New York va di Matisse: lusso, calma e voluttà per le cinque stelle del firmamento d’asta d’autunno: una Ferrari del ‘62, un Picasso (con amante e orologio) del ’32, un placido liquido stagno di Monet, una candida cosmica Fine di Fontana, un’astrazione viscerale cremisi di Richter. Il punto, lotto su lotto, sulla maratona d’incanti appena conclusi oltreoceano. Il report e i record sulla tornata clou del mercato, quella della Grande Mela, quella delle Big Auction, le New York Sales, le Fall Marquee Weeks da ben due miliardi di dollari.
É stato un autunno tiepido quello del mercato dell’arte, costellato di eccezioni e capolavori. Una stagione che porterà l’asticella degli scambi totali entro fine anno a perdere, circa, oltre il 20%. Che sia un bene o un male lo vedremo, intanto il vocabolario del sistema si è aggiornato con i termini “correzione” e “normalizzazione” per descriverne l’andamento globale 2023, con risultati ben al di sotto del 2022, l’anno dei record (che fa storia a sé, visti i mesi di stallo e attesa precedenti) della rinascita post-Covid. Siamo a New York, la capitale: crisi o meno, a ogni foglia arancio gialla caduta sul manto di Central Park, una banconota color verde casca tra la 49esima e la 72esima, tra il Rockefeller e l’Upper East Side. Seppur in un contesto estremamente complicato (guerre, inflazione, recessione, crack bancari) le sole Christie’s e Sotheby’s hanno fatturato quasi due miliardi (a cui si sommano i 200 milioni di Bonhams e Phillips – qui tutti i risultati), provando a rialzare le vendite di un anno che non replicherà il precedente (la sola Collezione Paul Allen lo scorso anno aveva registrato 1,6 miliardi, il totale fu di 2,6 miliardi quindi il 30% in meno), ma allo stesso modo non segnerà una caduta vertiginosa (grazie anche al meccanismo “di difesa” delle garanzie esterne, per scaricare i rischi su finanziatori “altri” e tenere i prezzi “controllati”). Le vendite, seppur non esaltanti, hanno prodotto qualche entusiasmo e alcuni traguardi importanti in mezzo a sale silenti e trasversali freddezze e incertezze.
Partiamo dai fatturati totali: 864 milioni per Christie’s; 1,1 miliardi per Sotheby’s, grazie anche e soprattutto alla Collezione Landau, venduta per 424,7 milioni di dollari e posizionandosi così tra le raccolte più importanti della storia insieme alla Rockefeller (835 milioni da Christie’s nel 2018), Allen e Macklowe (922 milioni da Sotheby’s nel 2021); nonché al primo posto tra le vendite dedicate a una collezionista donna. Fa la storia, a modo suo, anche Femme à la montre di Pablo Picasso (con l’amante-musa Marie-Thérèse rivelata al mondo con tanto di simbolico orologio al polso: “è giunto il tempo”), il gioiello più prezioso della collezione, mai apparso all’asta. Con i 139,4 milioni a cui è stato aggiudicato, è diventata la seconda opera più preziosa dell’artista mai venduta all’asta, dietro solo ai 179 milioni di dollari di Les femmes d’Alger (Versione ‘O’) del 1955. Superato ampiamente il massimo precedente per un’opera dell’anno di grazia 1932 (106,5 milioni di dollari ottenuti per Nude, Green Leaves e Bust nel 2010), nonché di qualsiasi altra opera venduta nel 2023 in sala.
Nella settimana di marca Sotheby’s, la scorsa, altre cinque opere di Picasso hanno raccolto insieme 46,9 milioni di dollari, a testimonianza della massima attenzione che i collezionisti concentrano costantemente sul pittore spagnolo. Tornando alla Landau (8-9 novembre) non sono certo finiti i capolavori. Securing the Last Letter (Boss) di Ed Ruscha, una tela nera dove campeggia la parola “BOSS” in grassetto rosso, ha ottenuto il secondo prezzo d’asta più alto di sempre per l’artista della West Coast: 39,4 milioni di dollari. Ha fatto ancora meglio Flags (1986) di Jasper Johns, che poggiava però su una prepotente commissione pre-asta per raggiungere i 41 milioni finali (record per una sua American Flag). Entrambe le opere erano stimate al massimo 35 milioni. Ci si aspettava qualcosa in più, invece, da Mark Rothko. Il suo dipinto appartenente alla celebre serie dei Seagram Murals è stato venduto a 22 milioni, a fronte di una stima di 30. Fa meglio delle previsioni (3 milioni) Pink Tulip (Abstraction – #77 Tulip) di Georgia O’Keeffe, astrazione floreale realizzata nel 1925 e battuta per 4,75 milioni. Vola (è volata) Agnes Martin con Grey Stone II (1961), un dipinto monocromo bianco sporco che la pittrice minimalista realizzò ad inizio carriera. Valutato circa 6 milioni di dollari, l’opera ha triplicato la sua stima fina a raggiungere il prezzo finale di 18,7 milioni. Record. Come per Mark Tansey, la cui opera Triumph Over Mastery II (1987) è stata venduta a 11,8 milioni di dollari dopo una serrata battaglia tra quattro collezionisti. Piccolo, si fa per dire, top price pure per Robert Rauschenberg: Vitamin, con i 3,5 milioni di dollari necessari per aggiudicarselo, è il lavoro su carta più caro dell’artista mai battuto in asta.
Dopo Picasso, Monet. Dopo Sotheby’s, Christie’s (di cui subito riportiamo a caratteri cubitali la prima notizia: la vendita del 9 novembre ha segnato la fine di un’era, quella dello storico banditore Jussi Pylkkänen, dopo 38 anni nella casa di King Street). Brillano di mille riflessi i 74 milioni di dollari necessari per aggiudicarsi Le bassin aux nymphéas dell’impressionista (e molto di più) parigino, che ha guidato la 20th Century Evening Sale della maison di Pinault. Moderno e senza tempo, lo “stagno” risale al 1917-1919 e cattura il dinamismo e la bellezza della caducità della natura, esplorandone l’atmosfera effimera, le fioriture stagionali, le profondità acquatiche e gli scintillanti spasmi di luce del famoso laghetto di ninfee a Giverny. Sublime. Nessun riverbero invece si scioglie nelle acque dell’olio, ma tenta di cristallizzarsi metallico solo su scocca e carrozzeria. Lucida, più che liquida. Rigorosamente rossa, di fuoco, “Rosso Cina”, fiammante. La Ferrari 250 GTO del 1962, venduta da RM Sotheby’s come Special Sales a unico lotto, che dopo quasi quattro decenni cambia proprietario per 51,7 milioni di dollari, diventando la meraviglia del Cavallino Rampante più preziosa mai venduta all’asta e il secondo prezzo più alto mai raggiunto per un’automobile all’incanto (il record rimane quello dalla Mercedes-Benz 300 Slr Uhlenhaut coupé del 1955, battuta per 135 milioni di euro nel maggio 2022). Carrozzata da Scaglietti, si tratta di uno dei 34 esemplari di GTO costruiti con la carrozzeria Tipo del 62, l’unico esemplare originariamente dotato di un motore da 4 litri.
Ancora Italia, sempre la casa d’aste di Patrick Drahi. Dominante il mistico Concetto spaziale bianco, La fine di Dio realizzato da Lucio Fontana e venduto per 20,6 milioni di dollari. Una delle opere più preziose dell’artista mai vendute all’asta e il prezzo più alto raggiunto per un lavoro della serie dipinto di bianco. Breve inciso: composto solo da 38 tele a forma ovoidale, questo ciclo è stato realizzato tra il 1963 e il 1964 ed è considerato il punto più alto della ricerca di Fontana. È giallo quello che occupa il primo posto sul podio: risale al 1964 ed è stato venduto per 29,1 milioni di dollari da Christie’s a New York nel 2015. Segue un esemplare nero dell’anno precedente battuto da Sotheby’s a Londra nel 2015 per 24,5 milioni.
Chiudendo la girandola Sotheby’s e spostandoci sul Contemporaneo, la notizia la fa di nuovo (come praticamente a ogni sessione mondiale di livello) Jean-Michel Basquiat, che con Self-Portrait as a Heel (Part Two) ha toccato i 42 milioni, più di cinquantaquattro volte il prezzo realizzato dallo stesso dipinto nel 1999 (772.500 dollari). Una decina di milioni in meno, ma non per questo meno importante il monumentale (due metri e mezzo) e viscerale Abstraktes Bild di Gerhard Richter, dal valore museale e rarissimo sul mercato, venduto per 31,9 milioni. Color accecante cremisi, dalle sfumature verdi viola blu e dal formato quadrato, la tela rappresenta un esempio maturo e consapevole dell’uso della spatola come strumento pittorico, che consente a Richter di disporre, trascinare, mischiare e grattare spessi strati di pittura a olio sulla superficie del quadro. Un metodo per celare o far emergere colori e formi, per elaborare in modo libero e spontaneo forme che prima di lui non si erano mai viste. Il dittico pulsante Sunflowers di Joan Mitchell, venduto a 27,9 milioni di dollari, avrebbe segnato un nuovo record se non fosse per l’aggiudicazione quasi contemporanea di un “senza titolo” ma “con record” di Christie’s (che vedremo a breve). Segue una gran carrellata di nuovi record per artisti “giovani”. A spiccare è l’etiope-americana Julie Mehretu, che con i 10,7 milioni di dollari necessari per aggiudicarsi Walkers With the Dawn and Morning, registra un top price per un’opera di un’artista di origine africana all’asta.
Giro di valzer direzione Rockefeller Center e Plaza, sponda Christie’s. Perché tra Monet e la Ferrari il terzo gradino del podio delle migliori aggiudicazioni delle Auction appartiene a Francis Bacon. Con 52,2 milioni il suo Figure in Movement ritrae l’amore nel compagno defunto George Dyer e ne celebra la tragica perdita. Nella stessa asta un tris di Cézanne ha illuminato Midtown grazie alle manovre di deaccessioning del Museo Langmatt di Baden, in Svizzera, che ha deciso di vendere tre dipinti del pittore di Aix per mettere da parte un tesoretto. In ordine: Fruits et pot de gengembre (38,9 milioni di dollari), Quatre pommes et un couteau (10,4 milioni) e La mer à l’Estaque (3,2 milioni). A stretto giro sono seguiti tre record eloquenti. Il primo è quello (prima anticipato) di Joan Mitchell, che con un Untitled venduto a 29,1 milioni, ha superato il precedente top del 2018 (Blueberry, 16,5 milioni). L’opera risale al 1959, anno in cui l’artista si trasferì da NY a Parigi, trovando la giusta contaminazione europea al suo astrattismo di Scuola americana. Sempre di astrazioni e ibridazioni tratta anche Charred Beloved I di Arshile Gorky, venduto per 23,4 milioni di dollari. Il grande olio fu realizzato nel 1946, poche settimane dopo che un incendio divampato nello studio dell’artista distrusse più di venti dei suoi dipinti, oltre a libri e disegni. Chiude il nostro tour dorato Richard Diebenkorn, con un dipinto ispirato al colorismo di Matisse –Recollections of a Visit to Leningrad– che ha raddoppiato la sua stima chiudendo la battaglia dedicatagli a 46,4 milioni. Medesimo risultato (ma non da record), per il temperato tramonto sull’Hudson Untitled (Yellow, Orange, Yellow, Light Orange) di Mark Rothko, che trova nuova casa dopo essersi specchiato sul Reno lo scorso giugno ad Art Basel (e andando invenduto da Acquavella per 60 milioni). Primati superati, invece, per The Family of Man: Ancestor II di Barbara Hepworth (11,5 milioni), The Musicians di Fernando Botero (5,1 milioni) e The Stripper di Joan Snyder per 478,8 mila dollari. Cammino virtuoso che ha ricalcato quello della 21st Century Evening Sale, dove -con cifre nettamente inferiori- il Contemporaneo ha fatto la voce grossa con Regarding Me Regarding You and Me di Jenna Gribbon a 478,8 mila dollari; Combustion del cinese Jia Aili a 4,8 milioni; e A High-pitched Complicity della colombiana Ilana Savdie a 201,6 mila dollari. Top lot della sessione Untitled (Bacchus 1st Version II) di Cy Twombly con 19,9 milioni di dollari, seguito da un Untitled di Basquiat che ha raggiunto 11,9 milioni. Si spengono le luci, per ora, su New York. Palla, parola e paletta d’asta alzata in Italia, da domani cominciano gli incanti di arte moderna e contemporanea a Milano. Poi Londra con gli Old Masters (Classic Week) e infine la Florida con Art Basel Miami Beach.