sua idea di moda rappresenta lo stile italiano alla Biennale Giovanile di Barcellona. Dal 1988 al 2000 al Polimoda di Firenze assume l’incarico di docente e insegna “Menswear Fashion Design”. Dal 1994, dopo la chiusura del suo marchio, il lavoro dello Studio si è concentrato sulle consulenze stilistiche e di tendenza per numerosi brand. Il lavoro di Chiassai si radica nel settore del lusso con progetti dal forte imprinting urban. Dall’inizio degli anni 2000 disegna diverse linee menswear a livello internazionale. Un dialogo fondato su un’estetica volta a conciliare tradizione artigianale e nuove tecnologie. In particolare, dal 2009, con il supporto del suo team, è il designer della linea di abbigliamento “Fendi Uomo”. La fashion research è sempre stata centrale nel suo modus operandi. Nel tempo ha collezionato 20.000 capi vintage, che oggi sono custoditi presso: “TheCube Archive”, un esclusivo archivio legato a doppio filo con l’universo fashion. Ad affiancare le innumerevoli attività di Chiassai anche quella editoriale: nel 2016 pubblica Caosordinato (Nuova Libra); nel 2018 Ritmoemotivo (Nuova Libra); nel 2020 BlueTailoring (Silvana Editoriale); nel 2021 Diario di un lockdown: 8 marzo 2020-31 agosto 2021 (Silvana Editoriale)».