FOGLI DI DIARIO Le Corbusier pubblicato nel 2020 raccoglie alcune pagine inedite di Mario Botta dedicate a Le Corbusier, uno dei grandi nomi nella storia dell’architettura, e all’esperienza con il suo atelier, è corredato da tre incisioni di Enzo Cucchi, che offre a sua volta la versione del suo proprio diario.
Un libro d’artista prodotto naturalmente con una cura minuziosa di carte e stampe e in edizioni tutte numerate e firmate. È uno dei piccoli capolavori prodotti a Belluno da COLOPHONARTE, una casa editrice di libri d’artista, unica per ricerca e raffinatezza, presente nelle maggiori fiere d’arte e più di recente ad Artissima a Torino. Tutto ha inizio nel 1988 con Egidio Fiorin, fondatore dell’azienda che incappa per la prima volta in un libro d’artista di stampo editoriale, e se ne innamora. Lettore compulsivo, e amante dell’arte contemporanea, trova nel libro d’artista la miglior declinazione di dialogo tra linguaggi e forme espressive. Così inizia la sua produzione, con un primo libro che esce nel 1989, dedicato a Leopardi e accompagnato da incisioni di Walter Valentini. In più di 30 anni di attività, i titoli diventano 134, le esposizioni nelle principali sedi istituzionali di tutta Europa oltre cinquanta e gli artisti in catalogo sono tra i più prestigiosi del panorama artistico internazionale.
Si è conclusa da poco la fiera dell’arte di Torino e Camilla Fiorin, in viaggio con Ugo Nespolo per la presentazione di un libro, parla ad ArtsLife delle sue impressioni su Artissima e della bellezza dei libri che continua a produrre.
Le sue impressioni sulla fiera di Torino di quest’anno?
“Devo dire complessivamente bene, forse un po’ meno vivace rispetto agli anni scorsi ma, considerato il clima internazionale direi che è andata bene, secondo me. Sempre molto pubblico straniero, belle gallerie e belli stimoli. L’ultima edizione, mi sembra che abbia riportato anche un po’ l’attività dei giovani al centro dell’arte e non solo alla decorazione un po’ provocatoria. Più approfondimento e meno show”.
Come mai Artissima vede soprattutto nelle ultime edizioni la presenza di un pubblico giovane e sembra rappresentare un’attrattiva per i giovani?
“La kermesse di Torino ai giovani piace perché è dedicata ai giovani. C’è anche un po’ l’onda lunga delle Accademie, dei ragazzi che ambirebbero ad essere più presenti e vogliono venire a venire a vedere i loro colleghi appena un po’ più grandi, da un lato. Dall’altro lato ci sono i giovani cha hanno in fiera i loro amici e quindi arrivano altrettanto incuriositi. E poi il giovane chiama giovane e sicuramente Torino ha un’età media più bassa rispetto ad altre fiere, con altri fini commerciali. Sicuramente il giovane che è attratto dall’arte contemporanea deve essere abbastanza colto perché altrimenti, oggi come oggi, e a maggior ragione, preferisce altri strumenti, altre sollecitazioni, come per esempio o banalmente la musica. Il giovane è attratto dall’arte contemporanea quando ha alle spalle una famiglia che lo ha fatto avvicinare a questo mondo oppure, per sua curiosità personale o ha raccolto un bagaglio di conoscenza piuttosto consistente e magari è attirato da altre forme artistiche come per esempio l’archeologia e da lì arriva al presente e al contemporaneo. Ad Artissima più che in altri luoghi si vedono famiglie con adolescenti e questo dimostra che è un appuntamento che piace anche ai ragazzi mentre in fiere più paludate se ne vedono meno”.
Quali sono le opere più rilevanti che presentate ai vostri appassionati collezionisti?
“L’evento più attrattivo è la presentazione del libro nuovo che vede insieme Giulio Paolini e Giorgio Griffa. Un libro che è nato quasi per caso. Noi lavoriamo con entrambi. A un certo punto ci siamo detti: queste due sensibilità si esprimono con due linguaggi diversi ma sono due sensibilità che ci piacerebbe vedere a confronto. Abbiamo lanciato l’idea ai due artisti e siamo riusciti a presentare questa novità. Paolini e Griffa non si incontravano da 30 anni. È stato un bello spunto, un dialogo sulla prospettiva, in realtà due monologhi che si incrociano”.
Interviene in questa intervista anche l’artista Ugo Nespolo che con la galleria di Belluno ha già realizzato vari libri e qui racconta l’unicità di Colophonarte nel panorama dell’arte.
“Colophonarte è rimasta ed è l’unica vera casa editrice italiana che fa dei libri d’artista da tanto tempo, con artisti giusti e fa continua ricerca e poi – e sono anni che collaboriamo insieme – sono aperti a qualsiasi idea. Prima di questa domanda, stavo proprio parlando con Camilla Fiorin di ipotesi di libri nuovi e diversi. La tradizione del libro d’artista in Italia e nel mondo è molto esigua, ormai. Io non posso che essere ammirato e onorato di lavorare con loro. È uno dei pochi esempi rimasti, hanno il coraggio di fare libri per il gusto e la voglia di farli e non per meri motivi di lucro. Certo ci sono editori italiani che fanno libri d’artista ma, per comprendere a fondo Colophonarte basta sfogliare sul loro sito il catalogo delle edizioni, ci sono serie di edizioni di artisti nazionali e internazionali e i libri sono oggetti preziosi di alta qualità, venduti al prezzo giusto. Non vedo altri esempi in Italia a questo livello”.
Quanto è importante presentarsi alle fiere dell’arte?
“Facevamo Lugano, Colonia, Parigi e Francoforte. Ora abbiamo ridotto un po’ le presenze e stiamo pensando di ricominciare con le fiere estere e torneremo a Colonia prima possibile perché lo riteniamo un palcoscenico importante”.
Cosa è cambiato negli anni nella fattura dei libri d’artista?
“Non è cambiato niente. Nel senso che il libro d’artista come matrice editoriale è quello che è. Si declina in mille forme diverse, ogni progetto è a sé stante ed è caratteristico per la sua unicità. Deve essere bello e deve rispondere a una dinamica di dialogo tra le varie arti, assolutamente percepibile da chiunque lo sfogli o lo guardi”.
Come inizia l’avventura di Egidio Fiorin e Colophonarte?
“Mio padre ha trovato nel libro d’artista la miglior declinazione di dialogo tra linguaggi e forme espressive. Il primo libro, datato 1989, è dedicato a Leopardi e accompagnato da incisioni di Walter Valentini. Fin da subito, composizione, carta, stampa, legatura e confezione sono al centro della ricerca della casa editrice, con cura maniacale e attenzione puntuale a non derogare mai ad una regola aurea imprescindibile: tutto deve essere artigianale e manuale, meticoloso e rispettoso dell’antica tradizione”.
Colophonarte si occupa anche di iniziative collaterali. Quali sono?
“Il premio Colophonarte che abbiamo lanciato l’anno scorso a Bologna. Nasce come sguardo sull’arte giovane da parte di una casa editrice storica dell’editoria d’arte italiana, che negli anni ha fatto dell’oggetto libro un continuo confronto aperto tra arte, pensiero e poesia. Si rivolge ad artisti under 40 di qualsiasi nazionalità, e consentirà ogni anno a un giovane artista le cui opere siano presenti ad Arte Fiera, selezionato da una giuria composta, per questa prima edizione, da Serena Carbone, Olga Gambari e Riccardo Montanaro, di concepire e dare alle stampe un libro in una tiratura di 500 copie, accompagnata da un’edizione speciale in numero più limitato. Come prima artista vincitrice del premio è stata scelta Elena Mazzi. E il nostro prossimo obiettivo a medio termine è quello di costruire una rete di artigiani per salvare professioni e valori che rischiano di scomparire”.