72 fotografie in bianco e nero, tratte da negativi in formato 6×6, raccontano la passione di Paolo Portoghesi per il grande Francesco Borromini
Sant’Ivo alla Sapienza, San Carlo alle Quattro Fontane, San Giovanni in Laterano, la Casa dei Filippini, Sant’Agnese in Agone. E poi Palazzo Falconieri, il Collegio di Propaganda Fide, la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Sono queste alcune delle opere di Francesco Borromini che hanno profondamente segnato un grande architetto contemporaneo come Paolo Portoghesi. Al punto che questi le ha messe al centro di un altro aspetto della propria vis creativa, quello fotografico. Tutto ciò si ritrova ora nella mostra Sguardo, parole, fotografie, visibile fino al 25 novembre all’Accademia Nazionale di San Luca, a Roma.
Sono 72 le fotografie, tratte da negativi in formato 6×6 e rigorosamente in bianco e nero, visibili nell’esposizione negli spazi di Palazzo Carpegna. “All’esplorazione sensibile, ottica e fotografica delle cose e delle materie è implicita un’esplorazione interiore”, scrive nel catalogo Francesco Cellini, Vice Presidente dell’Accademia e curatore della mostra assieme a Laura Bertolaccini, Vice Segretario aggiunto. “Della propria memoria, di quel che condividiamo con gli altri, del nostro profondo, del sé, o se si vuole ‘dell’oscura anima’”.
Oltre alle riproduzioni delle fotografie esposte, lo stesso catalogo propone per la prima volta integralmente il testo principale del volume Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini, un libro unico, “autoprodotto” intorno al 1947, nel quale Portoghesi rivela la sua “mostruosa passione” per le parole, per la combinazione delle parole, per ogni cifra che dai sensi arrivi ad esaltare l’oscura presenza del nostro ‘invisibile’, passione che lo accompagnerà per tutta la vita.